Capitolo #14

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+ SAM POV +

Mi accendo un'altra sigaretta davanti al grande finestrone della cucina, un spicchio di aria che entra e mi raffredda le dita della mano per evitare di impuzzolentire l’intera cucina. Il cielo è di un intenso grigio mentre le macchine passano in strada sollevando goccioline d’acqua posatesi sull’asfalto quella mattina stessa. Soffio fuori il fumo.“Mi avrà presa per pazza” penso, ricordando le parole della cassiera dell’Esselunga sotto casa mia.
In un attimo mi passano davanti tutte le delusione e i due di picche che ho preso al liceo, quando credevo che il vero amore potesse tutto su ogni cosa, quando credevo che far sentire una persona amata mi avrebbe fatta amare a mia volta, e quindi tutti i pomeriggi passati a dispiacermi quando mi rendevo conto di quanto questa cosa fosse falsa. Quante volte mi sarò chiesta cosa ci fosse di sbagliato in me, perché non fossi “sufficiente” per gli altri senza mai trovare una risposta.
Bruno è l’ennesima persona che mi ferisce e mi fa crollare l’autostima sotto i piedi, ma sapete che c’è? Mi sono scocciata di questa situazione. Di rincorrere gente e di cercare di cambiare me stessa per piacere agli altri.
Non c’è niente che non vada in me.
Vado bene così.
Ho deciso di non voler soffrire più: basta Bruno, basta tutti, e soprattutto chissenefrega anche.
“È meglio se inizi a farti valere fin da subito.”
Direi che è arrivata l’ora di cominciare.
“Sta piovendo?” mi chiede Maria, appena entrata in cucina per lavare alcune stoviglie che erano rimaste nel lavello.
“Ha smesso” le rispondo distrattamente.
“Speriamo non ricominci” commenta lei, mentre si asciuga le mani.
Il cellulare inizia a vibrarmi ripetutamente nella tasca, quindi lo tiro fuori mentre porto la sigaretta alla bocca.
“Pronto?” chiedo, e butto fuori il fumo.
“Ehilà, ti disturbo?”
“No carissimo, dimmi tutto” rispondo a Nic. La sua voce allegra mi ha ridestata dai miei pensieri.
“Stasera c’è una festa all’università per l’inizio dell’anno nuovo, vieni?”
“Hm” roteo gli occhi mentre faccio un altro tiro, “non lo so Nic, devo vedere se ho passaggio e se qualcuno vuole venire con me, non me la sento di tornare sola, in piena notte, con la bicicletta e sotto la pioggia – pare ricomincerà a piovere.”
“E ti vengo a prendere io, che problema c’è?”
“Umpf,” che fastidio quando la gente spende tempo, denaro ed energia per me, mi fa sentire di troppo.
“No Nic, davvero, non voglio disturbarti.”
“Va bene, va bene, alle nove mi faccio trovare sotto casa tua.”
Sbuffo, ma in realtà sorrido: mi fa piacere uscire, ne ho proprio bisogno.
“Va bene, ci vediamo alle dieci meno un quarto. Quanto ti devo per la benzina?”
“Eeeh, un milione di euro, dai. Ci vediamo stasera!”
“Va bene, va bene, comunque ti aggiorno nel caso dovessi avere compagnia, così non c’è bisogno che tu mi venga a prendere. Cià-cià.”
Chiudo la telefonata. Spengo la sigaretta nel posacenere e chiudo anche la finestra; ho la mano gelata.
“Vuoi venire ad una festa universitaria stasera?” chiedo a Maria, i capelli ricci e neri che le arrivano alle spalle, meravigliosi, così folti da rimanere fermi anche quando lei mi fa cenno di no con la mano.
“Devo studiare.”
Faccio spallucce, e decido di mandare direttamente un messaggio nel gruppo delle coinquiline:

“Per chiunque fosse interessata: stasera c’è una festa alla mia uni per l’inizio dell’anno. Fatemi sapere chi vuole venire ché mi devo organizzare, grazie”

***

Salgo in macchina sul sedile posteriore, e vedo Nicolas osservarmi dal posto del guidatore.
“Ti hanno dato tutte buca?” mi chiede, un sorriso divertito sul volto.
“Che bidonare” commento.
Mi sento salutare da Tonno che si trova sul sedile passeggeri anteriore; allunga una mano verso di me e la agita in aria. Ricambio il saluto a mia volta, e lascio che il ricordo del nostro ultimo incontro mi invada il cervello: lui che arriva con la fidanzata nella gelateria dove lavoro, io che mi accuccio dietro il bancone e che, comunque, alla fine della fiera, sono costretta a servirli. Meno male che sto dietro. E che è buio. Nessuno mi vedrà mentre arrossisco e scavo la buca dentro la quale infilerò la testa per l’imbarazzo.

Il filo rosso della ValleWhere stories live. Discover now