Capitolo 12

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Nuvole temporalesche minacciavano di rovinare quella giornata serena. Poche ore prima il sole aveva scaldato i cuori dei giovani amanti, finché Asmodeus non fu costretto a partire e lasciare l'Eden.
Eva lo aveva pregato di rimanere, ma il giovane a Malincuore aveva dovuto rifiutare, spiegandole che era stato un caso fortuito se non era stato punito per essere sceso sulla terra e che sarebbe dovuto passare del tempo prima del suo ritorno.
Il suo ragionamento in effetti era sensato, aveva sentito come tutti gli altri il comando di non avvicinarsi alla terra, tantomeno di interferire  nella vita della coppia che la abitava, eppure lui non era stata scoperto mentre infrangeva la regola. Doveva ancora capire, però, se questo rappresentava un bene per lui e poteva dunque giocare con la fortuna tornando più spesso sulla terra, oppure fosse solo la calma prima che la tempesta si abbattesse su di lui scatenando l'ira del divino. Ci avrebbe riflettuto con Helel tornato a casa. Lasciò la terra in preda a un forte temporale squassante, il vento ululava furioso e i poveri alberi erano prede della sua ira. Sperava che le poche creature che aveva visto fossero al sicuro e al caldo, ma che soprattutto la sua dolce compagna stesse bene nascosta da qualche parte.
Quel giorno era stato difficile non poterla far sua come voleva, aveva visto la delusione colorare i suoi occhi, eppure lei per non ferirlo l'aveva scacciata. L'aveva vista nuda per la prima volta e.. Dio... Avrebbe voluto sprofondare con il viso in mezzo ai quei seni enormi e sodi, i quali erano stati schiacciati contro il suo petto poco tempo prima, inondandogli il corpo di pulsazioni di piacere... Voleva toccarli e assaggiarli... ma aveva paura di correre troppo, non sapeva ancora bene come avrebbe potuto dare piacere alla sua compagna senza un apparato riproduttivo, si fidava dell'istinto che lo avrebbe guidato, ma senza la materia di base non si poteva a fare molto.
Forse l'unico modo per diventare come lei era sopprimere la sua parte angelica mentre erano insieme sulla terra, e quest'ultima come un incantesimo oscuro e arcano gli avrebbe dato ciò che gli serviva. Sapeva che era così, non perché glielo avesse detto qualcuno, ma perché quelle poche ore che era stato nell'Eden aveva sentito una nuova linfa vitale scorrergli nelle vene e renderlo più carnale e umano.
Era giunto da poco nell'Empireo, come prima cosa voleva parlare con suo fratello di ciò che era successo, sicuramente avrebbero trovato un modo per ottenere ciò che volevano.

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Helel dal canto suo aveva osservato tutto ciò che era successo. Il cuore si era rotto alla vista di ciò che Adamo aveva fatto ad Eva ma era necessario, lei non avrebbe cercato nessuno se Adamo avesse continuato a comportarsi bene, avrebbe creduto di potercela fare da sola... Era di vitale importanza che si concedesse ad Asmodeus prima di tutti.
Questo, come la profezia, era un segreto che avrebbe dovuto tenere nascosto per il bene dei suoi fratelli, e di tutti quelli che, ne era certo, avrebbero appoggiato la sua causa. Il piano era vivido nella sua testa, Dio non poteva più avere così tanto controllo nella loro eterna vita, se si poteva considerare tale... I figli avrebbero dovuto prendere posizione e scegliere. Ma era più difficile del previsto, tutti sembravano vivere in uno stato profondo di gratitudine e amore verso il Signore, con la testa annebbiata di parole dette da quest'ultimo con il solo scopo di soggiogarli ancora di più al suo volere. No, non lo avrebbe permesso più, sarebbe stato il primo Angelo a non cedere alle lusinghe o alle parole smielate sull'amore e la sottomissione riconoscente verso il Creatore... Lui avrebbe iniziato a decidere per sé, partendo dal disobbedire all'ordine di non avvicinarsi all'uomo...
Aveva già trasgredito al comando di non interferire nella sua vita, lo aveva fatto in maniera indiretta ma aveva funzionato.
C'era ancora più di un dubbio però che lo assillava costantemente nei suoi sogni: una voce diabolica che lo malediva pronunciando una profezia incomprensibile, e un paio di occhi color ghiaccio che andavano a trovarlo nel bel mezzo della notte. Non ne aveva mai visti di simili, neanche tra i Principati o i Troni... Erano incantevoli, trasudavano potere e.. Tristezza. Una voce era presente in quel sogno, gli parlava in una lingua che non conosceva pronunciando sempre la stessa frase: "O gioς moy... Xύpna... Άnoixe tiς pόrteς twn kόsmwn... Ekplhrώste to peprwmέno soy" Sentiva dentro di sé che era importante ma si arrovellava il cervello per capirne il significato. Pensare a tutte quelle cose gli prosciugava la linfa vitale... Aveva perso vitalità, i suoi occhi erano spenti della solita giocosa maliziosità, ora in essi era presente una scintilla di rabbia e potere che mai avrebbe pensato potesse appartenergli. Stava diventando qualcosa di sconosciuto a tutti. Il tempo passava, doveva attirare seguaci dalla sua parte. Il primo fra tutti era Asmodeus. L'amore che provava quel sentimentalista di suo fratello sarebbe stata la sua arma contro lui, anche se sperava che non fosse stato costretto ad usare le maniere forti.
Ma gli altri angeli sarebbero stati di gran lunga più difficili da convincere. Erano tutti troppo convinti che ogni cosa fosse giusta e perfetta, la loro curiosità era limitata. Avrebbe dovuto scatenare qualcosa in loro in modo da fargli aprire gli occhi. A questo, però, non aveva ancora pensato. Doveva innanzitutto aprirsi un varco un quell'atmosfera eterea, creare una crepa tra le legioni e, forse, sapeva come farlo.
L'unico modo che gli era venuto in mente era quello di tornare dal Signore e scatenare di nuovo la sua ira…essa avrebbe creato una ferita talmente grande nell'orgoglio del padre da fargli sbandierare pubblicamente il suo pensiero a tutti gli altri, magari bastava solo questo per creare il tutto.
Si, era deciso, l'ira dell'Altissimo avrebbe fatto il lavoro.

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