Prologo

5.5K 190 108
                                    

N.d.A. Questa storia è stata scritta nel lontano – si fa per dire – 2017 e pubblicata su EFP a partire dall'inizio del 2018 (letteralmente, dato che era il 1º gennaio). Ora, a distanza di un anno e mezzo, ho deciso di portarla anche qui.

Non è tuttavia questo il motivo per cui sto scrivendo queste note, o almeno non quello principale. Ci tenevo, in realtà, ad avvertirvi di una cosa: poiché la storia è relativamente vecchia, lo stile non è ai livelli di quello attuale, ma molto più acerbo. Non è dei peggiori, ma ci sono diverse cose che mi fanno storcere il naso. Motivo per cui, prima di pubblicare anche qui, ho deciso di non rileggere. Solitamente non mi piace rileggere le mie storie, tuttalpiù se risalgono a quasi due anni prima. Se lo facessi, avrei l'istinto di riscrivere più passaggi, e forse anche di rivedere qua e là alcuni punti della trama. Purtroppo sono fatta così. Eppure, non credo sia il caso. È sbagliato riscrivere una propria storia? Assolutamente no. Io stessa l'ho fatto diverse volte. Ma questo non sarà uno di quei casi, perlomeno non ora. La storia è questa, con tutte le sue imperfezioni.

E, a proposito di imperfezioni, temo che Adrien e Marinette – ma soprattutto Marinette – non siano IC al cento per cento. Anche in questo caso, ci sono cose che riscriverei in modo leggermente diverse. Ma non ha importanza. E, in ogni caso, per quanto la mia scarsa autostima mi suggerisca il contrario, non credo di aver fatto troppi danni.
Bando alle ciance, vi lascio alla storia. Buona lettura!

P. S. Nel copia-incolla, ogni tanto Wattpad mi dà dei problemi. È possibile che qualche corsivo qua e là sia saltato.


* * *



31 ottobre 2007, mercoledì,
ore 18:03, Parigi

Marinette tirò con insistenza il lembo di pantalone che stringeva tra le mani, rivolgendo al padre uno sguardo supplichevole. «Papà, sbrigati!»

«Soltanto un attimo.» Tom le sorrise e le porse una caramella, poi posò sul tavolo la ciotola che ne conteneva tante altre diverse in gusto e forma: quella sera Sabine sarebbe rimasta a casa ad accogliere le richieste di caramelle da parte dei bambini della città, mentre lui avrebbe accompagnato Marinette a fare "dolcetto o scherzetto?".

Uscirono di casa alle sei e mezza; il cielo era già parzialmente oscurato e nelle strade guarnite delle decorazioni tipiche di Halloween si riversavano bambini di tutte le età e adulti che li accompagnavano.

Marinette cominciò a tirare suo padre a destra e a sinistra alla ricerca di alcuni amici del quartiere: incontrò Claude, vestito da classico vampiro, poi Bernard e infine Cécile, coi quali passò in razzia circa una quindicina di case. Si fermavano davanti a una porta a recitare la solita filastrocca, ricevevano le caramelle di cui a poco a poco si riempirono e in men che non si dica erano già passati alla casa successiva, come se si teletrasportassero.

Era difficile, per Tom e gli altri genitori, stare dietro a dei marmocchietti carichi di zuccheri e in attesa di riceverne sempre di nuovi.

In mezzo alla calca, i bambini furono presto non più sotto l'occhio vigile dei loro genitori – niente di cui preoccuparsi, comunque, poiché era una zona tranquilla e un po' tutti si conoscevano. Parlando con Cécile dietro di lei, Marinette non si accorse del ragazzo che le sbarrò improvvisamente la strada finché non gli fu addosso.

«Attenta a dove metti i piedi» ringhiò questi, guardandola dall'alto con l'espressione di chi prometteva di avere cattive intenzioni.

Non era stato, infatti, uno scontro casuale. Il ragazzo e il suo gruppo li avevano notati da lontano e avevano deciso che sarebbero stati loro quattro le loro prossime vittime. Un gruppo di bambini più piccoli e indifesi: facile, no?

Tra fantasmi di allora e ombre di adessoWhere stories live. Discover now