Ladro di sguardi

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Ho pensato alla morte tremilaottocentoquindici volte oggi. Sono fatto così, amore mio, ma tu sai perdonarmelo. Scendo le scale buie di casa tua e non mi volto neanche una volta a guardarti perché mi piace immaginare che tu rimanga lì ad aspettarmi finché non scendo, con il naso appiccicato alla vetrata che si appanna ad ogni tuo sorriso. Solo quando arrivo alla macchina mi giro, alzo lo sguardo e lo lascio posarsi sulla finestra della tua camera. L'unico rettangolo di mondo ancora illuminato. Ti vedo passare, ti stai osservando allo specchio come fai spesso. Vorrei gridartelo, da qui sotto in questo buio, che sei bellissima quando lo fai. Che sei bellissima e basta. Che sei bellissima sempre e mi basta così. Ora dai le spalle allo specchio e ti osservo sfilarti piano la maglietta, la tua pelle che conosco oramai a memoria ha il colore della luna che mi brilla sulla testa in questa notte senza stelle. Sorrido e lo so solo io che sto sorridendo. Ti rubo un attimo di vita in cui non sai di essere osservata e mi sento uno stronzo. Eppure, non posso fare a meno di guardarti, di pensarti, di saperti mia. Alzi le braccia sulla testa e la pieghi leggermente all'indietro, rinchiudi i capelli tra le mani e li leghi. Io mi innamoro così, guardandoti nei tuoi gesti più semplici che hanno nascosto un mondo infinito di bellezza. Ti vedo allontanarti e anche l'ultimo rettangolo di mondo si spegne. Non ti vedo più ma ti immagino teneramente mentre ti infili sotto le coperte e stringi il cuscino prima di addormentarti, tu uragano contro la vita che è poi un oceano di fragilità. Allora mi sento finalmente un uomo vivo nel cuore del mondo e la morte sembra essere solo un ricordo lontano.

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