Capitolo 8

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19 ottobre 2017, giovedì,
ore 21:17, Parigi

Adrien si diede una rinfrescata veloce e scese al piano di sotto, dirigendosi in sala da pranzo, dove, con sua piacevole sorpresa, trovò il padre già lì ad aspettarlo, seduto a un capo del tavolo. Il giovane prese posto al capo opposto, rallegrandosi della presenza del genitore: oltre a non vederlo per giornate intere perché tutti e due molto impegnati, con una certa frequenza capitava che Gabriel non si mostrasse al figlio nemmeno durante i pasti principali della giornata. Certo, non consumavano mai senza che si sedessero ai due capi del lungo tavolo da sala, come il padre desiderava, o senza che questi si abbandonasse a lunghi silenzi, ma quelle ore passate insieme erano pur sempre una conquista.

«Come sono andati oggi gli allenamenti, Adrien?» volle sapere il genitore in tono neutro. Anche i suoi continui aggiornamenti sulla vita del figlio costituivano una piccola conquista.

Prima di rispondere, Adrien ebbe modo di pensare che ciò che gli aveva detto Marinette qualche giorno prima corrispondeva a verità: pur con i suoi innumerevoli difetti, Gabriel ci teneva a lui. Solo avrebbe dovuto lavorare molto sui modi in cui lo dimostrava. Ma perché questo avvenisse ci voleva un po' di tempo. Queste sue constatazioni mentali e la domanda appena postagli dal padre gli fecero pensare al pomeriggio speso in compagnia di Marinette grazie alla bugia che gli aveva detto, e un po' si sentì in colpa. Non troppo, perché era ancora convinto che le sue ragioni fossero più che valide. E poi era stato probabilmente uno dei pomeriggi più belli della sua vita. Non ci aveva mai pensato tanto a fondo, ma quella ragazza gli ricordava molto sua madre: quella donna era stata in grado di portare gioia e amore nella vita di Gabriel Agreste, e per far sorridere suo padre ce ne voleva davvero. Sua madre ci era riuscita perché era una persona speciale, e anche Marinette lo era.

«Al solito» rispose. «Io e Marinette ci stiamo ancora allenando a quella giocata di cui ti ho parlato.»

Gabriel, doveva ammetterlo almeno a se stesso, aveva cominciato a sviluppare un pizzico di interesse nei confronti di quella giovane di cui Adrien parlava con tale coinvolgimento. Suo figlio, a differenza sua, non si faceva remore nel mostrare ammirazione o interesse per qualcuno, ma quel qualcuno doveva avere qualcosa di speciale, se Adrien lo descriveva così. Pur dando impressione di ascoltare il figlio con non troppa attenzione, annotava in un angolo della sua mente ogni informazione che lui gli passava. La descriveva come fantastica in campo, una presenza talmente rilucente da offuscare tutti gli altri giocatori. Questa, però – diceva Adrien –, era solo un'impressione, perché era proprio grazie alle sue capacità che i compagni erano in grado di risplendere a loro volta – ma anche grazie alle loro, di capacità, non mancava mai di ribadire il giovane. Provava sincera ammirazione per Marinette, sì, ma anche per tutti i suoi compagni di squadra. Gabriel ricordava ancora di come, unitosi da poco ai Gatti Neri, Adrien non facesse che parlare dell'alzatore titolare, Christian – che ricordasse il suo nome, però, lo stilista non riteneva necessario farglielo sapere.

Adrien non voleva che la conversazione finisse lì, perciò continuò: «Le alzate di Marinette sono davvero fantastiche. La prima volta che abbiamo giocato insieme ci conoscevamo appena e non eravamo per nulla in sintonia, ma alla fine della partita ha fatto un salto che l'ha fatta uscire dalla linea bianca e mi ha alzato una palla perfetta. È stato come se giocassimo insieme da anni.»

Gabriel aveva già sentito questa storia più di una volta, ma decise di non smorzare l'entusiasmo del figlio. «Mi fa piacere che i tuoi compagni di squadra siano così stimolanti» commentò. Era sempre stato suo desiderio che il figlio crescesse a contatto con ambienti positivi che l'avrebbero incentivato a dare il meglio di sé in tutte le situazioni, essendo fermamente convinto di vivere in un mondo che non regala mai niente se non per un tornaconto personale. Sotto questo punto di vista, Gabriel Agreste si poteva definire un buon padre.

Tra fantasmi di allora e ombre di adessoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz