Breccia Di Contenimento-Parte 1

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Il giorno dopo che Elena fu ricoverata in infermeria, per quello che fu definito come un momento di pressione bassa da Esme, era riuscita a tornare al lavoro, e a stampare, senza errori stavolta, il nuovo documento su SCP-1070, ed aveva ricevuto i complimenti da parte di molti dottori per il suo operato.

Erano le premesse per una buona giornata, magari le avrebbero dato una promozione con tanto di nuova tessera, ma era ancora tutto da dirsi, forse aveva ancora altri SCP di cui occuparsi.

Mentre queste cose le frullavano in testa come al solito, oltre all'alquanto demenziale scambio di corpi col Dr.Bright, ella stava finendo di scrivere sul suo computer, quando arrivò anche Esme, che però quel giorno aveva indosso qualcosa di diverso, ovvero un cappello di lana blu e rosa, come la sua sciarpa, che le nascondeva completamente i capelli, a parte qualche piccolo ciuffo blu.

"Ehm... Esme, come mai quel cappello?"
"Ah, intendi questo?" chiese la dottoressa, abbastanza preoccupata.
"Ehm, ecco, diciamo che oggi avevo voglia di variare.
Ogni tanto fa bene variare, giusto?" e fece un sorriso forzato.
"Ok, comprendo..." aggiunse Elena, abbastanza confusa.
Già da quando aveva parlato con SCP-105 aveva il sospetto che probabilmente Esme le stava nascondendo qualcosa, e quel qualcosa, forse, era relativo ai suoi capelli...


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Mei Li era nella sua piccola cella, a guardare il suo documento di identità della Fondazione per l'ennesima volta distesa sul suo piccolo letto, e cominciò a lacrimare, leggendo di nuovo le pagine di diario che aveva scritto appena arrivata lì:

"Non so se qualcuno leggerà questo foglio di carta stropicciato, ma voglio lasciarlo qui sotto il cuscino, per chiunque si troverà nella mia stessa cella dopo di me.

Ho deciso di voler raccontare come sono finita qui, in questo posto, e poi non parlare di altro, per fare in modo che nessuno si scordi di me, di non rimanere solo una detenuta con un numero, ma di far ricordare chi sono.

È tutto iniziato nella mia cella, in prigione, ad Hong Kong, ero lì da ormai due settimane, perché stata arrestata con il capo di accusa di molteplici omicidi. Avevo iniziato ad essere, anche se controvoglia, uno degli assassini della Triade, la mafia cinese, e dopo che venni scoperta e arrestata ho cominciato a vedere una realtà cruda che non conoscevo, cose simili le vedevo solo nei film di Bruce Lee o nel telegiornale.

Tutti quanti, sia maschi che femmine, indossavamo tute arancioni e sneaker bianche e nere, tutti stavamo in celle buie con solo un paio di letti ed un water, e tutti mangiavamo lo stesso chili insapore...
Tranne le pagnotte, quelle erano buonissime, ne prendevo un sacco di nascosto per mangiarmele in santa pace in cella.

Avevamo pochissimi momenti di svago, in cui uscivamo fuori all'aperto, e quasi tutti facevano gare a braccio di ferro a coppie oppure iniziavano a fare battibecchi e lotte con altri prigionieri, venendo poi separati dalle guardie.
Avevano iniziato a voler cacciare briga con me, ma io riuscivo sempre a difendermi e a buttarli a terra con forza, visto che fare arti marziali sin da bambina mi ha aiutata, sia nel mio ruolo da assassina che a farmi crescere l'autodifesa.

Ormai era diventato monotono, per me, vivere lì, ma anche disperato, perché non facevo altro che ripensare all'errore che avevo fatto, all'aver deciso di unirmi a dei mafiosi solo per aiutare la mia famiglia coi problemi finanziari, e ad essere finita in questo posto.

Ero ormai condannata a morte, sarei dovuta morire di lì a poco tramite non so quale tortura, e la mia paura stava crescendo di minuto in minuto.
Ma, inaspettatamente, accadde qualcosa.

Le guardie ci chiamarono fuori, me ed un'altra manciata di detenuti, e ci portarono tutti quanti dentro ad un camion nero, con uno strano simbolo sul container.
Lì dentro eravamo tutti silenziosi e dubbiosi, in mezzo a delle guardie completamente diverse da prima che ci stavano con le armi addosso e ci minacciavano, e ci chiedevamo cosa ci sarebbe successo, dove ci avrebbero portato.

SCP: Welcome to the FoundationWhere stories live. Discover now