Capitolo #12

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+ POV SAM +

"Sembro una barbona."
Questo è l'unico pensiero che mi sfiora mentre mi guardo allo specchio con uno spazzolino in bocca e il dentifricio che cola. I capelli sono arruffati, non stanno giù, e sembrano evidentemente pieni di nodi. Sono le tre inoltrate del pomeriggio, e io mi sono appena svegliata, gli occhi gonfi di pianto e la testa vuota. Tra due ore devo stare a lavoro e la mia faccia è impresentabile, così come il mio umore. Credo di aver pianto tutta la notte, anche nel sonno, e non è stato affatto piacevole.
L'ultima cosa che ricordo è la faccia preoccupata di Nicolas poco prima che scendessi dalla sua auto. Fuori diluviava e l'autostrada era allagata, così come i miei vestiti erano fradici di pioggia. Tremavo nonostante la giacca che Nic che mi aveva poggiato sulle spalle e l'aria calda che usciva dai bocchettoni della sua auto. Il rumore ritmico e lento dei tergicristalli sul parabrezza scandiva il tempo e il traffico in cui ci eravamo imbottigliati. Avevo lo sguardo vuoto e perso al di fuori del finestrino del passeggero, non parlavo ed ero accovacciata su me stessa. Sentivo lo sguardo di Nic che ogni tanto si posava su di me.

"Puoi venirmi a prendere di corsa?"
"Cos'è successo? Dove sei??"

Non se l'era fatto ripetere due volte e, nel giro di dieci minuti, era già da me. Nel frattempo, la ragazza che mi aveva prestato il cellulare era andata via, e io avevo cercato invano di proteggermi sotto una tegola che chiamarla tegola era un complimento.
"È colpa del ragazzo che abbiamo incrociato oggi?"
"Hm?". La voce di Nicolas mi aveva riportato alla realtà nel bel mezzo della strada, mentre armeggiavo col mio cellulare.
"È colpa sua? Ti ha fatto qualcos-"
"No" mi sono affrettata a dire. "È colpa mia, ho solo buttato all'aria la mia dignità". Avevo aperto il cellulare per togliere la batteria. Estratta la sim, avevo leggermente aperto il finestrino per lasciarla volare via, chissà dove. Desideravo che Bruno non avesse più notizie di me. Quella sera stessa avrei chiamato mia madre con un altro cellulare, inventando qualche scusa sul mio numero che non funzionava più e rassicurandola di andare l'indomani stesso a comprare un'altra sim.
"Sei pazza?" mi aveva detto Nic, sempre con lo sguardo fisso davanti a sé mentre guidava.
"Devo pagarti la benzina" gli avevo risposto, ignorando completamente il suo commento.
"Non scherzare" mi disse, tirandomi una leggera gomitata al braccio. "Allora... non sarò un ottimo ascoltatore, ma se hai problemi puoi dirmelo."
Ci conoscevamo da pochissimo, eppure aveva fatto lo sforzo di venirmi a prendere senza chiedermi spiegazioni. Ritenni che meritava almeno un briciolo di fiducia, quindi decisi di raccontargli - nel modo più freddo possibile - quanto successo poco prima.
Nel giro di poco eravamo sotto al mio portone. Gli lasciai la giacca e lo salutai, lui mi abbracciò di rimando. Mi disse di farmi sentire per informarlo su come stessi, e andò via senza chiedermi altro dopo che l'ebbi ringraziato. Credo che gli offrirò caffè a vita.

***

"Mamma mia, che faccia...." commenta Federica entrando in bagno dietro di me. "Che fine hai fatto stanotte?"
Rido malamente, mentre riprendo a lavarmi i denti.
"Sono stata da Bruno" rispondo, dopo essermi sciacquata la bocca.
Posso immaginare chiaramente gli occhi sgranati di Federica mentre mi ascolta seduta sul gabinetto. "E allora?! Com'è andata?!" mi chiede, stupore e timore nella sua voce.
"Nulla" rispondo asettica, "l'abbiamo fatto e poi mi ha cacciata perché doveva vedersi con gli amici."
"Oh, Sam..."
Federica e le ragazze erano a conoscenza della situazione con Bruno, se non altro per tutti i pomeriggi e le sere passati a piangere come una bambina mentre loro mi consolavano.
"Devo andare a comprare una nuova sim per il cellulare, la mia l'ho lanciata in autostrada."
"Cos-" prova Federica, ma viene tempestivamente interrotta.
"Se vuoi ti accompagno". La testa di Naomi fa capolino dalla porta del bagno. Penso abbia sentito tutto, ma la cosa ha poca importanza.

Passiamo il tempo successivo a chiacchierare, io raccontandole di Bruno, e lei di una persona con la quale si sta frequentando. Mi dice che si chiama Andrea, ed è chiaro dal suo sguardo quanto ne sia presa. Tira fuori il discorso perché, a suo dire, ultimamente stavano litigando, e Naomi non sapeva come uscirne. Andrea, a quanto pare, l'accusava di non sentirsi inserito nella vita di Naomi: lei non l'aveva presentato alle amiche, ai parenti, nessuno ne sapeva nulla e questa cosa lo faceva sentire un po' tradito, come se lei volesse nascondere il loro rapporto agli occhi del mondo.
Mentre mi racconta queste cose, si torce le mani callose, le unghie corte e ordinate, lo sguardo rivolto verso il pavimento del pullman che ci sta portando in centro a Bologna e la voce piena di preoccupazione.
"Scusa, ma perché non lo porti una sera a cena a casa nostra?" le chiedo, mentre passeggiamo sotto i portici alla ricerca di un negozio di telefonia. Devo anche sbrigarmi, in realtà, dovendomi trovare tra mezz'ora sul posto di lavoro. Bene o male sono poco distante, quindi mi sento relativamente tranquilla, ma meglio non perdere la cognizione del tempo.
Naomi mi guarda, un sorriso abbozzato sotto gli occhi preoccupati. "È... è complicato...".
Non le chiedo altro. Le metto un braccio sulle spalle e la stringo a me, e lei fa altrettanto stringendomi in vita.
"Certo che siamo proprio una bella coppia!" commento sarcastica. "Siamo entrambe anche fin troppo incas-"
Quasi cado quando Naomi si ferma bruscamente, il mio braccio che ancora le cinge le spalle mentre io continuo ad andare avanti.
Mi giro a guadarla, confusa, ma lei fissa altrove, davanti a sé. Allora mi giro nella sua stessa direzione, e noto una ragazza dai lunghi capelli color dell'oro fissarci in cagnesco. Prima Naomi, poi me, poi di nuovo Naomi, poi di nuovo me, il tutto dietro le lenti rosa dei suoi - ormai inutili, visto che sta tramontando - occhiali da sole. Una delle mani tiene un bicchiere trasparente con dentro una bevanda colorata, mentre le labbra sono così strette da sembrare quasi inesistenti.
Io, imitando la ragazza, comincio a fissare confusa prima lei, poi Naomi, chiedendomi cosa stia succedendo. Naomi boccheggia, la vedevo mentre cerca di dire qualcosa, e fa appena in tempo a nominare "Andrea", tendendo un braccio avanti a sé, che la ragazza le getta in faccia l'intero contenuto del bicchierone.
Vi giuro, non ci sto capendo un beneamato cazzo.
A stento vedo il bicchierone volarmi in faccia e la ragazza correre via arrabbiata. Guardo Naomi.
"Quella è Andrea" mi dice dopo un attimo, i capelli e i vestiti completamente bagnati.
"Vai!" le dico, facendo rapidamente due più due nella mia testa. Lei mi guarda spaventata, confusa, un passo avanti e uno indietro manco stesse ballando la samba. "VAI!!!" le urlo, e lei inizia a correre, i capelli appiccicati in faccia e la giacca jeans che quasi le vola via.
Sto per seguirla, quando una mano mi afferra la spalla.
"Cos'è successo??" mi chiede Nicolas, fermo dietro di me e in compagnia di alcune persone.
"Ma voi sempre in giro state?!" gli chiedo, esasperata. Lo guardo, squadro rapidamente anche gli altri e poi di nuovo Nicolas per dirgli: "A quanto pare la mia coinquilina è lesbica e nessuno ne sapeva nulla per non so quale motivo e ora credo che la sua fidanzata abbia frainteso pensando che io e lei stiamo insieme e si è incazzata di morte". Dico tutto d'un fiato, alzando le braccia e riabbassandole manco fossi un pinguino. Ora quella che sta boccheggiando sono io. Nicolas mi restituisce uno sguardo confuso, capendo ancor meno di me. "Sono in ritardo per il lavoro" aggiungo, non senza una certa angoscia nella voce. "Non so che fare."
"Andiamo" mi dice Nicolas, portandomi di nuovo una mano sulla spalla.
"E Naomi?!" chiedo nel panico.
"Eee... se la caverà... Ma poi, dovesse avere bisogno, penso ti chiamerà, no?" chiede Nic, nel tentativo di consolarmi. Lo guardo disperata, e lui aggiunge: "Non hai ancora la sim" puntandomi un dito contro. Scuoto la testa.
"Andiamo" mi ripete Nicolas. Non so che diavolo fare, ma non me lo faccio ripetere due volte. Spero solo vada tutto bene.

~ Angolo scrittrice ~

Credo sia passato oltre un anno dal nostro ultimo capitolo, ma mi sento di dire sia stato un anno impegnativo e pieno di pensieri, motivo per cui non abbiamo avuto modo di scrivere più. Chiedo venia a tutti i lettori e vi lascio con questo nuovo capitolo: spero vi piaccia! Alla prossima!

Sam

Il filo rosso della ValleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora