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La nove non era altro che un'altra sette: stessa prigione di metallo, stessa tristezza, stessa desolazione

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La nove non era altro che un'altra sette: stessa prigione di metallo, stessa tristezza, stessa desolazione.

Era l'unica sezione ad essere stata spodestata dai lupi – in qualche modo, questi erano riusciti ad introdursi mentre le mura non erano ancora state del tutto completate, uccidendo tutti nel sonno.

Negli anni seguenti, le altre sezioni si impegnarono per trasformarla nel loro cimitero, ultimandone la costruzione per renderlo un luogo protetto dai nemici: ora, però, avevamo i codici, ed entrare era stato più facile che uscire dalla sette.

"I nostri informatori dicono che attaccheranno questa notte: sembra che il padre di Marie non abbia voglia di perdere tempo."

Kiran si appoggia sulla poltrona del comandante, lanciando un lungo sguardo al fratello, seduto sul tavolo del controller.

"Marie ha già attivato le illuminazioni e le pompe dell'acqua, non mancherà molto per avere il controllo anche delle sale degli armamenti."

"Ancora non capisco perché vogliate usare le nostre armi," commentai, confusa. "Siete lupi, a che vi servono?"

"Forse a non morire?" Ribadì Kiran, alzando un sopracciglio. "Abbiamo pellicce forti, tesoro, ma non più dure del metallo."

Levi si voltò verso di me, cercando di farmi capire di dovermi calmare.

"Kiran intende che abbiamo bisogno di un aiuto extra."

Faceva sembrare tutto così facile, lui.

Alzai gli occhi, tornando al pannello di controllo, sperando di trovare la combinazione giusta per recuperare i codici: farlo, pensare alla guerra e alla polvere da sparo, faceva sembrare tutto più reale.

Stavamo per morire.

Un pulsante arancione prese a brillare e, sullo schermo centrale, comparvero tre serie di codici. Levi fu il primo a capire.

"Marie ce l'ha fatta," esclamò, vittorioso, prima di rivolgersi al fratello. "Visto?"

Kiran non si degnò di compiacerlo, limitandosi ad alzarsi e dare una veloce occhiata ai codici, memorizzandoli. "Andiamo a prendere queste armi."

Non aggiunse altro, limitandosi ad andarsene.

"C'è da dire che speravo che la sua gratitudine durasse più a lungo," commentai, sinceramente, osservando la porta chiudersi in un tonfo.

Levi mi sorrise, complice, e mi si avvicinò, sfiorandomi dalle spalle alle mani, per poi stringerle. "Kiran è felice per noi, Marie, gli è solo difficile dimostrarlo, visto che a lui non è andata così bene."

"E a noi pensi andrà bene?"

Lui mi accarezzò la guancia, scostandomi i capelli dal volto. Più lo osservavo, più pensavo di innamorarmi di lui. "C'è una cosa che devo chiederti, Marie, una cosa che devi fare per me."

ECLIPSEWhere stories live. Discover now