L'uomo Nero Fa Paura

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Il Sito 19, dove si trovavano Elena e gli altri ragazzi, era pieno di SCP, ovvero le varie creature anomale, e molte sembravano anche simili a loro, ma nonostante ciò con qualcosa di strano, fuori dalla norma.

Elena, stava a sentire le spiegazioni del Dr.Gears in silenzio, mentre guardava ogni SCP e cosa stavano combinando. 

Doveva ammettere, però, che alcuni le stavano pure facendo pena, come una gattina con il corpo diviso a metà (SCP-529).
Quest'ultima era passata in mezzo ai ragazzi, strusciandosi sulle loro gambe affettuosa, e alcuni presero uno spavento.

Il Dr.Gears, però, disse loro di calmarsi.
"Calma, calma, Josie non è una gatta pericolosa, vuole soltanto fare amicizia" ma era inutile.
La maggioranza dei ragazzi ormai erano alcuni sulle sedie, altri sulle cattedre, ad evitare il gatto, mentre le ragazze ridevano a quella reazione esagerata, Elena compresa. 

Dopo un'altra lunga ora di tour della Fondazione, il gruppo arrivò in una stanza abbastanza particolare.
Non era molto grande, era piena di leve ed interruttori alle pareti, e c'erano già un paio di scienziati a lavorarci su, al centro c'era anche una cella con dei vetri, ma non si riusciva a vedere bene cosa ci fosse all'interno, era molto buia. 

Il Dr.Gears si avvicinò ad uno dei due scienziati, che sembrava essere abbastanza preoccupato.
"Oh santo cielo, non ditemi che è scappato di nuovo.
Non possiamo mettere un allarme per una breccia di contenimento proprio adesso, ho dei ragazzini da poco maggiorenni sulla coscienza!" disse guardando il gruppo, abbastanza confuso. 

Lo scienziato allora suggerì qualcosa sottovoce al Dr.Gears, e dopo aver avuto quella che sembrava essere una breve espressione di sollievo, si rivolse di nuovo ai ragazzi.
"Molto bene.
Allora, avvicinatevi lì dove si trova la cella, adesso vi faremo vedere uno dei metodi con la quale riportiamo in contenimento un SCP in caso scappi fuori dalla sua cella, in questo caso SCP-106..."

"E chi è SCP-106?" domandò un ragazzo.
"Beh, se vogliamo descriverlo in breve, diciamo che è l'uomo nero..." disse Gears, facendo uno sguardo abbastanza intimorito e disgustato, ma sempre neutrale.
Tutti si misero davanti al vetro, ed Elena riuscì a vedere nell'oscurità uno strano macchinario di metallo, simile ad una sdraio con una pressa idraulica su di un lato. 

Uno dei due scienziati chiese ad uno dei soldati di portare lì un soggetto di Classe D, ed i ragazzi, dopo qualche minuto, videro un uomo accompagnato da una guardia che si trovava nella cella, e quest'ultimo legò il detenuto al macchinario, mentre egli supplicava di lasciarlo andare.
Ma il soldato lo ignorò intimandogli di non fare il ribelle, e dopo aver finito si allontanò. 

"E adesso cosa succederà, a cosa serve quell'affare?" chiese Elena, che stava leggermente iniziando a preoccuparsi per il povero detenuto.
"Adesso faremo tornare "l'uomo nero" al suo posto.
Azionate lo Spacca-Femori!" disse Gears, e uno dei due scienziati tirò giù una leva.  

Tutti quanti , a quel punto, videro a cosa serviva quel marchingegno; il detenuto di classe D iniziò ad urlare dal dolore, mentre il femore della sua gamba gli veniva rotto dalla pressa idraulica del macchinario, e i ragazzi rimasero scioccati, specialmente Elena, che si tappò la bocca. 

L'uomo urlava e soffriva, ma il suo dolore fu subito sostituito dal terrore, perché dal pavimento cominciò a formarsi una larga pozza nera.

I ragazzi la indicarono, tutti pieni sia di ansia che di terrore e di curiosità, mentre da essa uscì fuori un uomo totalmente decomposto e marcio, che sembrava non indossare nulla a parte un gilet blu scuro, e che sembrava fare un respiro inquietante e maligno mentre si avvicinava alla vittima.

Quello era SCP-106.

Tutti quanti rimasero col fiato sospeso mentre vedevano quella scena, apparte Elena, che rimase bloccata e scioccata con le mani in volto tutto il tempo.
Subito dopo, quello strano essere prese l'uomo per il piede e se lo trascinò via con sé, mentre egli urlava sia per la paura che per il dolore, e dopo ciò i due sparirono nella pozza. 

SCP: Welcome to the FoundationWhere stories live. Discover now