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Mi sorpresi quando scoprii che Levi sapeva fin troppo bene come fuggire dal suo villaggio

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Mi sorpresi quando scoprii che Levi sapeva fin troppo bene come fuggire dal suo villaggio.

Uscimmo dalla finestra posteriore – lui mi aiutò a farlo – e poi scappammo nel bosco, diretti a passi svelto verso la sette mentre ci tenevamo per mano: in lontananza, sentivo il suo popolo discutere sulla possibilità di uccidermi.

Dovetti costringermi a non pensarci, e, dopo lunghi minuti, finalmente riconobbi il profilo delle alte mura di cemento protettive e il mio cuore quasi esplose.

Mio padre, la mia gente, quella che mi ha sempre vista come un pezzo di carne da sfruttare a proprio piacimento: presto li avrei rivisti tutti e avrei dovuto fare finta di nulla, di essere felice di essere tornata.

Non ero certa che fossi così brava a fingere.

"Penso che siamo abbastanza vicini." Levi si fermò, restando nascosto fra gli ultimi alberi prima dell'ampia spianata di polvere anteriore alla grande porta. Mi lanciò uno sguardo, cupo, e subito capii che presto avrei dovuto fare qualcosa che non mi sarebbe piaciuto affatto. "Ora, dobbiamo entrare."

"Ed immagino tu sappia come fare," replicai, semplicemente.

Lui tirò un sorriso, e poi, dal retro dei pantaloni, estrasse lo stesso coltellino che mi aveva prestato qualche giorno prima, durante il nostro allenamento. Di rimando, io arretrai.

"Cosa vuoi farci con quello? Mettilo via!"

"Dobbiamo fare in modo che loro credano al fatto che tu sia riuscita a scappare e catturarmi durante il loro attacco e, per fare questo, ovviamente, dobbiamo fare qualche modifica," disse, con calma, così da farmi concepire, lentamente, che questo andava fatto per forza.

Non lo rendeva affatto più facile, ma sapevo di non avere troppa scelta.

Strinsi le labbra, afflitta, e poi annuii. "Però, non sarò io ad affondare la lama."

Levi sembrò concordare, e poi, con estrema precisione, affondò la lama nel suo braccio, creandosi un lungo taglio, e poi fece lo stesso sulla scapola destra e sul petto: io, intanto, distolsi lo sguardo, incapace di vederlo in quel modo.

Faceva male, troppo.

Poi, spostò lo sguardo, ed io feci lo stesso, ed entrambi ci incontrammo, capendo perfettamente i pensieri l'uno dell'altra: non eravamo felici, affatto, ma comunque eravamo insieme, quindi le cose dovevano andare bene per forza.

Io sapevo che Levi mi avrebbe protetto, lo avrei sempre saputo, anche quando mi mise il coltello in mano, costringendomi a stringerlo mentre il suo sangue colava sulla mia pelle, caldo e, allo stesso tempo, terribile.

"Tocca a me?" Chiesi, e lui non rispose, limitandosi ad avvicinarsi a me, cingendomi i fianchi con un braccio: forse voleva essere delicato, o forse non voleva farmi scappare.

"Guardami, Marie," disse, ed io obbedii, ponendo tutta la mia attenzione sul verde frizzante dei suoi occhi, sfumata nell'argento: in quegli occhi, cercai la mia speranza, mentre lui alzava la sua mano vicino al mio volto e cinque artigli erano al posto delle sue dita.

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