0.5

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Levi non restò a lungo.

Io dormii tutta la notte, fino a tarda mattina, quando il cigolio improvviso della porta mi fece sobbalzare di colpo, spaventata.

La mia mente ancora dormiva, eppure, davanti ai miei occhi, già lo rivedevo mentre mi saltava addosso, pronto a darmi il colpo di grazia.

Mi voleva morta, sapevo che era così, e niente mi avrebbe potuto salvare.

Mentire mi avrebbe fatto solo più male.

Alla fine, però, la porta non nascondeva il mostro dei miei incubi, ma una ragazzina sui dodici anni dalle lunghe trecce more.

Sembrava spaventata quanto me.

"Marie, calmati." Levi era ancora seduto in fondo ai miei piedi, nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato.

Sembrava calmo, ma era evidente che non fosse così, e il suo corpo lo tradiva in ogni suo più piccolo gesto.

Per qualche motivo, vederlo così - pronto a scattare in mia difesa - mi fece sentire meglio: a quanto pare stavo davvero impazzendo.

"Scusa," sussurrai, infine, cercando di restare calma, nonostante il cuore impazzito dentro il mio petto.

Lui mi fissò per un solo secondo, quasi per capire che mi fossi davvero ripresa, e poi scese dal letto, avvicinandosi alla bambina, ancora immobile sull'uscio.

Stessi capelli scuri, leggermente ricci, il fisico magro e la linea delicata del naso: solo allora mi resi conto di quanto quei due si somigliassero.

"Greta, che stai facendo qui? Pensavo avessi capito che non puoi entrare in camera mia senza il mio permesso."

Il tono di Levi era duro, segno che non avrebbe ammesso repliche, eppure il modo in cui guardava la bambina era dolce, quasi delicato.

Mi sorprese scoprire quella parte di lui, così umana.

"Nonna mi ha mandato a chiamarti," si giustificò lei, sempre con leggerezza. "Non mi ha detto il perché."

Il ragazzo non sembrò felice di quella notizia, ma cercò di nasconderlo concedendo alla bambina una piccola carezza e un sorriso delicato.

Non l'avevo mai visto sorridere prima.

"Andrò da loro, ma tu devi tornare dai tuoi amici: lo sai che non dovresti mai stare da sola, nemmeno al villaggio."

"Eppure lei la lasci sola," ribadì la bambina, lanciandomi uno sguardo perplesso. "Tu dici sempre che nessuno dovrebbe restare da solo."

Messo così alle strette, nemmeno Levi sembrò trovare le parole per spiegare alla bambina che, il motivo per cui lei dovesse essere sempre al sicuro, era per salvarsi dalla mia gente, persone come me.

Eppure, non potevo credere che lei davvero non sapesse: alla sette venivamo educati fin dalla culla a riconoscere e odiare un lupo mannaro, quindi era impossibile, per me, credere che lei non fosse stata istruita.

Tutti nascevano soldati, e non c'era tempo da perdere dietro bambole e costruzioni, eppure, Greta mi guardava con quella scaltra curiosità tipica dei bambini, quasi stesse cercando di capire se le piacessi oppure no.

Era strano, davvero.

"È bella, non credi?"

Sgranai gli occhi, sconcertata, mentre lei, con i grandi occhi azzurri stretti in un'espressione pensosa, mi si avvicinava, allungando con coraggio un dito verso di me e sfiorandomi le gote.

ECLIPSEWhere stories live. Discover now