Capitolo 25

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-Dunque ora hai capito? Non intendo spiegare di nuovo in che modo agiremo fratello, devo sapere se sei con me o contro di me!- Il tono che aveva usato era nato direttamente dalla sua voglia di porre fine a tutto il caos che aveva creato. La caverna dove si erano nascosti, per parlare in tranquillità, era fresca ma asciutta, adatta per placare i bollenti spiriti di Helel. Asmodeus, dal canto suo, era troppo pensieroso per dare ascolto assoluto ad Helel. -Si, si, come vuoi tu...- la risposta, lenta ad arrivare, non soddisfece la brama di Helel nell'avere il fratello al suo fianco, ancora una volta. - Andiamo fuori, ho bisogno di prendere aria e sentire il sole che mi accarezza la pelle-. Prese il fratello per la toga e lo spinse gentilmente verso l'uscita.
-Spiegami perché sei così abbattuto, finalmente tutto sta per finire, avremo la nostra libertà e tu potrai stare con Eva ogni volta che vorrai, senza doverti nascondere come una bestia. Non era ciò che desideravi anche tu?- desiderava davvero che Asmodeus acconsentisse, che gli giurasse di essere al suo fianco ed aiutarlo in quell'impresa, dunque stava cercando in tutti i modi di convincerlo... Anche usando in modo meschino il suo punto debole.
Ma il fratello era restío a rispondere, troppo cauto nel fare quella scelta, lo sguardo era basso e vago. In quel frangente, nella mente e nel cuore di Helel, prese vita il dubbio, c'era qualcosa che occupava più del necessario la mente organizzata del fratello.
-Non possiamo indugiare oltre, dimmi cosa ti turba, quell'uomo ha di nuovo abusato di Eva? Perché in tal caso la mia ira si riverserebbe su di lui, togliendolo dalla faccia della terra immediatamente-. E lo avrebbe fatto se Asmodeus avesse confermato i suoi sospetti. Quando Adamo aveva deflorato la purezza di Eva, Helel aveva sentito montare in sé tutta la rabbia che stava covando negli ultimi tempi. Se era stato così scottante per lui venire a sapere di questo atto spregevole, tanto più capiva come poteva sentirsi suo fratello. Ma guardando di nuovo la postura e lo sguardo di Asmodeus, capì che quella volta era successo qualcosa di più grave da sconvolgerlo a tal punto. -No, Adamo non ha colpa. Sono stato io, io l'ho insozzata con la mia vergogna e il mio peccato, sono stato così sciocco da cedere più e più volte...- E detto ciò scoppiò in un pianto carico di dolore e rammarico verso se stesso, una creatura sofferente che cercava solo di poter vivere un amore tanto puro e profondo quanto vietato.
Helel non ebbe bisogno di chiedere altro, capí velocemente cosa intendeva dire. E dunque era successo, finalmente. Aveva avuto sin dall'inizio il sospetto che, passando tutto quel tempo sulla terra, anche in Asmodeus si fossero verificati dei cambiamenti fisici non indefferenti. A poco a poco stava prendendo sembianze umane, dunque era in grado di giacere con Eva tanto quanto Adamo. Ma, se nel primo caso non era un desiderio che entrambi condividevano, sapeva bene che nel secondo sicuramente Eva era più che disposta ad unirsi in maniera totale e completa al suo amato. Il problema principale, però, era che non credeva fosse possibile per un Angelo, benché con sembianze ormai umane, di poter procreare. Se avevano il divieto di amarsi, cosa poteva succedere se addirittura avessero avuto il potere di generare figli? Non osava pensarci, non poteva perché non aveva idea di quale poteva essere la risposta. Eppure un altro dubbio iniziò a tormentare la sua mente già preoccupata. Il processo da Angelo ad umana di Eva era stato messo in atto dal Creatore stesso per mezzo della sua forza, dunque ciò implicava anche le varie conseguenze; ma nel caso di Asmodeus, poteva essere davvero solo la sua continua frequentazione della Terra ad averlo reso umano? Anche lui si era rifugiato lì, vi passava molto tempo, forse anche più di Asmodeus, ma non aveva subìto lo stesso destino; possibile che in realtà, anche nel suo caso, fosse opera del Signore? Se così fosse stato, non solo aveva condannato Eva a una vita misera, ma vi aveva aggiunto anche suo fratello. Motivo in più per essere convinto che ciò che stava per fare era l'unica scelta possibile. Inaspettatamente Asmodeus riprese a parlare, distogliendo Helel dai suoi pensieri.
-Se fosse mio sarei la creatura più felice della terra, rinuncerei alla mia condizione di Serafino pur di vederlo crescere... Ma allo stesso tempo sarebbe un grave peccato, il mio! Ho macchiato il talamo nuziale di vergogna, benché io non tolleri la presenza di Adamo al fianco di Eva. Invece se fosse il suo.. Beh... La cosa sarebbe diversa. Ne sarei distrutto, irrimediabilmente. Fuggirei da chiunque.. Persino da me stesso!- la sua voce grondava dolore, rancore verso di sé. Helel non era felice nel vedere suo fratello soffrire in quel modo. Soprattutto perché credeva fermamente che metà di quel dolore fosse causa sua. L'altra metà, invece, era colpa di qualcuno che si riposava e nascondeva beato nell'alto dei cieli.
-Si, capisco. Ebbene cosa hai intenzione di fare? Vuoi rimuginare sulle tue azioni? Non è da te, fratello. Penso piuttosto che, se non hai battuto ciglio nel momento propizio, ora è assai inutile farlo. Hai seguito il tuo cuore. Non tormentarlo ora per aver assaggiato il nettare dell'amore. Ti consiglio invece di conservare il ricordo, rinchiudilo bene e potrai riesumarli a suo tempo-. La saggezza di Helel sembrava avesse avuto un incremento notevole, da quando se ne era andato dai cieli. O forse da quando aveva causato tutti quei problemi. Asmodeus non sapeva dirlo con certezza, ma era allettato dalle sue parole. D'altronde aveva ragione, non aveva avuto remore con Eva, perché averne ora?
-Hai ragione, Helel, come sempre. Non permetterò a tali pensieri di distogliermi dal mio amore per Eva. Dunque ripetimi, te ne prego quale è il tuo piano?- sorrise serafico, ben consapevole che suo fratello aveva già esposto il suo brillante piano... Di cui lui non aveva ascoltato una parola. Helel sospirò sconfitto. Poi un sorriso gli illuminò lo splendido volto e spiegò di nuovo il brillante piano ad Asmodeus.
-In realtà è molto semplice. Se vogliamo che Eva torni da noi, e a nostra volta se vogliamo avere la libertà che meritiamo, non dobbiamo fare altro che spingerla verso l'Albero proibito, del Bene e del Male. L'ira dell'Altissimo esploderà in tutta la sua grandezza-. Prese fiato, guardando attentamente la reazione del fratello. Asmodeus aveva gli occhi spalancati, pieni di terrore. Non gli diede il tempo di parlare, però, riprese il discorso prima che potesse dar voce a ciò che dicevano i suoi occhi. -Condividerà il frutto con Adamo, con un inganno, è chiaro. È probabile che il nostro amato Padre reclamerà le anime di entrambi, al tempo opportuno, ma ormai sarà tardi e noi avremo fatto già la nostra mossa. Per quando accadrà il tutto, avremo già una parte di libertà-. Era fiero di quel piano, lo era davvero. Asmodeus lo osservava. Le ali semi-aperte ricoprivano buona parte del panorama circostante, il vento gli scompigliava i capelli mentre il sole, alto, caldo e fonte di vita, lo illuminava dall'alto. Era un comandante e guerriero nato, nessuno avrebbe potuto metterlo in dubbio. La toga, che si posava pigramente sulla spalla muscolosa, metteva in mostra metà del petto, scendendo morbida fino a metà coscia. Per un istante lo confuse con Michahel, se non fosse per quelle splendide ali che si avvicinavano giorno dopo giorno, scelta dopo scelta, un po' di più verso un'oscurità totale. Profonda, invalicabile. Il peggio era che vi avrebbe trascinato anche lui, in quell'oscurità. Non era sicuro di volerlo seguire fino in fondo, era certo però che non lo avrebbe lasciato da solo. Aveva notato che anche le sue ali, via via che passava il tempo sulla terra con Eva, stavano aumentando di colore: ora arrivavano a più di un quarto rispetto alla precedente sfumatura. Capiva che non era un buon segno, stava perdendo a poco a poco la sua aura angelica... Ma era un prezzo esiguo rispetto alla gioia che provava stando con la sua amata.
E non sarebbe tornato mai indietro, non ora che erano così vicini al riaverla per loro...per lui.

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