Chapter 6

5.1K 344 22
                                    

Chapter 6

Villa Wood.

Una donna dai capelli biondi e gli occhi marroni venne a chiamarmi. Sapeva dov'era la mia camera e non si fece scrupoli ad entrare senza neanche bussare. Per mia fortuna ero già vestita, il completo da cameriera, non mi si addiceva molto però mi stava bene, e aderiva perfettamente al mio corpo minuscolo. «Benvenuta, Miss Rosemary. Sono Mrs Cassia, per lei.» si schiarì la voce e riprese a parlare.

«Da oggi in poi dovrà fare tutto ciò che le dirò, senza obiezioni.» annuii alle sue parole così severe e autoritarie. Potevo farcela.

«Mi sta ascoltando? Esigo rispetto!» urlò. Sobbalzai per lo spavento, ed annuii di nuovo. Ma che problemi aveva?

«Sì, Mrs Cassia!» disse «Devi rispondermi così ogni volta che ti darò un ordine.» Impaurita ma non terrorizzata a tal punto da non dire nulla parlai

«Sì, Mrs Cassia. Ho capito tutto.» risposi incerta. Non sapevo cosa aspettarmi da lei. Una reazione esagerata o tranquilla? Per fortuna mi sorrise.

«Bene, vedo che ci siamo capite. Non avrà problemi allora.» sorrise di nuovo e mi fece segno di seguirla. Non parlò fino a quando non fummo arrivate nell'enorme cucina che dava sul retro. C'era un cuoco alle prese con i fornelli, e il suo aiutante che si "divertiva" a pelare patate.

«Allora, lei è Miss Rosemary.» mi presentò con un largo sorriso. «Lui è Paul, il nostro capo cuoco, e Josh, il suo aiutante.» cercai di sorridere, ma l'imbarazzo ebbe la meglio. Mi sentii ancora spaesata e fuori luogo in quella casa, anche se dovevo ambientarmi, e anche in fretta se non volevo combinare guai e dare a Diana ciò che meritava.

«Poi abbiamo Benedetta e Sophia.» indicò le due ragazze che stavano fumando accanto ad una finestra. L'aria da altezzose mi diete fastidio, e mi fece capire che forse, non avrei avuto vita facile con loro. Era solo un presentimento, ma volevo davvero sbagliarmi.

«Rosemary, per oggi ci penseranno le ragazze a servire il pranzo e la cena, così potrò insegnarti come fare, d'accordo?» annuii alle parole di Mrs Cassia, tenendo un profilo basso. «Ti limiterai a portare questo a Mr Wood.» mise tra le mie mani un vassoio contenente una brocca d'acqua e una mela. «Lavora in taverna, quindi fai attenzione a non cadere lungo la strada. Devi attraversare tutto il giardino e la piccola collina.» ordinò, cordialmente.

«Vado subito.» dissi, facendole un sorriso. Lei ricambiò e mi diede una pacca sulla spalla. Mr Wood era il marito di Anna o il figlio? Era un dubbio che avrei tolto dalla mia mente una volta arrivata alla taverna. Anna aveva detto che Charles lavorava lì, e nelle riserve, ma forse aiutava il padre. In un modo o nell'altro lo avrei rivisto e il mio stomaco si contorse. Inciampai su un sasso, ma mi ripresi subito. Solo un po' d'acqua cadde a terra, e mi promisi di non pensare più a Charles e ai suoi occhi. Non avevo esperienze con i ragazzi e mi chiesi perché la mia mente era occupata da lui, e non da Mark. In fondo Mark mi aveva dimostrato il suo voler bene, e mi sentivo in colpa per non averlo salutato prima di seguire Anna Wood in questa nuova vita. Ma ero attratta da Charles in un modo che non riuscivo a comprendere. Forse era il mistero che mi intrigava, la sua anima tormentata. Non lo sapevo, non ne ero certa. Mi sentivo una stupida a pensare ad un uomo come lui. Apparteneva ad una classe ricca, mentre io ero solo una povera donna che doveva sudare per mantenere la sua sorellina. Certo, non sapevo molto della mia famiglia, da dove provenissi. I Mayer. Avrei dovuto fare una ricerca, magari Anna Wood poteva aiutarmi. Lei era sempre gentile e disponibile con me, non avrebbe detto decisamente di no, anzi sarebbe stata più che lieta a darmi una mano anche per la piccola Diana. Mia sorella meritava più di me avere notizie su chi l'aveva messa al mondo, ed io dovevo essere certa che Diana fosse davvero parte della mia famiglia.

I miei pensieri vennero interrotti da un rumore strano che sentii dietro di me. Terrorizzata mi girai lentamente, e gli occhi di Charles erano puntati su di me come se volesse voluto mangiarmi. Non tremai, stetti alla sua sfida. Lui sogghignò divertito, ed io mantenni un'espressione seria e dura.

«Finalmente, la mia mela è arrivata.» esordì sicuro di sé. Dovevo dire qualcosa? Come si comportava una cameriera? «Sei stata piuttosto lenta, Rosemary. Le altre ragazze sono più veloci di te. Pensavo ti fossi persa da qualche parte.» rise, ed continuai a non batter ciglio. La mia mascella era contratta e quasi mi fece male per l'intensità che misi per stringer i denti. Charles fece qualche passo avanti e mi raggiunse. Prese la mela tra le sue mani e la strinse. Il frutto era di un rosso intenso.

«Vedi, Rose. Questo è il frutto del peccato. Una splendida mela rossa.» chiusi per un attimo gli occhi e sospirai infastidita per quel nomignolo che mi aveva riservato. Non mi piaceva essere chiamata Rose. Lo odiavo. Charles prese il vassoio dalle mie mani, e lo poggiò a terra. Ritornò a guardami con l'azzurro dei suoi occhi, e si avvicinò ancora di più. Il suo petto tonico toccò il mio, e il suo calore mi irradiò le vene. Trattenni il fiato, cercando di non accettare la sua provocazione. Charles sorrise malignamente sul mio viso, e passò la mela sulle mie labbra, giocando con esse. Il mio corpo era bloccato, come se mi avesse fatto un incantesimo. Non riuscivo a muovere nessun arto, solo le palpebre. «Sei così innocente, Rose.» sussurrò con voce profonda. «Non sei come le altre.» le sue dita sfiorarono la pelle nuda del mio collo, e un brivido mi percosse la schiena. «Dovresti andar via, Rose.» disse bruscamente, allontanandosi subito. Mi diede le spalle, e lo sentii inspirare e espirare fortemente. «Vai via di qui!» urlò minaccioso. Impaurita e confusa dal suo gesto e dalle sue parole, ordinai al mio cervello di farmi muovere, e così le mie gambe iniziarono a muoversi, e corsi, corsi fino a non farcela più.

Camelia ∞Where stories live. Discover now