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Hyungwon si ritrovò a correre lungo un tunnel semibuio, alcune luci azzurrognole, irreali, gli illuminavano a tratti il passaggio, mentre correva a perdifiato.
Si accorse solo in quel momento che era a piedi nudi, coperto da una leggera vestaglia bianca: non aveva freddo, ma un brivido gli percorse la spina dorsale. Voleva fermarsi, voleva esplorare quel tunnel sconosciuto, ma sentiva che le sue gambe non rispondevano al suo cervello. 

Corri.

Non ti fermare.

Non vuoi realmente fermarti.

Solo corri.

Corri perché devi, o corri perché vuoi?

Corri per la tua incoscienza o per la tua coscienza?

In fondo questa corsa è solo frutto della tua immaginazione.

Tu sei solo frutto della tua immaginazione.

Provò a fermarsi, gli fecero male le gambe dallo sforzo, eppure la sua corsa non cessò, non smise di correre nemmeno quando inciampò; cadde a terra, le ginocchia si graffiarono vistosamente, eppure, un attimo dopo, era già in piedi a sostenere il suo estenuante esercizio fisico.
"Basta!" Gridò, raccogliendo tutto il fiato che il suo fiato era riuscito a conservare "Voglio fermarmi!" 

Invece che fermarsi, mentre correva, delle immagini cominciarono a scorrergli davanti: immagini della sua vita, piccoli sprazzi di ricordi che lo avevano segnato nel bene e nel male, piccole avventure che aveva vissuto quando era un bambino e grandi esperienze che aveva fatto da adulto. 
Ma c'era una cosa, come un denominatore comune, che legava tutti quei momenti mostrati dal tunnel: Hoseok, il maggiore era raffigurato in tutte le immagini, in prima linea, come sfondo, lui c'era sempre.

Hoseok.

Ti manca.

Lo ami, ma non l'hai mai ammesso a te stesso.

Non vorresti provare amore.

L'amore distrugge.

L'amore ferisce.

Però tu lo desideravi così ardentemente.

Era l'imperfetta visione della perfezione.

Era il capolavoro di un pittore sconosciuto.

Era l'angelo maledetto.

O era anch'esso solo frutto della tua mente,

Della tua sete di desiderio?

"No!" Gridò ancora, stringendo forte i pugni e strizzando gli occhi per evitare di piangere "No! Lui era reale! Ed io l'ho amato, lo amo e lo amerò!" 
Correva, gridava disperato, il buio lo stava pian piano attanagliando ma nonostante tutto lui non mollava, ormai voleva correre, voleva dimostrare al mondo intero che lui non era come tutti lo disegnavano, voleva sentirsi ammirato e non voleva più solo ammirare
Vivendo i suoi ricordi, uno dopo l'altro, giunse in un gigantesco giardino rigoglioso, dal profumo gradevole e fruttato. 
Si guardò intorno, disorientato e curioso, camminando sull'erba morbida e fresca, cercando di non rimanere abbagliato dai forti e caldi raggi del sole. 

Hyungwon.

Lo sai benissimo cos'è questo giardino.

Sai benissimo cosa significa per te.

Guarda avanti.

Non avere timore della tua stessa mente.

La mente non fa paura.

La mente è solo il contenitore di ciò che non vuoi vedere.

La pazzia, la follia, equivalgono alla verità.

Tu vedi la verità celata dietro la quotidianità.

Questa è la tua ultima avventura, Hyungwon.

Buona fortuna.


ᴏʜ, ᴛʜᴀᴛ ᴛᴀᴛᴛᴏᴏ - ʜʏᴜɴɢᴡᴏɴʜᴏ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora