fiftyeight

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martedì 17 aprile
3:40 pm

Le labbra di Namjoon si lasciarono scappare un breve sbuffo. Il ragazzo mise da parte il telefono e si portò le mani agli occhi, stropicciandoli piano e rimanendo poi qualche istante a guardare il soffitto bianco della propria stanza. Non sapeva bene come sentirsi, non credeva ci fosse un termine preciso per descrivere ciò che provava. Era... stanco. Stanco anche solo di provare a comprendere.

Tutto all'inizio gli era sembrato così chiaro e semplice: Kim Seokjin era il ragazzo con cui aveva parlato per tutti quei giorni tramite messaggi. Lui ci aveva parlato, gli aveva raccontato di sé, della sua cotta per Namjoon (ovvero, bé, sempre lui - tendeva a dimenticarlo alcune volte), e di certo non si dimenticava il modo incantato con cui raccontava di lui. Non dimenticava il modo in cui suoi occhi avevano brillato quella sera nel locale, il desiderio che aveva provato sulle sue labbra quando l'aveva baciato.

E ora? Ora sembrava completamente un'altra persona. Non capiva. Se era sempre stato Namjoon la persona che voleva, perché ora che lo aveva non sembrava comunque felice? Sui messaggi sembrava non esistesse che lui, mentre ora che lo aveva di fronte e che gli dedicava attenzioni era freddo e distaccato.

Gli sembrava quasi impossibile credere che pink boi fosse Seokjin, sembrava assurdo, erano così diversi.

Fece un sospiro, tentando di raccogliere sé stesso. Si alzò dal letto e recuperò un berretto da baseball nero, premendoselo sul capo. Ho bisogno di fare una passeggiata, e rilassarmi. Tentò di ragionare su ciò che l'avrebbe potuto far calmare meglio, e qualche minuto dopo aveva chiuso la porta della propria casa.

Mentre scendeva le scale del proprio condominio cominciò a pensare a quanto ridicolo si sentisse di fronte i suoi stessi occhi: lui, Kim Namjoon, che per anni non si era mai immischiato in nessun nodo sentimentale che si era sempre sentito sovrano dei propri sentimenti ora ridotto così, la mente altrove e il cuore dolorante. Abbassò lo sguardo sul proprio cellulare, attendendo come una ragazzina alle prime prese con le questioni di cuore l'arrivo di quella notifica, ma dopo qualche secondo si costrinse a rimettere il cellulare in tasca. Non devi pensare a lui.

Fuori il sole aveva cominciato ad abbracciare con calore, si stava bene. Era davvero una bella giornata, gli alberi del viale sulla quale abitava avevano cominciato a tingersi di rosa, ma non appena Namjoon notò questa cosa gli si strinse la gola. Abbassò lo sguardo. Non poteva pensare a lui in qualunque situazione si trovasse. Con le mani premute nelle tasche della felpa cominciò a camminare con andatura veloce. Non cominciare, Namjoon, se gli lasci il via libera ai pensieri in questo modo finirai per essere inghiottito.

Ancora una volta quella sensazione di stanco si accomodò sulle sue spalle come un uccellino appollaiato. L'unica differenza che questo uccellino sembrava aver mangiato quintali di mangime, e premeva su Namjoon con forza, facendogli provare la sensazione di essere trascinato pian piano al suolo. Gli bruciavano gli occhi per il sonno, come se non dormisse da giorni. La sua mente affaticata, perennemente affollata da ricordi, persone, idee, ripensamenti.

Non era sicuro che la strada che stava percorrendo fosse quella giusta.

Cercava di non ammetterlo a sé stesso, ma ogni passo che faceva verso Kim Seokjin più credeva di sbagliare. Che si stesse giocando troppo e che avrebbe finito per perdere tutto.

Cominciò a maledire il giorno in cui, per noia, aveva deciso di creare quel profilo. Che gli fosse di lezione per farsi gli affari suoi, la prossima volta, ma onestamente come poteva sapere in quel momento che ne sarebbe rimasto tanto coinvolto? Di certo non si aspettava che sarebbe finito per provare qualcosa per quel ragazzo.

Si bloccò di colpo. Cosa aveva appena detto?


i am gay  ✓Where stories live. Discover now