Ciclica disperazione

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Sto disteso faccia a terra sulla neve. Finché la morte non mi alita sul collo resto così, attendo. Mi tiro su e sono paonazzo dallo sforzo e dal freddo. La neve si scioglie sul viso e scivola via tornandosene da dove è venuta. Non ci sei. Non ti trovo in nessun dove e in nessun quando. Osservo attentamente ogni angolo di mondo, solo distese di bianco infinito e di niente assoluto intorno a me. Te ne sei andata un anno fa, dicendo a tutti che andavi felice per non tornare. E non sei tornata mai, infatti. Ridevi delle mie fragilità d'un riso che era solo tenerezza e nulla più. Mi amavi tanto, a fondo, come fossi il più bello dei mari in cui bagnarsi i piedi. Ma non ti basto. Non ti salvo. L'amore non basta quando sei una stella condannata in un firmamento di rocce e solitudine. Alzo la testa dalla neve e mi manca il respiro, l'ossigeno non arriva al cervello e il mondo si smaterializza intorno a me.
Eccoti che finalmente ti vedo in questo attimo di confusione ed estasi in cui i neuroni non connettono più. Hai il sorriso più grande di sempre sul volto pallido come questa fottutissima neve. È rosso, l'hai disegnato col rossetto, perché l'avevi detto che te ne saresti andata felice. Le braccia pesanti accasciate sui fianchi, i piedi a penzoloni che al vento si muovono come una bandiera. Dura tutto poco e niente, una lacrima mi scivola lenta sul dorso della mano e io torno a respirare vita ancora. Mi guardo intorno, come sempre non ci sei. Rimetto la testa sotto la neve come uno struzzo e attendo invano che si ripeta all'infinito la mia ciclica disperazione.

Storie breviWhere stories live. Discover now