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Chiedo perdono, il capitolo è molto breve: nel prossimo, comunque, ci saranno delle gioie💕

Margaret abbracciò Kiran per interminabili minuti, piangendo lacrime amare: il figlio cercò di consolarla, gentile, mentre accarezzava i capelli della figlia, avvinghiata alla sua gamba.

Rebekah, invece, se ne stava in disparte, col volto appena coperto da una mano, cercando di colmare la commozione.

"Sei tornato," gli sussurrò, mentre il lupo le si avvicinava con la figlia in braccio e le scostava appena i capelli dal volto, volendola guardare in viso.

Le sorrise, appena. "L'ho fatto."

Distolsi lo sguardo, non riuscendo più a sopportare quella scena, non quando avevo ancora le mani e i vestiti pregni del sangue di Garreth e i pezzi del suo cervello.

Trasudavo di dolore e angoscia, e l'amore, in quel frangente, stonava un po' troppo.

"Marie?" Levi, al mio fianco, increspò la fronte, non capendo come mai me ne stessi andando dalla capanna di Rebekah. Ovviamente, mi seguì.

"Marie, aspetta: non stai bene?"

Mi prese la mano, ma io me ne liberai subito, guardandolo in cagnesco.

"Tu lo sapevi, non è vero?" Sbraitai, puntandogli un dito contro, furiosa. "Tu sai sempre tutto, quindi come non potevi?"

Lui strinse le labbra, colpito dalla mia scenata, ma non vacillò. "Non capisco di cosa stai parlando."

Sgranai gli occhi, sinceramente allibita.

"Vorresti farmi credere che non sapevi che Garreth era ancora vivo, o che fosse a capo dell'esercito? Ci avevi combattuto contro sole poche ore prima."

Ero arrabbiata, furiosa, perché le menzogne di Levi erano fin troppo palesi, e quindi non capivo che senso avesse non rivelarsi.

Non lo sopportavo, non quando si comportava in questo modo.

"Allora?" Continuai, sostenendo il suo silenzio. "Il grande lupo ha perso le sue parole?"

"Non volevo che lo scoprissi, non mentre eri ancora qui," ammise, infine, ma questo non mi bastò.

"E perché? Cosa sarebbe cambiato?" Insistetti, violenta.

"Che tu non mi avresti creduto sul fatto che lui non era davvero ciò che pensavi. E, poi, senza la sua morte, tu non mi avresti nemmeno guardato: mi avresti visto solo come un nemico."

Solo come un nemico.

Scossi il volto, e, in quel momento, la rabbia divenne delusione. "Queste parole non sono degne nemmeno di te."

Mi voltai, e lo lasciai, mentre lui ancora chiamava il mio nome.

"Marie, ma dove vai?" Sbraitò, e ne avvertii il senso di colpa.

"Lontano," fu la mia risposta.

***

Non era vero, non sarei mai riuscita ad andarmene, non quando così tanto mi costringeva a restare.

Levi era importante per me, davvero, per questo i suoi sbagli mi facevano così male, perché mi segnavano così profondamente: io ne ero dipendente in un modo che non avevo ancora capito appieno.

E mi piaceva: Dio, quanto mi piaceva.

Perciò mi limitai a tornare sulle sponde del nostro laghetto, affondando i piedi nell'erba morbida - anche se forse un po' troppo fredda, essendo notte fonda.

Un solo spicchio di luna risplendeva sopra di me ed io pensavo a lui, mentre, in quelle stesse acque, mi ripulivo le mani dal sangue di Garreth.

Poche settimane fa, avrei ucciso per quel ragazzo; mentre ora mi trovavo a farlo per un lupo.

Quanto cambiano in fretta le cose, quanto gira veloce questo mondo: avevo paura che, prima o poi, mi sarei persa.

Levi mi avrebbe tenuta a sé? Mi avrebbe salvata? Il mio cuore diceva di sì; la mia mente, anche.

Voltai il volto, scossa, avvertendo un fruscio di foglie alle mie spalle.

Non tirava un singolo alito di vento, quella notte.

"Levi?" Chiesi, rimettendomi in piedi e strizzando gli occhi per cercare di vedere meglio. "Levi, sei tu?"

Non vidi nulla finché non accadde, finché le mie spalle non colpirono l'erba sotto di me e un lupo dal manto bruno mi sovrastava con rabbia.

Occhi d'argento, di cui riconobbi l'astio: Christian.

Ringhiava con prepotenza, puntando direttamente al mio collo, ma, quando finalmente i suoi denti colpirono la mia carne, fu quella del mio braccio.

Non potevo attaccare, non ne ero in grado, tanto ero debole: potevo solo tentare di difendermi, ma quali possibilità avevo?

Christian si divincolò, trascinando il mio bracciò con sé, cercando letteralmente di strapparmelo, mentre io, con forza, continuavo a schiaffeggiargli il muso, sperando, magari, di riuscire a colpirlo agli occhi o distrarlo.

Fu tutto inutile, e intanto il sangue continuava a scivolare lungo il mio petto, impregnandomi la felpa.

Sarei morta su quel freddo prato per mano di Christian: ormai, mi ero arresa a questo.

E, quando finalmente sentii il gelo divagarsi dalle punte dei miei piedi verso il mio cuore, lo accolsi con una triste malinconia.

La morte, ormai, l'avevo già sfiorata così tante volte da riuscire a riconoscerla.

Ma anche quella volta la vidi allontanarsi.

Christian sgranò gli occhi, di colpo, bloccandosi con le fauci spalancate: di rimando, ne estrassi il braccio ferito, continuando a fissarlo senza capire, soprattutto quando cadde a terra e vidi un coltello piantato nel suo petto.

Un coltello d'argento.

"Non è morto." La voce di Greta mi perforò i timpani, facendomi voltare, ancora con il cuore a mille e le lacrime agli occhi. La bambina mi lanciò un semplice sguardo, notando le condizioni del mio braccio, poi mi porse le mani. "Non potete proprio stare divisi voi due."

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ECLIPSEWhere stories live. Discover now