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Era tardo pomeriggio, ormai, in quella metropoli dai lunghi palazzi scuri e lucenti. Hyungwon aprì la finestra della loro sala da pranzo, per far andar via il fumo che si era incanalato per tutta la casa a causa delle numerose sigarette fumate da Hoseok; restò ad annusare l'aria che odorava di smog, misto alla secchezza del caldo torrido di quell'estate. 
"Hyungwon" lo richiamò il suo ssang, spegnendo la, probabilmente, quindicesima sigaretta di quel pomeriggio "fra poco dobbiamo andare via. Abbiamo una missione." E, a quelle parole, il giovane slittò via dalla finestra correndo di sopra per raccogliere qualche indumento comodo per le corse improvvise. Indossò un paio di jeans scuri larghi e una maglietta a maniche corte grigia; guardò la fila di scarpe riposte sotto la scrivania e optò per delle banali, seppur comode, Converse nere. 
Scese le scale di corsa e si ritrovò davanti il moro che lo aspettava, battendo un piede dal nervosismo che lo aveva colto alla sprovvista: lo si poteva notare dagli occhi che saettavano da tutte le parti, impazienti di trovare qualcosa che lo potesse calmare. 
"Eccomi, andiamo." Disse l'albino, riponendo il telefono nella tasca sinistra dei pantaloni.
Hoseok lo guardò e sul suo volto guizzò un leggero sorrisetto "non credo che ti serverà, quello." Disse, ammiccando con lo sguardo al dispositivo che l'altro aveva appena messo apposto. 
"Mi fa sentire al sicuro" ammise il secondo leader, aprendo la porta ed uscendo quasi di corsa, per colpa dell'imbarazzo "anche se non lo sono." Sussurrò infine.

Hoseok guidò fino ad arrivare al fiume Han, dove avrebbero aspettato di vedere la luna alta e  i barboni che si scaldavano bruciando immondizia in vecchi barili di latta. 
"Ma, vorresti dirmi, che gli Stray Kids di notte dormono?!" Sussurrò Hyungwon, appollaiandosi su un tronco reciso sulla riva del fiume "cioè non..." 
"Aspetta, io non ho detto che tutti dormano. Ho detto che di notte, dormono, ma non ho detto che tutti lo fanno." Chiarì Hoseok, sedendosi accanto al suo ssang "Alcuni di loro più, ovviamente, il leader vanno a contrabbandare con mafiosi, mentre i più giovani ed inesperti rimangono nel loro covo. Dovrebbero fare la guardia, ma difficilmente rimangono svegli e, poi, sono molto semplici da mettere fuori gioco." Spiegò il moro, osservando le automobili passare velocemente lungo il ponte che incombeva sopra le loro teste.

Parlarono a lungo, finché, non appena la luna iniziò a sorgere dietro ai grattaceli luminescenti, a Hyungwon non sfuggì un grido acuto; si alzò e indietreggiò, tremando: aveva molta paura. 
"Wonnie!" Esclamò Hoseok, avvicinandosi a lui e prendendolo per le spalle "che cazzo c'hai?!" 
"I-io... io... io ho... ho visto..." balbettò l'altro ragazzo, guardando un punto vuoto dietro le spalle del moro "girati!" Riuscì a dire, infine facendo voltare il primo leader.
Lì, davanti ai loro occhi, c'era un corpo che era stato trasportato dall'acqua fino a lì. Non poteva essere un corpo vivo, non dopo essersi fatto tutta quella strada trascinato dalla forte corrente; il moro sembrava tranquillo, ma il sudore che gli imperlava la fronte dichiarava l'esatto contrario "dobbiamo portarlo via di qui." Disse, poi, avvicinandosi lentamente. 
Hyungwon lo seguì, tremava ancora vistosamente e gli stavano salendo i conati di vomito man mano che nelle sue narici entrava l'odore putrido del morto. Hoseok, però, si pietrificò sul posto e, questa volta, stava tremando anche lui: ma non di paura
"Cosa... perché ti sei fermato?" Bisbigliò l'albino, appoggiando una mano sulla spalla del ssang; quello si girò e lo strinse così forte da fargli udire le ossa delle costole scricchiolare "non guardare Wonnie!" Gridò, ma era troppo tardi.

Quel corpo.

Oh, quel dannatissimo corpo.

No, non era un corpo qualunque.

Non era un morto qualunque.

Era lui.

Colui che doveva proteggere gli altri.

Sohn Hyunwoo. 

E vomitò. Hyungwon perse il controllo del suo corpo e corse via, vicino al ceppo dov'era seduto poco prima, e rigettò qualsiasi briciola avesse accantonata nello stomaco. Hoseok era rimasto immobile, troppo sconvolto per poter muovere un singolo muscolo; dei passi rimbombarono lungo le pareti del ponte e delle grida minacciarono di raggiungerli presto. 
"Dobbiamo scappare... Wonnie..." sussurrò il moro, sollevando il defunto da terra macchiando di sangue la camicia di flanella bianca "forza, Wonnie..." 
L'albino si pulì il lato destro della bocca con il polso e guardò il più anziano con sguardo sofferente: non voleva andarsene così, ma doveva farlo
Prese a correre insieme all'altro ragazzo, scavalcarono il guardrail con netta difficoltà e corsero fino alla loro auto parcheggiata sul ciglio della strada, ringraziando il fato che, proprio quella notte i due lampioni che separavano l'Audi da loro, avessero la lampadina bruciata. Durante il tragitto per arrivare al mezzo, i due si soffermarono a guardare le ferite sul corpo di Shownu: aveva lividi, tagli, scottature, scorticazioni, il petto non c'era era stato strappato via mettendo in mostra le costole spezzate e l'assenza del cuore, gli occhi erano sbarrati e la bocca semiaperta. Lo spettacolo più orribile a cui avessero potuto assistere gratuitamente

Nota Autrice

I'm back e mi dispiace tantissimo per essere mancata così tanto, ma non trovavo l'ispirazione adatta eeeee vbb comunque da ora in avanti i capitoli saranno molto più corti ma c'è una ragione logica, voglio dire non sono io troppo pigra (anche) ma semplicemente poiché ciò che ho in testa è molto più intrigato di ciò che potete anche solo provare ad immaginare yk ho bisogno di farli un po' più corti im sorry. E detto questo amen e ramen.


ᴏʜ, ᴛʜᴀᴛ ᴛᴀᴛᴛᴏᴏ - ʜʏᴜɴɢᴡᴏɴʜᴏ Where stories live. Discover now