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Un colpo di aria gelida mi sferza il viso violentemente, togliendomi il respiro per qualche istante e coprendomi la visuale con una ciocca di capelli.

La scosto con fatica e, nel gesto di portarla dietro l'orecchio, mi accorgo che codesto è talmente freddo da aver perso totalmente sensibilità sotto il mio tocco debole.

Nel tentativo di tenere aperte le palpebre infuocate e pesanti, mi guardo intorno: un'oscurità sinistra e agghiacciante mi circonda e cerca di penetrarmi nelle membra.

Permetto a un brivido di scuotermi, così da cercare di mantenere la mente lucida.

Cerco di incrociare le braccia per attenuare il freddo che sembra voler investirmi, ma non ci riesco.

Tutto il mio corpo e la mia capacità di elaborare un qualcosa per sopravvivere alla situazione, sono totalmente paralizzati.

Chiudo gli occhi per qualche istante, come se quel gesto potesse magicamente trasportarmi in un'altra dimensione.

Invece il vento non fa che fischiare sempre più forte, mescolando al suo incessante sibilo il battere dei miei denti.

Quando li riapro il freddo soffocante si è lievemente placato ma, l'oscurità nera come la pece che fino a poco prima mi aveva tolto ogni forza, ora lascia spazio a un'immagine poco chiara di una struttura che incombe a pochi metri davanti a me.

Gli inconfondibili cancelli arrugginiti sono leggermenti aperti vero l'interno, dando l'impressione di soccombere su un cimitero abbandonato.

Gli striscioni di benvenuto e di organizzazioni di eventi sono masse di carta bagnata e decomposta sull'asfalto e, quella che dovrebbe essere la via d'ingresso per il campo da football, è sbarrata da pezzi di legno incastrati in modo terrificante.

La scritta, situata sul confine tra il tetto e l'edificio, è talmente sbiadita da sembrare un'illusione:

Newport highschool.

La circolazione, che era già rallentata, sembra fermarsi per un istante.

Perdo il respiro per qualche secondo, tanto che tento invano di cercare di aggrapparmi a qualcosa muovendo freneticamente le mani nel vuoto.

Un altro colpo d'aria mi investe il volto, facendosi strada nelle mie narici e riempiendomi prontamente i polmoni non della solita aria gelida e morta, bensì di un profumo, il profumo di una persona.

Un profumo che mi fa aprire di scatto gli occhi che poco prima si erano richiusi a causa della durezza del respiro.

Mi godo l'ultima espirazione rendendola lenta e dolce, poi, tutto si ferma.

Il vento, il freddo, il buio sconnesso, tutto perde significato.

Battendo le palpebre più volte riconosco una luce appena accennata proveniente da quello che è probabilmente un lampione che illumina dall'alto, come per far scena, la figura emittente di quel profumo.

Le ginocchia tremano, tremano talmente forte che mi abbandono alla sensazione del cedimento, ma pur volendolo non riesco ad accasciarmi a terra.

Con passi fermi ed eguali, la figura emerge fuori dalla luce e si avvicina sempre di più.

Ad ogni suo passo, ad ogni eco comune emesso dall'asfalto, il mio cuore intraprende un'accelerazione del battito talmente insolita da serrarmi la gola, provocandomi conati di vomito e sintomi di svenimento a ritmo scostante.

Una volta arrivato di fronte a me, abbastanza lontano da sembrare uno scenario normale ma abbastanza vicino da poter percepire e toccare la sua presenza, i miei occhi non credono a ciò che hanno davanti.

Scusa,ma ti amo!Where stories live. Discover now