Epilogo

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31 ottobre 2017, lunedì,
ore 21:27, Parigi

Entrando all'interno della palestra che ospitava la festa, i due ragazzi la trovarono gremita di loro coetanei.

«Vedi? Te l'avevo detto che avremmo fatto tardi» la canzonò Adrien con tono affettuoso.

Allacciando le braccia al petto, Marinette scattò sulla difensiva. «La festa non è mica finita: siamo solo un po' ritardo.»

«Sì, ma ci hai messo mezz'ora per sistemarti i capelli ed è stato tutto tempo sprecato, visto che sei ritornata alla prima acconciatura che avevi provato. Acconciatura che io avevo approvato. Avresti dovuto darmi retta, o hai forse dimenticato che mio padre è lo stilista più famoso di tutta Parigi?» si pavoneggiò con finta boria.

«Dovresti essere tu a ricordare chi è il mio, di padre, perché una semplice parola della sottoscritta basterebbe a negarti i dolci che tanto ami per sempre

Adrien parve seriamente terrorizzato all'idea. «Non posso credere che una persona che dice di volermi bene possa essere tanto irragionevole!»

Marinette gli scoccò un'occhiata scettica: aveva forse dimenticato che tipo era suo padre, Adrien? Oppure il divieto di uscire di casa era più razionale del divieto di mangiare i dolci di suo padre?

Qualunque fosse la risposta, Marinette aveva paura di conoscerla

«Awww

«Ed è tutto merito nostro.»

Marinette e Adrien si volsero nello stesso istante e incontrarono le figure dei loro più cari amici, che ora avevano l'aria di una di quelle coppie che, con alle spalle anni e anni di relazione duratura, squadrano dall'alto in basso gli amori appena formatisi.

Quando Marinette lo portò alla loro attenzione, Alya si fece scivolare addosso la spiritosaggine dell'amica come fosse acqua e, mani sulle anche, commentò: «Dove sarebbero ora se non fosse stato per noi, Nino?»

«"Marinette, sei l'amica migliore del mondo"!» scimmiottò Nino nel chiaro tentativo di schernire Adrien, seppur sempre con affetto.

L'altro assottigliò gli occhi e aggrottò le ciglia in un'espressione annoiata. «Ah-ah.»

«Dai, scherzo» replicò Nino, dandogli una pacca amichevole sul braccio. «Però, davvero, dovete ammettere che ce ne avete messo di tempo.»

«È quello che le ho sempre detto io» lo spalleggiò Alya. «Anche Camille è d'accordo. Pensa, un po' di tempo fa mi ha detto che questi due si fanno gli occhi dolci da settimane, ormai.»

«Ehm... sì. Prima cosa: noi due siamo qui. Seconda cosa: da quando tu e Camille parlate di me alle mie spalle?»

«Uhm, da un po', forse. Ma tranquilla, mi ero ripromessa che te l'avrei detto non appena ti fossi dichiarata ad Adrien.»

«E se non fosse mai successo?» ribatté l'altra.

«In quel caso te l'avrei detto quando, zitella e con quattordici gatti, avresti pianto alla notizia del matrimonio di Adrien con una bellissima donna dell'alta società.»

«Wow, grazie.»

«Perché quattordici gatti?» fu la domanda di Nino che rimase ignorata.

Sul volto di Alya, ancora puntato su Marinette, si disegnò un'espressione sorniona. «Be', vorrà dire che rimarrà una storia da raccontare un giorni ad Emma, Hugo e Lo—»

Marinette scattò sull'attenti non appena capì le intenzioni dell'amica. «Alya! Non eri tu quella che moriva dalla voglia di venire alla festa? Su, andiamo.» E così dicendo la trascinò con sé mentre Alya ancora ridacchiava.

Tra fantasmi di allora e ombre di adessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora