Capitolo 1

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I suoi occhi saettavano da destra a sinistra, curiosi come sempre di seguire il movimento delle nuvole sotto di lei. Non si stancava mai di farlo, benchè fossero migliaia di anni che lo faceva. La leggera brezza tiepida che le accarezzava il volto sapeva di zucchero e aria pulita, come ogni volta che suo padre era di buon umore; le sue ali, di un bianco candido e puro come la neve con le punte dorate, le solleticavano i piedi nudi, i suoi capelli ondulati lunghi fino alle ginocchia le scaldavano la schiena e le spalle, nonostante non ne avesse bisogno. Ciò che vedeva era lo stesso panorama da millenni: distese immense e infinite di stelle, galassie e costellazioni di cui oramai ne conosceva i nomi a memoria, per di più alcune le aveva create lei stessa. Eppure la cosa che più la meravigliava di tutte le creazioni erano le nuvole: tappeti morbidi di acqua e cristalli di ghiaccio agglomerati sospesi nel vuoto che, con il giusto vento, si aprivano dando luce a una massa rotonda, bianca e deserta molto simile alla luna. Nessuno, nemmeno lei, conosceva la ragione per cui quel pianeta era stato messo li, a una distanza cosi precisa dal Sole, e perche solo in un punto molto piccolo ci fosse vegetazione. Nessuno, tranne colui che lo aveva creato.

Era immersa nei suoi pensieri, impegnata a chiedersi il perchè di tante cose che non si accorse di avere qualcuno alla spalle che si rallegrava nel vederla cosi 'indaffarata': Nathanael, suo fratello.

-E' una gioia vedere il tuo viso cosi rilassato e sentire la tua aura allegra, sorella, ma temo che il tempo per i pensieri e le domande per oggi sia finito. Vieni, Nostro padre richiede la nostra presenza nella sala del trono, ti vuole al suo fianco-. La sua voce era morbida, vellutata, eppure non trasmetteva nulla, che fosse rabbia o allegria, ma d'altronde essere uno dei primi serafini ti rendeva in qualche modo immune dal trasparir emozioni senza il tuo consenso. Lei lo guardò, consapevole che il suo volto era bello e fiero, con zigomi alti, lineamenti delicati, occhi color tempesta e ali perlacee. Pensò al perchè fossero tutti cosi simili e allo stesso tempo diversi, i loro occhi e le ali erano le uniche cose rilevanti che li distinguevano tra loro. Sospirò, si alzò dal suo posto speciale di osservamento e seguì il fratello.

-C'é aria di cambiamenti? Tu ne sai qualcosa?-. Gli chiese mentre volavano attraverso l'imponente palazzo di vetro celeste, composto da migliaia di stanze per tutti coloro che ci vivevano. Nathanael la guardò di sottecchi e scosse il capo, amareggiato.

- Sai che non condivide i suoi segreti o motivi con nessuno se è intenzionato a parlarne con tutti, forse l'unico a saperlo è Gabriel o magari Michahel, ma ne dubito. Mi ha mandato a chiamarti, può darsi che sappia qual è il tuo ruolo nei progetti futuri, non altro-. Detto questo continuarono la loro attraversata fino al punto più alto e imponente del palazzo. Quando arrivarono, entrambi trattennero il fiato di fronte al maestoso portone d'oro e platino, che raffigurava ciò che avrebbero trovato all'interno: una sala il cui soffitto e pareti erano di marmo come gli scranni che vi erano posti in circolo, che si affacciavano tutti di fronte a un trono d'oro di dimensioni quasi mastodontiche, vuoto ma che irradiava luce, quasi l'intarsio fosse vivo. C'erano due figure vestite di bianco ai lati del portone, in mano portavano trombe d'argento sottili e lunghe fino al pavimento, e sulla toga bianca una cintura in cui era fissato un pugnale in palladio con venature di diamante in una fodera di seta intrecciata, che ne lasciava intravedere i bordi affilati. Le loro ali erano di un azzurro pallido, come di un cielo illuminato dalle prime luci del sole, simbolo del loro ruolo: i paggi del firmamento

Mentre le porte si aprivano, Nathanael le prese la mano con affetto, era ossuta e fredda contro la sua, ma irradiava calore, un calore fraterno. Le sfiorò il bracciale che portava al polso sinistro, un elegante ma intricato intreccio di fiori di quarzo rosa e foglie di diamante su uno scheletro di platino, un dono da parte del suo amato, e una scarica di elettricità le sali su per il braccio fino all'attaccatura delle ali, provocandole brividi. Alzò gli occhi su suo fratello e vide che era già girato verso il centro della sala, con lo sguardo attento puntato contro il trono. Gli scranni erano quasi tutti pieni. Si lasciarono la mano, e spalla contro spalla si avviarono verso il centro. Erano giunti quasi ai loro posti, uno subito alla sinistra e l'altro il quarto alla destra del trono, che un sussulto generale riempi la stanza: un globo luminoso, apparentemente incandescente, stava fluttuando armoniosamente dal soffitto, posizionandosi di fronte ai due giovani.

Una voce profonda, autoritaria ma gentile riempì la sala, sembrava che provenisse proprio dalla sfera luminosa, che ormai si era posta davanti al trono.

-Figli miei benvenuti! Prego prendete posto al mio fianco e ascoltate ciò che ho da dirvi.- Pian piano la luce prese una forma umanoide i cui dettagli non erano perfettamente delineati: era sicuramente di sesso maschile, con spalle larghe e arti lunghi, armoniosi e muscolosi, il suo viso irradiava luce e si alternava con volto giovane e bello con uno visibilmente più anziano ma senza rughe. I capelli e la barba erano bianchi ma curati, sul capo era posta una corona di stelle scintillanti, al centro di essa spiccava il simbolo di Alpha.

Per tutti era uno spettacolo vedere il volto di Dio, poichè egli si mostrava in sembianze umane solo in alcune situazioni particolari, tutte le altre volte parlava ai suoi figli tramite il globo luminoso. Perciò tutti si chiesero il motivo della sua apparizione. Nathanael e sua sorella si erano seduti l'uno al quarto posto da destra e l'altra al primo a sinistra, ma i due scranni al lato di Nathanael erano ancora vuoti. La sala riecheggiava di mormorii dei presenti impegnati a fare congetture su cosa stava per comunicargli il Signore, nessuno notava lo sguardo carico di commiserazione della piccola Angioletta dagli occhi viola, occhi che scrutavano nel profondo. Quando il brusìo cominciò a farsi piu intenso, un boato rimbombò per la stanza e tutti si girarono verso il centro: Dio aveva semplicemente battuto un pugno sul bracciolo del trono per richiedere il silenzio. Lei si girò a guardarlo.

-Figli ascoltate! Vi ho chiamati perche ho in me il desiderio di popolare il nuovo pianeta che ho creato, la macchia di verde che ho fatto crescere su di esso sarà la casa della creatura che ho progettato. Avrà forma...- il portone si spalancò e la voce del Sovrano venne interrotta dall'entrata di due Angeli dalle ali bordate di porpora, i capelli neri, in netto contrasto con l'atmosfera eterea della sala, e l'aria fiera: Helel e Asmodeus.

Mane Lumen Where stories live. Discover now