Game of stronz

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È impossibile dimenticare alcune emozioni.

Non avrei mai potuto scordare la gioia e il tripudio che mi avevano attraversata la prima volta che avevo guardato in tv una puntata di Super Quark, ammaliata dalla suadente voce dell'Anziano Angela, in un giorno di primavera, quando ero ancora bambina.

O la confusione vissuta alla vigilia del mio tredicesimo compleanno, quando mi era venuta un'otite all'orecchio sinistro e avevo pensato che Megera mi avesse detto "sono vergine" invece che "sono al verde".

Il terrore che mi aveva cristallizzata sulla sedia, in piena notte, quando Elsa aveva spalancato la porta della mia stanza e mi aveva beccata a guardare il Trono di spade proprio nel momento in cui la coppia incestuosa decideva di pippolarsi a vicenda davanti al cadavere del figlio.

Lei mi aveva guardata un momento, senza proferir parola, gli occhi spiritati e la bocca sigillata in una linea di disapprovazione. «Mi ricordo quei due» aveva pronunciato poi, indicando lo schermo del pc, da cui provenivano i classici gemiti a luci rosse, «non erano fratelli?»

Avevo sudato così tanto che Venezia si era allagata di nuovo.

«Più o meno.»

Un'ombra le aveva mangiato gli occhi. «Come si chiamava quella serie? Game of stronz

Non avevo avuto cuore di correggerla, in parte, anzi, trovavo particolarmente appropriato quel titolo.

«E quello lì stecchito non è il loro figlio?»

«Più o meno.»

Avevo conosciuto il sapore del Giudizio Universale, quel giorno, incarnato nell'inclemenza che Megera mi aveva rivolto coi suoi occhi glaciali: «Un porno normale no, eh?» aveva detto infine, prima di richiudere la porta.

Sì, certe emozioni non si possono dimenticare.

Proprio per questo, non avrei mai potuto dimenticare di lì in avanti il mio primo incontro con Principe Vileda.

Lui era...

L'incarnazione del bad boy, la sua perfetta impersonificazione in forma canina.

Dopo avermi praticamente assalita, leccata ovunque, e schiacciata sotto il suo peso corporeo di cui tre quarti sicuramente apparteneva unicamente al pelo, non si era limitato semplicemente a guardarmi con la fierezza che solo un cattivo ragazzo da young adult può possedere, no. Mi aveva guardata con attenzione e, avrei potuto scommetterci mia nonna per questo, aveva scosso la testa, disgustato, quasi deluso dal mio viso. 

Era quindi questo quello che provava Hope la prima volta che Bel Trapano la snobbava? Dovevo ammettere che adesso capivo il perché si sentiva così ferita nell'orgoglio ogni volta. 

Persino Lampa, Ada e Dario parevano ammaliati dallo stallone Vileda. Ada, in particolar modo, lo guardava con la luce divina negli occhi, la stessa presente nello sguardo di Megera davanti a un episodio di Don Matteo. Terence Hill era il suo sogno proibito da quando era una ragazzina, almeno così era quanto affermava.

Ma per quanto bella e commovente potesse apparire la tragica storia d'amore del mio cane con quello di Simon, al solo guardarli insieme, mentre Ada trotterellava attorno al mocio, scattante, non potei fare a meno di notare... degli evidenti problemi tecnici.

Se anche il Principe dei pavimenti avesse d'improvviso notato in Ada una bellezza finora ignota al resto del mondo, tale da farla sembrare un cherubino ai suoi occhi, rimaneva comunque il fatto che la mia adorata cucciolota era letteralmente un ventesimo della stazza di Mr Pelo... La guardai lasciare una bava dietro di sé, mentre seguiva la scia tracciata da Megazord Vileda sulle scalette di Sant'Ercolano, e mi grattai il mento, dubbiosa.

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