Capitolo 4

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N.d.A. Buongiorno!
Chiedo scusa a tutti per il ritardo. Avrei dovuto aggiornare molto prima, ma purtroppo per me ho avuto diversi problemi e contrattempi, in queste ultime settimane. Vi lascio due-tre capitoli e spero possiate passarci sopra. ^^
Buona lettura!

* * *

28 settembre 2017, giovedì,
ore 19:37, Parigi

Adrien e Marinette ci misero circa dieci minuti per esaurire tutti i complimenti che i compagni di squadra e gli allenatori gli rivolsero.

Approfittando di un momento di distrazione generale, Marinette sgattaiolò di soppiatto in direzione degli spogliatoi, bisognosa di ritagliarsi un momento in solitudine per riflettere. Liberatasi della divisa sudata e rifugiatasi sotto il getto caldo della doccia, la giovane si ritrovò a pensare ad Adrien, rendendosi conto che dentro di sé sentiva la necessità di parlargli. Poteva anche essere fatto dello stesso stampo di Chloé, ma dopo la loro ultima giocata in lei si era acceso qualcosa, e aveva il forte sospetto che per Adrien fosse lo stesso, data l'occhiata carica di significato che si erano scambiati. In quel fugace istante Marinette credeva di aver avvertito qualcosa che finora le era sempre sfuggito. Una volta rivestitasi con abiti puliti, quindi, andò alla ricerca di Adrien; tuttavia il primo Gatto in cui s'imbatté fu l'alzatore. «Christian, hai visto Adrien?» gli chiese.

«Si è lavato e cambiato di fretta e furia ed è schizzato fuori.»

«Ti ringrazio» disse, regalandogli un sorriso e andando poi alla ricerca di Adrien. Vagando per i corridoi dell'edificio si ricordò di come, poco prima del fischio d'inizio, il ragazzo le fosse sembrato a disagio di fronte alle telecamere, il che era strano, vista la sua carriera di modello per conto della maison del padre. Non riuscì a trovarlo da nessuna parte, perciò pensò bene di rinunciare e di fare ritorno a casa.

Una volta all'infuori dello stabile, l'aria fredda e pungente della sera la investì in pieno. Non aveva a portata di mano niente se non la felpa leggera della squadra, poiché quand'era uscita di casa niente preannunciava un tale calo di temperatura nel giro di qualche ora. Allora si strinse nelle spalle nel tentativo di trarre più calore possibile da quel gesto e fece per seguire la via di casa, quando adocchiò Adrien che, circa dieci metri più avanti, se ne stava seduto sulle scalette dell'entrata principale. «Adrien?» lo chiamò da dietro, raggiungendolo.

Immerso nel mare dei suoi pensieri, il giovane pallavolista sussultò. Si stupì di trovarsela lì, sicuro che tutti gli altri si sarebbero trattenuti più a lungo per festeggiare la vittoria. «Ehi» la salutò. «Che cosa ci fai qui?» chiese poi, vedendo che la ragazza si era improvvisamente ammutolita.

«Ti stavo cercando» confessò. «Io, ecco... volevo solamente dirti che sei stato davvero bravissimo, oggi. Non pensavo saresti riuscito a schiacciare su quell'alzata.»

Adrien sorrise, pensando che un complimento da parte di Marinette fosse un grande passo avanti, considerato il modo in cui era iniziato il loro rapporto. «Stai scherzando? Quell'alzata era precisa al millimetro; anche un novellino sarebbe riuscito a schiacciarla.»

Marinette arrossì e si strinse nelle spalle. «Sì, be', faccio del mio meglio.»

«Ti sarai allenata tanto» constatò Adrien, riuscendo a stento a immaginare quanto lavoro potesse esserci dietro.

«Decisamente. E anche tu, con quei razzi che ti ritrovi al posto delle gambe.»

Adrien rise. «Già.»

Marinette prese quell'ultima parola come la fine della loro conversazione. La cosa più sensata da fare sarebbe stata salutarlo e tornare a casa, considerando anche la sensazione di freddo che ancora non l'aveva abbandonata, ma non voleva. Avvertiva dentro di sé il bisogno di prolungare quella conversazione finché non avesse compreso quella strana sensazione nata in lei dopo la loro giocata di fine partita.

Tra fantasmi di allora e ombre di adessoWhere stories live. Discover now