Esmeralda Duke, Capelli "Bipolari"

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La ragazza era ancora nella piccola stanzetta del sottoscala, distesa sul suo piccolo letto, a guardare in alto, mentre sentiva sopra di sé le litigate dei suoi genitori.
Per quanto ancora sarebbe andata avanti così, non lo sapeva, ma sapeva da quanto andava avanti, cioè sin da quando era piccola.

I suoi genitori sempre a tenerla chiusa in casa, se non per la scuola, e se usciva, sempre con la parrucca mora in testa, visto che doveva nascondere i suoi veri capelli.

Un giorno erano blu, quello dopo rosa.
Un giorno era tendente ad essere triste, quello dopo ad essere arrabbiata.
Come mai le era successo, non lo sapeva.
Perché i suoi capelli e il suo carattere funzionavano in quel modo?
I suoi genitori, con le loro litigate, si spostarono in fondo alle scale, e la ragazza, che non voleva intervenire temendo di peggiorare le cose, stette a guardare, tenendo la porta socchiusa.

L'argomento dei litigi era sempre lei.
Lei, che con i suoi capelli aveva causato vari problemi ai suoi genitori, che dovevano fare in modo che lei non sembrasse una persona diversa dagli altri, o qualcosa di anomalo.

I genitori urlavano, con modi a dir poco animaleschi, e il tutto finì con il padre che diede uno schiaffo molto forte alla madre, che cadde a terra, tenendosi la guancia per il dolore.
La ragazza richiuse la porta in fretta ed in silenzio, e nel buio del sottoscala, iniziò a piangere.
Quella situazione era così da ormai troppo tempo, e non ne poteva più.

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Quella mattina la ragazza, con sopra la sua parrucca, si diresse verso scuola, tenendo lo zaino stretta a sè in silenzio.
Si sedette al suo posto, ed alcuni dei suoi compagni la fissarono, cominciando a sparlare di lei.
Lei invece, stette ad ignorarli, senza prima, però, fulminarli con lo sguardo.

Alla ricreazione, la ragazza se ne stava da sola come prima, ma accidentalmente attirò l'attenzione di un paio di bulletti.
"Ehi troietta, che cosa ci fai qui?" chiesero maleducatamente, ridendo fra loro.

E lei non rispose.
"Stupida, ti ho fatto una domanda." continuò il capo dei bulli, e lei continuava a non rispondere.
Dopo alcuni battibecchi ed una spinta a terra, però, successe una cosa grave: la parrucca si tolse dalla testa della ragazza, rivelando i suoi capelli rosa a tutti quelli presenti.

La ragazza era arrabbiata coi bulli, e solo dopo aver realizzato cos'era successo, andò nel panico, iniziando ad arrabbiarsi ancora di più.

"MALEDETTI!" gridò, iniziando a prenderli a botte, e continuando a gridare incazzata, mentre gli altri se ne stavano semplicemente a guardare allibiti.
Ma tutto si fermò, appena arrivò la preside lì nei paraggi, e vide la scena...

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La ragazza si risvegliò, confusa come non mai.
Non era più nel letto del sottoscala, era in un camion.
Non era sotto le sue coperte, era ammanettata e circondata da soldati, che se ne stavano seduti davanti a lei con i loro fucili.
Cos'era successo!?

Dopo quel brutto evento a scuola rischiava la sospensione, certo, ma mica che dei soldati la portassero via, oltretutto, era passata solo qualche ora, quell'evento era accaduto solo il pomeriggio prima, e di certo non ne aveva parlato con i suoi a proposito, anche se avevano ricevuto la telefonata dalla preside, e aveva ricevuto un'altra delle solite ramanzine, stavolta ancora più brutta delle altre, visto che aveva rivelato a troppe persone i suoi capelli.

Era preoccupata, era confusa, era in ansia, e si vedeva chiaramente sulla sua faccia.
Il camion si fermò, e i soldati la invitarono a scendere, minacciandola con le maniere forti, e la ragazza obbedì, uscendo fuori dal camion e vedendo dov'erano arrivati.
Un enorme edificio, completamente scuro, che assomigliava ad una prigione, e su alcune torrette vi erano anche dei soldati che facevano dei controlli attorno.

SCP: Welcome to the FoundationWhere stories live. Discover now