Capitolo 9

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Che ormai tutto stesse cambiando era fuor di dubbio, ma addirittura provare un tale dolore e senso di oppressione era troppo persino per una mente collaborativa come la sua. Asmodeus non capiva come fosse possibile che suo padre avesse creato delle emozioni, dei sentimenti sgradevoli come quelli che intrappolavano il suo cuore da quando Eva era dovuta andare via, ad assolvere un compito che non voleva.
Le domande erano tante, le risposte minime e una meno convincente dell'altra. Cosa stava succedendo ora che poteva sentire emozioni negative come la perdita, il dolore e la tristezza?
Quel giorno Asmodeus pianse, pianse tanto da farsi seccare la pelle e screpolare le labbra. L'angoscia era stata sua amica da quando era successo tutto, la sua rabbia incrementava il suo dolore, non aveva nessuno con cui parlarne... Helel sembrava fosse sparito, Nathanael stava sempre per conto suo, mentre tutti gli altri invece erano troppo impegnati a continuare con le loro mansioni e a congratularsi con la scelta DI Dio per preoccuparsi del suo stato d'animo. Eppure per Asmodeus il mondo che prima era pieno di colori era diventato grigio e spento, come i suoi occhi.
Ci aveva provato, ci aveva provato davvero a pensare che Eva fosse privilegiata, che fosse il suo destino popolare un pianeta ed esserne la  regina immortale, con la sua bellezza disarmante avrebbe ammaliato chiunque, il suo carattere dolce e generoso avrebbe fatto in modo che tutti la adorassero, la rispettassero ma anche che l'avrebbero temuta data la sua natura, che era ancora li.. Camuffata ma presente. Non ce l'aveva fatta, era stato più forte di lui, l'essere debole in quel momento era l'unica arma di sfogo che possedeva, ma la speranza.. Beh quella lo aiutava ad andare avanti perché pensava al giorno in cui si sarebbero rivisti.
Uscì dalla sua stanza per andare a cercare Helel, dovevano parlare, aveva bisogno di sfogarsi con lui, il suo migliore amico. Volava a testa bassa, sbattendo le ali svogliatamente, non rivolgeva parole o sguardi a nessuno. Aveva un solo obiettivo e lo avrebbe raggiunto.

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Le giornate passavano tranquille nell'Eden. Adamo era sempre più felice della sua compagna, anche se lei non era esattamente aperta e spensierata come lui avrebbe voluto.
Voleva metterla a suo agio. Vedere i suoi occhi tristi, un po' spenti e inespressivi lo agitavano, gli stringevano il cuore in una morsa triste e ferrea. <Un modo c'è>pensò. Andò a chiamarla, ultimamente la ragazza passava molto tempo vicino all'Albero del bene e del male, non si avvicinava mai più del dovuto, rimaneva li per ore a fissarlo, contemplarlo come si fa con un capolavoro. Adorava vederla giocare con gli animali più docili e sfidarsi con quelli più selvatici. Era uno spettacolo da guardare. Sembrava che tutti la amassero e la temessero, persino le piante sembravano più rigogliose e colorate ora che c'era lei. La ammirava quando si addormenatava sotto il cielo punterellato da miliardi di stelle, in quei momenti ringraziava il Creatore per il suo operato e per la possibilità che gli aveva dato: un paradiso tutto suo con tanto buon cibo, animali per la cura del cuore, prati verdi, alberi maestosi e montagne invalicabili... Poi c'era Eva, L'ultima arrivata, che già stava vincolando il cuore di Adamo al suo. La trovò come pensava a qualche metro dall'Albero, aveva delle coroncine di fiori posate in grembo. Le si avvicinò piano, non si era ancora mai fatta toccare, neanche quando lui allungava la mano per tastare i suoi capelli di seta o per accarezzare le guance candide. Si fermò davanti a lei, facendole ombra con il suo corpo, pareva immersa nei suoi pensieri tanto che non si accorse della figura possente che aveva davanti. <Chissà a cosa pensa?> nella testa di Adamo non sorgeva minimamente il dubbio che quella povera ragazza potesse avere un passato, che lui non fosse il primo uomo che aveva conosciuto. Sicuramente non era il primo che amava.
La chiamò cercando di nascondere il velo di tristezza che gli aveva avvolto le viscere nel vedere che non si era accorta di lui. Proprio di lui che, da quando Eva era entrata nella sua vita, non faceva altro che pensarla e cercare di renderla felice.
Alzò svogliatamente lo sguardo su quello dell'uomo.
-Si?- il suo tono era freddo e distaccato, sapeva che stava sbagliando con lui, nonostante tutto era stato buono in quei pochi giorni, aveva cercato di metterla a suo agio, di farla sorridere, di non farle mancare nulla comprese le attenzioni, ma per lei era uno strazio...certo aveva sorriso qualche volta ma solo perché si era ripromessa di provare almeno a essere buona come lui. Ma non funzionava, ogni volta che cercava di catturare la sua attenzione il viso di Asmodeus si sovrapponeva al suo facendo così acuire il suo già immenso dolore. E la mancanza la tormentava.
Adamo abbassò il capo tristemente, colpito da quel tono gelido, si grattò il retro del capo imbarazzato.
-Avevo voglia di portarti a vedere una delle meraviglie di questo posto, ma vedo che sei.. Impegnata, quindi sarà per un'altra occasione..- i suoi occhioni luccicarono di speranza mentre la guardava, Eva ovviamente non si accorse di nulla, troppo impegnata a paragonarlo al suo Angelo. Qualche volta era stata tentata di fare come le aveva detto e usare l'anello per chiamarlo, ma non poteva mostrarsi così debole, avrebbe dimostrato che era in grado di sopportare il dolore e che a tempo debito avrebbe rivisto Asmodeus. Scacciò quei pensieri cercando di assumere una posa elegante e da persona lusingata. Un sussurro le accarezzò la mente, la invitava a seguirlo. Era già qualche giorno che qualcosa, o meglio, qualcuno le parlava nella testa, ma chi fosse o perché lo faceva non ne aveva idea. Tutte le volte però compariva quando mostrava reticenza nel fare ciò che Adamo le chiedeva. Sospirò impercettibilmente. - Verrò con te, Adamo-. Tre parole, non aveva bisogno di dire altro. Si alzò con grazia dal suo giaciglio comodo e si avviò mollemente nella direzione presa dal suo accompagnatore. Gli guardava le spalle grandi, la schiena muscolosa, le fossette di venere che ondeggiavano mentre camminava, I muscoli guizzavano tonici sotto lo strato di pelle... Era una bella vista. Quel povero pezzo di stoffa che fasciava i suoi lombi lasciava scoperto tutto il resto, le gambe forti che si flettevano a ogni movimento gli diedero l'idea di mascolinità. Si chiese come sarebbe stato correre a perdifiato con quelle gambe. O vedere come era fatto  Lì sotto...
Da dove venivano questi desideri carnali? Certo era curiosa, Dio le aveva spiegato qualcosa riguardo gli apparati sessuali dell'uomo e della donna, ora voleva solo vederlo e capire se la sua immaginazione si avvicinava alla realtà. Avrebbe aspettato.
Camminarono per un po' in religioso silenzio. Ogni tanto Adamo le chiedeva se le aveva parlato di qualcuna delle piante che incontravano, si fermavano a coccolare gli animali, ad ammirare i paesaggi, ma non c'era mai una vera e propria conversazione. Di questo ne soffriva. A volte pensava addirittura che il problema fosse lei.
Arrivarono finalmente davanti a una montagna, la cui base era ricoperta da una fitta foresta. La attraversarono e Adamo si fermò davanti ad una apertura buia. Era un po' tetra ed Eva si strinse nelle spalle, coprendosi dal venticello pungente che usciva dalla cavità.
-Siamo arrivati, bisogna entrare nella grotta ora. Non avere paura, ci sono io e non c'è nulla che può nuocerti li dentro-. Le prese dolcemente la mano e la tirò a sé conducendola all'interno della montagna. Lei lo lasciò fare, troppo curiosa per impedirglielo. Si accorse che la grotta era molto buia e, già dopo pochi passi, la luce del sole che schiariva l'entrata era insufficiente ad illuminare quel tunnel roccioso. Ancora mano nella mano con Adamo seguí i suoi passi stando attenta a non pestargli i piedi. La caverna sembrava abbastanza larga, ma anche lunga, l'umidità trasudava da ogni parete e il freddo era tanto. I respiri uscivano condensati dalle loro bocche ed Eva avrebbe voluto avvicinarsi di più ad Adamo e scaldarsi con il suo possente corpo, ma si trattenne per rispetto. Il silenzio era rotto solo dall'eco dei loro passi sulla nuda roccia, da qualche sassolino scalciato via dal centro del percorso e gettato contro qualche parete. Lo sbatter d'ali di qualche animale notturno era l'unico suono, oltre al loro, che dimostrava la presenza di altri in quel posto oscuro.
Via via che camminavano, dal fondo si cominciavano a  intravedere delle piccole luci disposte tutte intorno sulle pareti; Eva si chiese cosa fossero, di certo non poteva essere luce proveniente dall'esterno, erano troppo dentro il cuore della montagna per far sì che la luce solare entrasse nel tunnel. Adamo le strinse di più la mano quando sentí in lei incertezza nel proseguire.
-Vieni, siamo quasi arrivati. Non sei curiosa di scoprire cosa sono quei punti luminosi?- colpita nel vivo. Eva era molto curiosa di sapere cosa fossero, ma l'ansia di essere rimasta troppo tempo attaccata ad Adamo le aveva impedito di muoversi. Balbettò un 'si' e, sempre mano nella mano, proseguirono verso le lucine.
Il tunnel si apriva in una stanza circolare più ampia. Rimase a bocca aperta quando scoprí cosa erano: tanti diamanti e rubini incastonati nelle pareti che emettevano luce propria, cristalli viola, blu e verdi grandi come stalattiti spuntavano dal terreno conferendo un'aura magica alla stanza. Piccoli funghi dal cappello nero a pois bianchi rilasciavano una nebbiolina verde che, posandosi a terra, faceva crescere fiori e piantine colorati istantaneamente. Rimase abbagliata da quella vista, con la bocca spalancata e gli occhi che brillavano in segno di stupore. Adamo le si avvicinò di più.
-Questo è il potere del nostro benigno Padre celeste, un piccolo dono per noi-. Sapeva che era stato Dio a creare tutto quello, ma a lei sembrava solo un nuovo scherzo per farla stare più tempo su quella terra. L'unico posto in cui non voleva stare. Si sforzò di non far trasparire il suo senso di angoscia per non ferire Adamo, ma con ogni probabilità più cose belle le mostrava più si sarebbe affezionata a quel luogo.
E lei non doveva assolutamente affezionarsi o ogni speranza di vedere Asmodeus sarebbero svanite.

Mane Lumen Where stories live. Discover now