Capitolo #8

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+ POV SAM +


Università: luogo di pianti, dispiaceri, luogo di sforzi sovrumani e cazzeggio continuo, caffè offerti al bar e aule cambiate ogni due, tre ore per seguire tutte le lezioni di corso.

Per molto tempo ho considerato la mia facoltà il mio cantuccio sicuro, dove nessuna delle persone che non vorrei vedere si azzarda ad entrare - per quel che mi riguarda, nessuno di quelli con cui ho litigato in passato avrebbe potuto mai iscriversi a ingegneria. E nemmeno io, anni fa, avrei avuto testa di farlo.  Infatti stamattina, davanti all'ingresso principale dell'università, mi viene solo da chiedermi: perché l'ho fatto?
Orario di oggi: Fisica II, due ore. Non va affatto bene.

Entro sbuffando dopo essermi decisa a non tornare correndo a casa. Non posso permettermi il lusso di perdere una giornata di lezione, non con un programma composto al novanta percento da formule matematiche delle quali, poi, non capirei nulla se non seguissi. Poco male - non che abbia niente di meglio da fare, oggi (a parte studiare).

Sì, lo so, sono pesante (corridoio a destra), dovrei pensare meno allo studio e più alla mia vita sociale (rampa di scale, altra rampa, corridoio a destra) e a curare i miei rapporti perché - "Ciao!"

Alzo lo sguardo, gli occhiali che quasi poggiano sulla punta del naso, e davanti mi ritrovo un ragazzo moro, occhiali da sole, camicia chiara sotto un maglioncino e sorriso allegro già di prima mattina.

Mi spingo gli occhiali sul naso e strizzo gli occhi mentre cerco di ricordare dove l'abbia potuto anche solo incrociare per sbaglio. Cerco di dire qualcosa, ma non riesco a collocare quel ragazzo in nessun luogo e in nessun tempo.

Lui capisce la mia perplessità, ma continua comunque a sorridere allegro. "Nicolas!" mi fa, come se questo potessi aiutarmi, ma è davvero raro che riesca a ricordare i nomi delle persone. "Quello dei colli bolognesi? La Space Valley, i cani che si sono mangiati il tuo pranzo!"

Ahh, ora ricordo! Meno di due settimane fa ho passato una giornata intera a guardare video in cui era presente anche lui insieme ai suoi amici, ma cavolo, mi fosse rimasto anche solo un briciolo di ricordo!

"Sì, scusa, hai ragione! Ora ricordo!" faccio, tendendogli la mano per salutarlo. Lui me la stringe, cordiale, mentre io mi chiedo come mi sia potuto venire in mente di fare un gesto del genere. Chi tende la mano per salutare qualcuno che già conosce? Ma alla fine lui ha ricambiato la stretta senza pensarci troppo su, quindi penso vada bene... penso.

"Che ci fai tu qui?" mi chiede, togliendosi gli occhiali da sole. I suoi occhi grandi e le lunghe ciglia scure mi fanno tornare in mente quando l'ho incontrato sui colli, volto da ragazzino e spalle larghe avvolte dal cotone. Ora sì che ho un ricordo nitido di Nicolas - o, come l'ho sentito chiamare dai suoi amici, Bic.

"Eh, in teoria ci studio... in pratica mi dispero!"

Lui sorride e mi dà ragione. "Sì, non è la facoltà più facile del mondo, ma almeno dopo serve a qualcosa!"

"Me lo auguro!" gli rispondo con un sorriso, ricambiando tutti quelli che lui mi aveva precedentemente rivolto e a cui avevo risposto con una smorfia confusa. "Comunque io sto andando a lezione di Fisica II" gli faccio. Mi piacerebbe rimanere a parlare, ma devo andare a prendere un posto decente in aula prima che finiscano. "Non so, magari ci vedremo in giro, o a lezione..." continuo, gesticolando senza nemmeno accorgermene. Inizio a schioccarmi le dita, cosa che faccio ogni volta che sono nervosa o in imbarazzo, e il non saper che dire o le pause prolungate tra un commento e l'altro sono tra le cose che più mi mettono a disagio.

"Certo!" mi fa lui, sempre allegro, e vederlo così tranquillo e a suo agio mi contagia, facendomi pensare che, forse, non sto facendo la figura della completa idiota. "Ci becchiamo in giro, ciao!" dice un'ultima volta, inforcando di nuovo gli occhiali da sole. Si porta indice e medio alla fronte e fa tipo il saluto militare. Ricambio con un sorriso cordiale e un gesto della mano, e vado avanti lungo la mia strada, percorrendo il corridoio avanti a me fino a quando non sono costretta a girare sulla sinistra.

Il filo rosso della ValleKde žijí příběhy. Začni objevovat