38. Tijuana

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«Mi raccomando Emma» mia mamma mi afferra per le spalle, per costringermi a fermarmi, dato che sto correndo per tutta la stanza nella speranza di trovare il mio paio di pantaloncini preferito.
«Si mamma. Stai tranquilla. Ci saranno anche i genitori di Kessie» la rassicuro regalandole un sorriso, dopodiché ritorno alla mia disperata ricerca.
«Non ci saranno quando andrete in discoteca» le sento dire, ma questa volta non mi fermo.
Sono in ritardo, ovviamente.
Kassandra sarà qui a momenti e io devo ancora finire di fare la valigia.
«Niente droga o cose del genere, tranquilla. Ce la sappiamo cavare» mi ritrovo a dire, rimanendo però incastrata sotto al letto.
«Eccoli!» esclamo afferrando i pantaloncini e uscendo da sotto il letto con un po' di fatica.
«Va bene. Se hai bisogno chiamami. A qualsiasi ora della notte» il suo sguardo è più preoccupato del dovuto, così l'abbraccio sussurrandole che andrà tutto bene.

Sono in procinto di sedermi sulla valigia per chiuderla, quando la porta di camera mia si spalanca, rivelando la figura slanciata della mia migliore amica.
«Anche tu non riesci a chiuderla?» domanda ridendo.
«No» sbuffo, cambiando posizione.
«Tu ti siedi e io chiudo» si rimbocca le maniche della felpa e sale sul mio letto con un ginocchio.
Dopo svariati risultati finalmente la mia valigia si chiude.
Spero soltanto che non esploda in macchina.
Dopo averla trascinata al piano inferiore e poi lungo il vialetto per metterla in macchina, siamo pronti a partire.
Ma ovviamente mia mamma mi sta abbracciando da mezz'ora, nonostante papà ed io le stiamo dicendo che non starò via per sempre.

Dopo un paio di minuti finalmente mi lascia e dopo mille raccomandazioni sono in macchina insieme a Kessie e la sua famiglia.
«Tyler?» sussurra pianissimo per non farsi sentire dai suoi.
«Ci siamo salutati ieri. Aveva un viaggio di lavoro» sorrido nel ricordare il modo in cui mi ha stretta a sé e mi ha baciata.
Le sue labbra sono come una droga.
Sono dannatamente difficili da dimenticare o anche solo da mettere da parte.
Ma le sogno anche di notte.
Anche lui mi ha detto di stare attenta e di scrivergli ogni tanto.
Amo il fatto che si preoccupi per me, anche se potrebbe non farlo.
Avrei voluto poterlo vedere oggi, ma va bene così.
Ha avuto questioni più urgenti e non posso mettermi davanti al lavoro.

«Capito. Sei pronta a divertirti come una pazza?» domanda battendo le mani agitata.
«Puoi dirlo forte» esclamano.
Non vedo l'ora di divertirmi e finalmente andare in vacanza, senza pensare alla scuola o al ballo.
Ho bisogno di una pausa anche io.
«Ho già guardato online le discoteche in cui potremmo andare» mi mostra il telefono, mentre annuisco elettrizzata.
Sembrano davvero fighe, non che quelle di Los Angeles siano brutte.
«Non vedo l'ora» le sorrido e lei fa lo stesso, appoggiandosi alla mia spalla per riposare un po'.

Dopo un paio di ore finalmente siamo arrivate a Tijuana e stiamo andando nell'appartamento dove staremo per questa settimana.
Avevo già visto le foto, ma non mi immaginavo fosse così grande.
Più che un appartamento è una specie di villa.
È a due piani. In quello inferiore ci sono la cucina, il salotto, un bagno e la camera da letto, mentre di sopra c'è la nostra camera, un altro bagno e una grande cabina armadio.
I genitori di Kessie devono aver pensato giusto. Tra tutte e due non so come faremo a farci stare tutti i vestiti.

Non vedo l'ora di andare a visitare la città.
Non sono mai stata in Messico.
Okay, si tratta pur sempre della California del sud, ma comunque sia qui si parla per lo più spagnolo e credo che sarà figo conoscere qualcuno di nuovo.

«Ti va di andare in spiaggia?» domanda Kessie, posando su uno dei letti della stanza la sua valigia.
In risposta alzo la maglia che indosso, mostrandole il mio pezzo sopra del costume.
«Lo prendo come un sì» ride e apre una tasca, afferrando quello che credo sia un costume.
«Mi cambio un secondo» mi avverte prima di andare in bagno.

Nell'attesa scrivo ai miei che sono arrivata e che tra poco andremo in spiaggia.
Non c'è nessun messaggio di Tyler.
Probabilmente è impegnato con il lavoro e non ha ancora avuto modo di scrivermi.
Dal mio canto non voglio disturbarlo, quindi decido di aspettare questa sera.
Se non si sarà ancora fatto sentire, magari lo chiamerò.

«Eccomi» la mia migliore amica compare davanti ai miei occhi, così le sorrido e metto via il telefono.
«Prendiamo solo uno zaino?» domanda, togliendo da una borsa colorata la crema solare e un capellino sportivo.
Se lo infila in testa, lasciando ricadere qualche ciocca disordinata davanti al viso.
«Certo. Prendiamo il mio che è vuoto» faccio mente locale per ricordare dove l'ho messo e dopo aver guardato in metà delle borse, finalmente lo trovo.
Ho esagerato, lo ammetto.
Pazienza, oramai è troppo tardi.

«Hai preso l'olio abbronzante?» domanda fermandosi al secondo gradino delle scale.
«Si, tranquilla» la rassicuro vedendola un po' agitata.
Probabilmente entrambe abbiamo bisogno di questa vacanza più di quando pensiamo.
Sento di non essermi ancora "staccata" dalla scuola.
L'ansia mi segue ancora adesso.
«Mamma, papà, noi andiamo in spiaggia. Torniamo per cena» Kessie avverte i suoi genitori che stanno sistemando la piccola spesa che si sono portati da casa.
«D'accordo. State attente» sua mamma ci sorride.

«Sai la strada?» domando alla mia migliore amica, svoltando verso destra.
«No, ma credo che sia da questa parte. L'ho visto sulle mappe»
Non arriveremo mai allora.
Non mi fido del senso di orientamento di Kassandra.
Alle medie, quando il prof. di ginnastica ci faceva fare orientiring lei si perdeva sempre.
Una volta ha perfino seguito un percorso intero.
Peccato che la mappa fosse al contrario.

«Ho già capito. Devo mettere il navigatore» sussurro alzando gli occhi al cielo.
«Ma che stronza. Eravamo alle medie Emma!» mi spintona scherzosamente facendomi quasi andare a sbattere contro un signore che mi stava camminando vicino.
Sto per risponderle che la situazione non è migliorata in questi anni, ma lei ha già fermato un ragazzo che stava andando sul suo skateboard.
«Scusa» lo richiama allungando un braccio per farsi vedere.
Lui inchioda e scende dalla tavola di legno, alzando il viso verso la nostra direzione.
Si sistema i capelli arruffati a causa del vento e fissa Kessie.

«Si?» per fortuna parla inglese. Conosco lo spagnolo, ma è ovviamente più facile parlare in inglese.
«Per la spiaggia è sempre dritto, giusto?» domanda indicando il grande viale sul quale ci troviamo.
«Esatto. Più avanti troverete un cartello con scritto "Playa Dulce"» non ci credo che Kessie non si sia sbagliata.
«Quasi tutte le spiagge sono libere, quelle a pagamento sono recintate quindi non avrete problemi nel distinguerle» ci sorride e vedo Kessie guardarmi soddisfatta.
Okay aveva ragione, ma non mi fido comunque.
«Grazie mille» sorrido al ragazzo che annuisce.
«Ciao ragazze» posa il suo Skate per terra e ritorna a scorrazzare per le strade della città.
«D'ora in poi sarò io la tua guida» posa una mano sulla fronte e fa il segno militare.
«Scordatelo» le mando un bacio volante, che lei prende al volo e si posa sul petto.

Ci sarà da divertirsi.





Note:
Ciao a tutte❤️
Sorry per l'assenza, ma come ho già detto sono stata piena di verifiche.

Questo capitolo non mi piace affatto, ma è una via di mezzo quindi dovevo inserirlo.

Cosa accadrà in questa vacanza?
Emma farà la brava?
E Tyler?

Fatemi sapere, un bacio💜.

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