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Hyungwon vagava senza meta, pestando l'erba verde smeraldo e guardandosi intorno, quasi intimorito da quella desolazione. I suoi passi risuonavano vuoti intorno a lui, i passeri che cinguettavano sopra la sua testa mandavano suoni quasi irreali, finti.
Più proseguiva, più si ritrovava a vedere tutto ciò che lo circondava con inquietudine e, forse, paura.

"Questo... è solo un sogno, vero?" Disse fra sé e sé, rallentando la sua passeggiata.

Quando pronunciò la seguente frase, il mondo sprofondò nell'oscurità, un'onda nera che non aveva mai visto prima: tutto era avvolto nelle tenebre, era come se se ogni singola cosa fosse stata avvolta da un lenzuolo nero pece. All'albino sfuggì un gemito ma, senza farsi prendere troppo dal panico, iniziò di nuovo a camminare, portando in avanti le mani per sentire gli eventuali ostacoli.
Brancolò nel buio, cercando inutilmente di far abituare la vista al buio insistente, fino a quando non sbatté i palmi contro qualcosa: una porta.
Percorse tutta l'area in legno levigato dell'oggetto, fino a quando non trovò la maniglia fredda e metallica; la sua mano tremava, ricordava molto bene cosa aveva trovato dietro la scorsa, dannata, porta. Strizzando gli occhi e mordendosi dolorosamente il labbro inferiore, il ragazzo con gesto secco e deciso, la spalancò; riaprì piano gli occhi, aspettandosi qualche altro spirito, ma invece trovò solo una stanza illuminata da una luce soffusa e azzurrognola.
"Dio..." disse in un sospiro, ma appena mise il piede dentro la stanza vuota, il pavimento non era più sotto i suoi piedi nudi.

Si ritrovò sdraiato su un pavimento in parquet lucido e profumato, il suo sguardo puntava dritto ad uno sgabuzzino buio e tetro: il loro sgabuzzino buio e tetro.
Si mise seduto, massaggiandosi le tempie doloranti, riconoscendo i quadri appesi alle pareti, riconoscendo la loro casa.
"Ecco" disse, alzandosi in piedi, "è successo di nuovo." Si passò una mano fra i capelli bianchi e sospirò sonoramente, ma non abbastanza da coprire dei singhiozzi sommessi.
Hyungwon si incamminò verso la sala da pranzo, da dove provenivano i leggeri lamenti, e vide Minhyuk, chino su delle foto: si ricordò il motivo per cui stava piangendo e gli si strinse il cuore.

Il maggiore si girò nello stesso esatto momento in cui girò la testa anche il fantasma, quando udirono dei passi pesanti scendere le scale in marmo e poggiare i piedi coperti da degli imbarazzanti calzini a forma di pappagallo sul parquet: era lo Hyungwon di quel tempo.
I capelli neri, scompigliati, formavano una nuvola soffice e scura sopra il volto principesco del ragazzo, le labbra prorompenti erano semiaperte e gli occhi scuri erano velati dalla stanchezza.
"Minhyuk" disse, con la voce impastata dal sonno interrotto in malo modo, "che stai facendo qui a quest'ora della notte?"
Si avvicinò e lo guardò meglio, notando solo in quel momento che il castano stava piangendo, mentre lo spirito di Hyungwon stava scuotendo la testa imbarazzato e seccato.
Il minore passò il pollice sullo zigomo di Minhyuk, dove una lacrima ribelle era sfuggita al controllo del castano, e lo fissò aspettandosi che il maggiore prendesse parola senza il bisogno di incitarlo.
"Guarda" disse Minhyuk, la sua voce tremava per il pianto, "guarda queste foto." E gliele porse, piccoli ritratti di due persone, talvolta solo una.
"Questo sei tu, non è vero?" Chiese Hyungwon, indicando il castano che sorrideva di fronte alla macchina fotografica "e questo ragazzo chi è?"
"Quello è..." il maggiore ingoiò un groppo amaro di saliva e riprese la parola "quello è il mio ssang."
L'albino, che guardava tutta la scena, sorrise all'affiatamento che avevano Minhyuk e Jooheon e gli venne quasi da ridere per tutto quel che quei due, insieme, combinavano.
"E come..." iniziò a dire l'altro Hyungwon, ma venne interrotto dal castano.
"Lui è in ospedale: è stato investito" disse tutto d'un fiato, gli occhi luccicanti lo fissavano da capo a piedi "ho sentito il suo dolore e poi mi è arrivata una chiamata dall'ospedale."

In un modo o nell'altro, Minhyuk, Hyungwon, Hoseok e l'albino si ritrovarono a sfrecciare sulla strada immersa nella notte profonda, illuminata dai lampioni e dagli sprazzi di stelle che punteggiavano il cielo.
Hoseok aveva spinto l'acceleratore a tavoletta, rischiando di grosso il ritiro della patente, e stava attraversando i vialetti per la maggiore vuoti, a parte qualche figura che usciva dai locali o che se ne stava sul ciglio della strada fumando, bevendo e chissà quali altre cose.
"Ma com'è successo?!" Chiese Hoseok, svoltando improvvisamente in una via buia e stretta "come ha fatto a venir investito?!"
"Aspetta..." Minhyuk, che si era appena accorto del cambio improvviso di strada, guardò il suo migliore amico dubbioso "che strada è... questa?"
"Una scorciatoia." Affermò Hoseok, rallentando di poco la corsa.

ᴏʜ, ᴛʜᴀᴛ ᴛᴀᴛᴛᴏᴏ - ʜʏᴜɴɢᴡᴏɴʜᴏ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora