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Hyungwon era in ginocchio sul prato, respirava a fatica, credeva che da morto si sarebbe risolto tutto, che sarebbe stato finalmente in pace con tutto, invece la pace, per lui, non sarebbe mai più arrivata.
Si guardò attorno, gli uccellini cinguettavano felici e i ciuffi d'erba si muovevano al ritmo di una danza fra loro e il vento.
Era tutto così armonioso, da mettere i brividi.
Aveva appena vissuto tutti i ricordi legati a Kihyun ed ora... mancava solo Hoseok alla lista.
"Non puoi farmi questo!" Gridò, piangente e sconsolato "Non puoi!" Strappò l'erba, ma non appena lo fece, il mondo iniziò a vorticare.

Si ritrovò seduto su una panchina, di un parco giochi abbandonato. Se lo ricordava quel parco, se lo ricordava molto bene: lì, lui ed Hoseok, giocavano a calcio o a rincorrersi come due teneri cuccioli, quando erano più piccoli.
In quel momento, era sera, una sera estiva, una di quelle in cui i grilli cantavano indisturbati e tutta l'atmosfera dava un senso piacevole e di calma. 
L'albino si alzò e fece qualche passo, guardandosi intorno curioso e, allo stesso tempo, nostalgico.
"Se mi trovo qui" disse fra sé e sé "ci deve essere l'altro me, no?"
E, come se l'avesse predetto, dinnanzi a sé si ritrovò un 14enne Hyungwon e un 15enne Hoseok che discutevano e, sembrava, che stessero trattenendo delle lacrime. 

Lo spirito si ricordava perfettamente cosa successe quella sera, era un ricordo che non poteva smuoversi dalla sua mente. Si avvicinò ai due ragazzini che si ciondolavano sulle altalene arrugginite.
"Ma sei sicuro di quel che stai dicendo?" Chiese Hoseok, volgendo lo sguardo verso l'altro ragazzino "sicuro, sicuro?" 
"Certo! Me l'ha detto mamma!" Disse, entusiasta, Hyungwon.
"Ma questa storia dei ssang... mi sembra così strana ed inverosimile." Il maggiore si accigliò e guardò oltre gli alberi e le case all'orizzonte. 
"Mia mamma" soggiunse il più piccolo, fingendo di non aver sentito l'altro "ha detto che io e te siamo ssang." 
Hoseok smise di dondolarsi e strinse le catene arruginite della sua altalena "tua mamma ha detto cosa?!" Esordì, incredulo.
"Te lo giuro sul mio peluche di Pikachu!" Disse Hyungwon, passandosi una mano fra i folti capelli scuri "possiamo vederlo da noi, ha detto!" 
Hyungwon si sollevò la sua t-shirt dei Power Rangers e scoprì il suo tatuaggio: la tigre bianca che teneva tra le fauci una rosa; Hoseok passò due dita su quel punto, il suo sguardo era attento, studiava con estrema attenzione il tatuaggio dell'altro. 
"Allora?" Chiese il moro, impaziente "è uguale al tuo?" 
Il maggiore, senza proferir parola e continuando ad osservare la schiena nuda del ragazzino, si levò la sua maglietta e si girò, mostrando il suo tatuaggio: erano identici. 
"Siamo..." dissero insieme, dopo aver realizzato il tutto, "siamo ssang!" Urlarono all'unisono, abbracciandosi e stringendosi. 
"Siete ssang." Ripeté, sorridendo, l'albino. 

Era tardo pomeriggio quando, guardando fuori dalla finestra, Hoseok disse che voleva formare una gang. 
"Che?!" Disse, sbalordito, Hyungwon, poggiando sul tavolino la sua tazza ricolma di tè caldo. 
"Hai sentito bene." Disse l'altro, sorridendo e alzandosi dalla sedia su cui era precedentemente seduto "voglio formare una gang." Ripetè, avvicinandosi al suo ssang e poggiandogli ambe le mani sul suo volto. 
Il ragazzo dai capelli rossi arrossì e distolse lo sguardo dal moro "sì, ma come?!" Chiese, sforzando di non sembrare troppo imbarazzato. 
"Beh" il maggiore fece un sorrisetto "se ti dicessi che ho comprato una casa nuova, proprio per questo motivo?" 
Hyungwon si alzò, di scatto, in piedi e gli strinse le spalle "tu, hai comprato una casa... nuova?!" 
Il moro annuì sorridendo e tirò fuori, dalle sue tasche, le chiavi della sua auto "fa le valigie, Wonnie, ci trasferiamo."
L'albino osservò tutto con le lacrime agli occhi, rivivere quei ricordi legati a loro due, al suo amato, a tutto ciò che avevano provato insieme, lo rendeva desolato e nostalgico, tremendamente nostalgico. 
Il rosso ed il moro, nel mentre, stavano caricando le loro valigie nell'auto di quest'ultimo ed erano quasi pronti ad andarsene per sempre da quella catapecchia in cui vivevano.
"Ma quindi" iniziò a dire Hyungwon, mentre Hoseok richiudeva il bagagliaio "io e te saremo i leaders?" 
Il maggiore diede una pacca sulla spalla del più giovane e rise "mi sembrava logico!" 
L'albino si massaggiò la fronte, socchiudendo gli occhi, "che idiota che ero." Sussurrò, frustrato. 

All'albino fu proiettato un altro ricordo, avevano già formato la loro gang ed erano già ricercati dalla polizia; lo spirito trovò sé stesso che abbracciava Hoseok, il maggiore stava piangendo silenziosamente, mentre l'altro gridava dal dolore. 
"Perché a loro?!" Gridò il minore, coi capelli neri incollati al volto. 
"La vita è una montagna russa, Hyungwon" il moro sciolse l'abbraccio e guardò negli occhi il più piccolo "a volte si va giù in impennata, ma altre volte c'è da affrontare una lunghissima salita e non sai mai quando una delle due avrà luogo." Sussurrò, asciugandogli una lacrima ribelle che scivolò via dal controllo di Hyungwon. 
"Se solo fossi stato con loro..." il ragazzo più alto strinse i pugni e digrignò i denti, ma le sue mani vennero accarezzate da quelle di Hoseok. 
"Saresti morto con loro, Hyungwon." Disse Hoseok, con gentilezza ma anche con una nota di amarezza.
"Sarebbe stato meglio, hyung!" Gridò, tutto d'un fiato, il più piccolo, slegandosi dalla presa dell'altro e andando fuori dalla sua stanza. 
L'albino rimase nella camera ad osservare Hoseok, il quale rimase per un po' seduto sul letto, lo sguardo rivolto verso il punto in cui prima era seduto il suo ssang. 
"Cazzo, Hyungwon, sei così stressante." E si alzò dal letto, andando ad aprire la porta, prese per il colletto della maglietta il più piccolo e lo avvicinò a sé "pensi che i tuoi genitori sarebbero felici di sentirti dire questo?! Pensi che loro sarebbero stati felici di vederti morire insieme a loro in quel dannato incidente?!" 
Hyungwon si morse il labbro inferiore e abbracciò di nuovo il maggiore, che lo strinse fra le sue braccia forti e calde "ora, lasciati libero, ci sono qui io a proteggerti." E, dopo quelle tenere parole sussurrate all'orecchio di Hyungwon, l'atmosfera si sgretolò.

L'albino si ritrovava di nuovo nel bianco inquientante, aveva gli occhi chiusi e stringeva i denti: non voleva vedere Hoseok, non da morto
"Wonnie..." un sussurro debole, quasi incerto "Wonnie, sono io." Una mano sfiorò la guancia dello spirito e, quello, ebbe uno spasmo di paura e desiderio.
"No, non voglio, no!" Gridò Hyungwon, tenendo gli occhi ben chiusi e ingoiando un groppone amaro. 
"Apri gli occhi, Wonnie, almeno per l'ultima volta vorrei vederti." Disse Hoseok, poggiando la sua fronte contro quella del suo ssang. 
L'albino aprì delicatamente gli occhi e lo vide: sembrava vivo da quanto fosse bello, i capelli argentati erano lindi, i vestiti bianchi aderivano al suo corpo muscoloso perfettamente intatto e, soprattutto, la sua testa era ancora attaccata al corpo.
"Ma come fai a...?" Riuscì a pronunciare Hyungwon, con la voce rotta per la sorpresa.
Hoseok lo baciò e passò una mano sul punto in cui c'era il tatuaggio dello spirito "è per via del tatuaggio, Wonnie, ti permette di vedermi come tu desideri." Sussurrò Hoseok, fra un bacio e l'altro. 
"Ti prego..." implorò l'albino "non te ne andare, ti supplico!" Afferrò i vestiti bianchi del suo ssang, che lo guardò sorridendo "devo passare la linea, Wonnie, ma noi ci rivedremo, ne sono sicuro." Ed andandosene, si portò via anche l'atmosfera bianca e candida, rimandendo solamente un piccolo ricordo lontano. 

Gli veniva da vomitare, i piedi scalzi a contatto con l'erba fresca gli mandavano un senso di orrido e di malessere. 
Il giardino era diventato insopportabile.
Il giardino era l'inferno


ᴏʜ, ᴛʜᴀᴛ ᴛᴀᴛᴛᴏᴏ - ʜʏᴜɴɢᴡᴏɴʜᴏ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora