Chapter 4

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Faded, Alan Walker.

Non riuscii a credere ai miei occhi: Spider-man in carne ed ossa, o meglio in tuta rossa, mi aveva appena scollato di dosso Cooper e salvata da una sua probabile, anzi scontata, orribile tortura.

Cooper, ancora sconvolto seduto a terra, mi guardava furente, per poi spostare la sua attenzione sull'Uomo Ragno.

"E tu da dove diavolo sei sbucato?" domandò, rosso in volto dalla rabbia.

"Oh, non devi essere un amante dei fumetti se non sai come sono arrivato qui... - commentò sarcastico Spider-man - Sai, uso queste fantastiche cose per spostarmi, per volare... si chiamano ragnatele. Ti do una dimostrazione."

Puntò la mano contro Cooper e dal suo polso uscirono delle ragnatele che legarono i polsi e le caviglie del ragazzo.

"Che stregoneria è mai questa? - strillò in preda all'ira Cooper - Mannaggia alla tua calzamaglia, tu non sai chi sono io!"

"Chi sei tu? Un bulletto senza cervello. Ti consiglio di farti sistemare il naso. - osservò Spider-man - E ti consiglio di stare lontano da lei."

Mi indicò, e poi mi volse lo sguardo, avvicinandomisi.

"Stai bene?" mi chiese premurosamente.

Io annuii.
"Grazie, Spidey." sorrisi.

"Ora andiamo via di qua, che dici? - mi mise un braccio intorno alla vita e mi parlò ancora - Tieniti forte a me, ok?"

Allacciai le braccia intorno al suo collo e mi strinsi a lui, poggiando la testa sulla sua spalla.

"Arrivederci, bulletto senza cervello." disse come ultima cosa Spider-man, prima di sparare una ragnatela sul tetto di un alto edificio vicino e alzarsi da terra.

Arrivammo sul tetto dell'edificio e osservai intorno a me: da lì si aveva la visuale di gran parte del Queens.

"Dimmi dove abiti, ti porto a casa."

Era molto carino da parte sua, ma soprattutto volevo tranquillizzarmi, o meglio far passare quel segnale che mi aveva mandato il cervello e, se fossi andata a casa da sola, senza nessuno, inevitabilmente avrei sprigionato il mio potere.

Accettai la proposta di Spider-man e gli dissi dove andare per portarmi a casa - un viaggetto in braccio all'Uomo Ragno non era una cosa da tutti i giorni.
Con le sue ragnatele sparate a destra e a manca, si spostò attraverso le vie del Queens, fino a giungere a casa mia.

"La finestra di camera mia è quella lì." indicai la finestra che si affacciava sul retro.

Scagliò una ragnatela che si appiccicò sul cornicione appena sopra alla mia finestra.

Da fuori aprii la finestra, che avevo lasciato socchiusa la mattina stessa, e mi voltai verso Spider-man.

"Grazie ancora."

"Ah, di nulla."

Si sporse fino a dentro la finestra, quindi mi appoggiò a terra.
In seguito uscì di nuovo dalla finestra e, con un ultimo saluto, si allontanò.

Cercai di non immaginare cosa sarebbe successo se Spider-man non fosse arrivato, e uscii dalla porta per andare al bagno.

"Grace? Ehi, ma da dove arrivi?"

Zia Amélie uscì dalla camera di Kevin, vuota. Conoscendolo, probabilmente era ancora in giro.

"Da scuola...?" risposi non troppo convinta. Suonava più una domanda che una risposta, la mia, perchè non avevo capito che cosa intendesse sapere.

"Grazie, ma... non ti ho sentita entrare dalla porta." spiegò.

"Oh, sono stata piuttosto silenziosa." mi affrettai a rispondere.

Lei mi rivolse uno sguardo eloquente.
"Non sei mai stata silenziosa, Grace."

"Be', si può sempre iniziare ad esserlo."

Detto questo mi fiondai in bagno per una doccia che mi avrebbe tolto ogni preoccupazione.

****

Mentre aspettavo la cena mi chiusi in camera mia a provare ciò che sapevo fare.
Stavo facendo progressi, oltre al controllarli, anche a decidere quando, anche senza necessità, attivare gli aiutini.

Feci qualche mossa tipo di karate, tipiche della lotta libera, che avrebbero messo K.O. la maggior parte degli avversari colti di sorpresa che non sapevano che possedessi questa grande predisposizione.

In seguito misi le braccia lungo i fianchi e rivolsi i palmi delle mani in avanti, distendendo bene le dita.

Chiusi gli occhi per concentrarmi meglio, e aspettai qualche secondo, prima di sentirmi improvvisamente invulnerabile.
Quando aprii gli occhi, infatti, ero circondata da fiamme, che però non stavano bruciando nulla, nemmeno il tappeto, o il lenzuolo al quale ero pericolosamente vicino. Se non avessi ordinato io di bruciare qualcosa, quel fuoco attorno a me era assolutamente innocuo.

Discorso diverso per le mani. Qualsiasi cosa toccassi con quelle mani infuocate avrebbe iniziato a scottare: se un essere umano venisse toccato dalla mia mano, sarebbe come se avesse appena messo una mano sopra il fuoco vivo.

Concentrandomi, feci sparire il fuoco attorno a me e tornai normale.
Sapevo di far male a non dire queste cose, ma mi sentivo davvero più sicura. Ero invulnerabile a certe minacce se nessuno avesse saputo niente.

"Grace! Kevin! È pronto!" gridò dal piano di sotto zia Amélie.

Uscii dalla camera e incontrai Kevin, che uscì dalla sua.

"Ah, ma allora sei a casa." notai vedendolo.

"Sì, sono tornato poco dopo di te, ho acceso la Playstation e ho smesso ora. - spiegò - E non ho ancora fatto la doccia."

"Complimenti. - dissi sarcastica - Davvero."

Cenammo in silenzio - non avevamo nulla da dirci - guardando il telegiornale, ovviamente con i commenti esasperati di zia Amélie.

Dopo cena, mi recai in camera mia e aprii un cassetto del comodino, nel quale, ben nascosti sotto la biancheria, stavano dei fumetti, che mi avevano regalato i miei genitori all'ultimo Natale e all'ultimo compleanno passati con loro.

Quei fumetti erano le uniche cose che mi erano rimaste di loro; erano inerenti ai supereroi.
Ne aprii uno, volevo vedere se c'era scritto qualcosa inerente ai poteri che possedevo, o se il mio caso era solo uno scherzo della natura.

Molti sostenevano che non esistessero i supereroi, ma Spider-man girava tranquillissimo per il Queens salvando gente, perciò non mi sarei più stupita di nulla, nemmeno se i poteri soprannaturali mi riguardavano in prima persona.

Lessi solo i poteri di altri supereroi, come Iron Man, Captain America e altri, che a differenza di Spiderman non avevo mai visto in circolazione, quindi c'era una probabilità che non esistessero, anche se non credevo fosse possibile.

Come esiste l'Uomo Ragno, mi dissi, esisteranno anche gli altri, solo che non sono qui nel Queens.

Sui fumetti, però, non c'era nulla riguardo ai poteri che avevo io. Non c'erano nessun caso di supereroi che si surriscaldano e sono circondati da fiamme, nè di tizi con dei muscoli ultrasviluppati anche se in modo invisibile, tolto Captain America, che però ha muscoli visibili.

Perfetto, ero uno scherzo della natura, dovevo visitare uno stregone, sempre che esistesse, o direttamente un esorcista, il mio era un problema serio.

Oppure non avevo mai avuto nulla, mi ero sempre e solo immaginata tutto.

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Ecco un altro atto di questa storia, spero vi piaccia
Ditemi nei commenti se volete che migliori qualcosa, i consigli sono sempre ben accetti! 💪

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐓𝐡𝐞 𝐔𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚𝐭𝐮𝐦 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora