13. Loser

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Sono davanti alla porta di Tyler da circa cinque minuti o forse dieci o venti.
Non lo so.

«Dai Emma! Fallo» sussurro a me stessa allungando un braccio verso il legno duro.
Batto le nocche per un paio di volte, ma non ricevo nessuna risposta.

Che stupida.
Hanno inventato i campanelli per un motivo.
Guardo a destra, ma non lo trovo così sposto lo sguardo verso sinistra.
Deve averlo spostato lui. Ricordo che i miei nonni lo avevano a destra.
Eccolo.
Ci poso l'indice sopra e lo schiaccio leggermente sentendo subito il suono propagarsi all'interno della casa.

Indietreggio di poco e unisco le mani in grembo in attesa del suo arrivo.
Sempre se ci sarà un suo arrivo.

Magari sta dormendo.
Domani probabilmente dovrà andare a lavoro e io l'ho disturbato per una sciocchezza.
Il panico mi scorre nelle vene mentre mi pento di essere venuta qui in piena notte.
Non dovevo.
Potevo anche aspettare fino a domani.

«Emma?» la sua voce mi fa sobbalzare sul posto.
Non ho nemmeno sentito la porta aprirsi.
«Tutto okay? Cosa ci fai qui?» domanda lui e così trovo il coraggio di alzare lo sguardo.
Osservo i suoi piedi nudi dopodiché le gambe lunghe coperte da un paio di pantaloncini neri fino ad arrivare al petto.

Oh....
Il suo petto è completamente nudo ed è ben scolpito.
Dio...quelli sì che sono addominali.
Riesco anche ad individuare alcuni tatuaggi che non avevo mai visto prima d'ora.

Vorrei tanto fargli una foto e mettermela come blocco schermo del telefono.

Solo ora ricordo della domanda che mi ha fatto.
«Io...ho bisogno di parlarti» sussurro spostando lo sguardo sul suo viso.
Ha gli occhi assonnati e i capelli scompigliati.
Adesso mi sento in colpa. L'ho svegliato nel cuore della notte.
«Ehm, scusami. Non sarei dovuta venire. Magari ne parliamo domani» bofonchio agitandomi sul posto.
Mi volto velocemente e sto per fare un passo, quando sento una sua mano posarsi sul mio gomito.
«Entra» Tyler mi fa voltare di nuovo nella sua direzione e mi lascia, spostandosi di lato per farmi passare.

Abbasso la testa per guardare dove vado e con passi lenti arrivo fino al salotto.

Me lo ricordavo diverso. Ricordo ancora le pareti lilla e bianche che adesso sono state dipende di beige.
Mi sembra anche che sia più grande. Sicuramente ha cambiato i mobili e li ha disposti in modo differente.

C'è anche un diverso profumo. Prima si sentiva il candido aroma di rose mentre adesso sento una brezza di menta e di... Tyler.

«C'è qualcosa che non va?» domanda alle mie spalle.
«No» scuoto la testa piano e lui mi affianca.
«Vuoi qualcosa?» chiede.
«Sono a posto così, grazie» gli regalo un sorriso leggero.
«Di cosa volevi parlarmi?» domanda facendomi accomodare sul divano nuovo di zecca.
Si stropiccia il viso con le mani.
«Mi dispiace per quello che è successo al parco» sussurro.
«Di cosa ti stai dispiacendo?» domanda lui con un tono più alto del dovuto.

Alzo la testa per guardarlo.
Perché ha cambiato atteggiamento in così poco?

«Di non essere stata abbastanza coraggiosa da parlarne con te» ammetto riferendomi al bacio che non ci siamo mai dati.
«Non devi scusarti. Anche io ho sbagliato. Non avrei dovuto accusarti in quel modo» resto ad ascoltarlo in silenzio.
«Mi dispiace di averti messa a disagio» sussurra e io scuoto la testa.
«Non l'hai fatto» lo rassicuro poggiando una mano sul suo braccio per stabilire un contatto con lui.

Mi guarda negli occhi con trasporto e io sono costretta a distogliere lo sguardo.
Vorrei baciarlo.
Lo ammetto.
Ha le labbra così carnose e rosee da mandarmi in tilt il cervello.

YoungbloodWhere stories live. Discover now