Mane Lumen

Capitolo 28

Le giornate passavano lentamente lì nell'Eden, tuttavia Lea trovava sempre qualcosa di piacevole da fare per trascorrerle al meglio.
Amava arrampicarsi sugli alberi in cerca di piccoli uccelli nei loro nidi, oppure stare per ore a nuotare nel lago.
Quando suo fratello Isaàk era nato, aveva preso per sé la responsabilità di accudirlo e crescerlo in mezzo alla natura, proprio come aveva fatto con Caino e Abele.
Di solito cercava di non pensare a loro e al dolore che si portava dentro per averli persi entrambi, e al contempo aver perso una parte di lei. Sperava di alleviare quella sofferenza dedicando anima e corpo a Isaàk, anche se a volte la sua somiglianza con Abele le rendeva il compito difficile.
Le era stato detto che nell'Eden non avrebbe conosciuto sofferenza, dolore, nulla di negativo. Invece aveva perso nel giro di qualche giorno entrambi i fratelli, con i quali aveva un legame estremamente profondo, e giorno dopo giorno percepiva sempre più lontane e irrealizzabili quelle parole.
Ringraziava il Signore per avergli dato una nuova possibilità di legarsi a una persona, di sanare così il suo cuore ferito.
Adoravano passare il tempo insieme.

La madre era felice di vederli così uniti, e il sorriso sul volto dell'amata figlia le scaldava il cuore. Anche lei però si perdeva nei ricordi quando il figlio assumeva espressioni e atteggiamenti tipici di Abele, quasi come lo avesse conosciuto e cercasse di imitarlo per mantenerne viva la memoria.
La sua morte aveva sconvolto le vite di tutti. Era una cosa con la quale nessuno aveva mai fatto i conti, nessuno li aveva preparati a cosa avrebbe comportato. Avevano pianto, gridato e colpito la terra a furia di pugni. Di certo Dio non li aveva avvisati, né aveva sufficientemente soddisfatto il loro bisogno di conforto. Dal canto suo, Eva iniziava a covare sentimenti sempre più contrastanti verso suo Padre, convincendosi che le parole pronunciate da Helel a essere più di un fondo di verità.
Non aveva mai aperto bocca con Adamo di questi suoi sentimenti, troppi consapevole della venerazione che aveva nei confronti di Dio, eppure benché fossero d'accordo su poche cose, avevano stabilito che in un paradiso, in cui la vita era perfetta, non avesse senso la presenza oscura e fredda della morte. La questione era stata accantonata subito però dalla prontezza di spirito del capo famiglia; Adamo aveva ritenuto appropriato non interrogare il Signore per evitare di scatenare la sua ira. Quel giorno però non solo persero Abele irrimediabilmente, ma anche Caino, il quale aveva subìto la punizione divina.
La scoperta dell'attesa di Isaàk fu una sorpresa per tutti; Eva non era felice di avere rapporti con Adamo, si sentiva sporca e sleale nei confronti del suo amato, ma quando la tragedia aveva colpito la sua famiglia, suo marito si era dimostrato infinitamente comprensivo e premuroso nei suoi confronti, cosa che le fece cambiare - anche se di poco- l'idea che aveva di lui. Le attenzioni che le riservava, i gesti che le aveva rivolto e le parole confortanti che aveva sussurrato mentre la abbracciava, l'avevano aiutata più di quanto credesse possibile. E affievolito appena il dolore della scomparsa, una notte si era accesa una flebile fiamma d'amore nei confronti del suo burbero ma sincero marito. Aveva giaciuto con lui come una moglie devota, lo aveva amato toccandolo, baciandolo e accogliendolo in lei; non si sentí costretta, né Adamo percepí pietà o compassione nei suoi gesti.
Quella notte i genitori dell'umanità concepirono un figlio nell'amore.
Ma in cuor suo Adamo sapeva che quel sentimento che tanto aveva agognato non avrebbe avuto vita lunga, difatti si aspettava da un giorno all'altro il ritorno dell'educata e discreta freddezza della moglie, delle rispettose ma apatiche risposte che dava alle sue domande. I suoi dubbi non si erano allontanati molto dalla realtà, benché Eva fosse straordinariamente più dolce e disponibile.
Tutto il suo istinto materno era tornato prepotente e totalitario, cosicché potesse concentrarsi a dare il suo amore ad Isaàk, spargendo e donando un po' di quel sincero affetto anche ad Adamo, che era molto presente nella crescita dei figli.

Crescendo era chiaro che il bimbo avesse preso i lati positivi di tutti i membri della famiglia, anche di quelli che non c'erano più. Aveva la caparbietà di Caino, la determinazione di Eva, la bontà e la dolcezza di Abele, la curiosità di Lea e la forza di Adamo. Era amato e coccolato da tutti coloro che lo circondavano.
Ed Eva era contenta che anche il compagno del suo cuore amasse incondizionatamente i ragazzi, nonostante non potesse conoscerli.
Forse sarebbe stato tutto più semplice se avesse potuto parlare ai suoi figli della sua vera natura, se avesse potuto confessare a quale voce rispondeva il suo cuore. Ma era troppo pericoloso dar voce a quei desideri. Troppo indulgente e paziente era stato il Signore che ancora non li aveva puniti per le loro nascoste trasgressioni, e per quanto fossero soddisfatti così sapevano che non avrebbero potuto godere di quella effimera libertà ancora per molto.
Fortunatamente aveva trovato in Zaira e Yvonne due amiche molto sincere e ben disposte, sapeva che con loro poteva parlare di qualsiasi cosa perché già erano a conoscenza del suo segreto. Passavano sempre più tempi insieme, la loro vicinanza le aveva fatto scoprire il potere che avevano sulla natura e aveva notato quanto facesse bene alla vita che aveva portava dentro di sé... Era come se il bambino, che sia Lea, Isaàk o i loro fratelli, sentissero la presenza di Yvonne e Zaira e scalciasse più del solito per farsi sentire.
Persino Helel, fiero e orgoglioso, benché non tollerasse Adamo era fiero dei figli di sua sorella e li amava.
Eva sapeva che il fratello stava progettando qualcosa, eppure né lui né Asmodeus avevano ceduto. Volevano lasciarla all'oscuro per proteggerla, inconsapevoli di quanto fosse realmente forte.
Ma ciò che più le fece piacere ricevere in quei giorni fu la visita di una volto amico, un volto che per tanto tempo aveva avuto paura di non poter più rivedere.