La magia del carlino

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In ogni romanzo rosa che si rispetti o telenovelas argentina con qualche protagonista dal nome assurdo - Pepa, Peperina, Divina, Sfogliatina - erano sempre presenti i personaggi rivali, acerrimi nemici della povera e disgraziata ragazza dal cuore troppo buono e i brufoli troppo grandi. Ne Il Mondo di Patty c'era Antonella, ad esempio, in Mean Girls Regina, un personaggio che, tra l'altro, per qualche motivo, non ero mai riuscita ad odiare completamente - forse perché, a differenza di Antonella che ogni tanto il cervello lo utilizzava, Regina mi sembrava possedesse, al posto dei neuroni, dei criceti in prognosi riservata.

Ecco, se la mia vita fosse stata una telenovelas argentina (considerando il corso degli ultimi eventi, non ne sarei rimasta così sorpresa), allora Rodolfo e Maddalena sarebbero stati rispettivamente la Regina e la Antonella del mio mondo.

Come si sarebbe potuta chiamare una serie tv come la mia, poi?

Il mondo del disagio?

Soy Cassandra, la ragazza Angeliana?

Miss Sfigata?

Per qualche motivo, tutti quei titoli mi sembravano particolarmente azzeccati.

Ad ogni modo, come si sa, nelle telenovelas non c'è scontro più grande e atteso di quello fra la protagonista piena di brufoli, apparecchi tridimensionali nella bocca e le sue rivali in amore e carriera. Ovviamente la protagonista è e sarà per sempre una poveraccia senza soldi che campa di bontà, altruismo e dignità perduta, mentre la rivale la figlia di un diplomatico o di Donald Trump, da cui avrà ereditato un fottio di soldi, l'abilità di discriminazione e la pelle gialla.

Non c'era poi così tanta differenza con Maddalena e Rodolfo, persone che, ahimé, avevo avuto modo di conoscere in passato.

Come definirli?

Avete presente le coliche renali?

Disgraziatamente, il destino non aveva mai rivolto le sue gentili attenzioni su di me per farmi regali improvvisi come una vincita al terno al lotto, una pioggia di banconote da cento euro o una sagoma di cartone a dimensioni umane di Alberto Angelo. Si era concentrato sulla sottoscritta per un unico motivo: torturarla con la presenza di soggetti che avrebbero potuto essere la pubblicità perfetta con cui invogliare le coppie ad usare il preservativo.

Conoscevo Rodolfo e Maddalena da quando avevo tredici anni, ovvero dal momento in cui avevo avuto la triste, dolorosa e stupida idea di iscrivermi al liceo classico.

Non facevamo parte della stessa classe, ma loro non avevano avuto problemi a farsi conoscere dall'intera comitiva di studenti in pochi mesi, già dal primo anno. Anche io, all'epoca della mia stupida ignoranza infantile, mi ero ritrovata a sentir parlare di loro. È tremendo per me da ammettere, ma a quei tempi ero stata a mia volta vittima dell'atroce momento adolescenziale in cui il nostro unico pensiero è quello di condurre una vita sociale, piena di amici e di attività extra scolastiche.

Solo che, già da allora, le mie capacità comunicative rasentavano lo zero.

Ero una tipa bizzarra che passava il sabato sera e leggere, guardare Ulisse o al massimo Crozza che prendeva in giro i politici italiani, mi divertivo con poco e avevo una pericolosa capacità di perdermi nel mio mondo di fantasia grazie a un piccolo indizio - una lampada, un tuono, persino una scoreggia avrebbe potuto innestare il meccanismo Cassandra-scompare-dal-mondo-reale.

Rodolfo e Maddalena, invece, non erano così. Sapevano conquistare i cuori delle altre persone, plagiarli, addirittura, arrivando a manipolare i pensieri di chi stava attorno a loro. Erano bravi, davvero bravi, e nessuna delle loro vittime arrivava a realizzare tutto ciò, almeno fino a quando non era troppo tardi.

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