sweet goodbye

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song for the chapter ; bts, sea
( lullaby version )





Si guardarono negli occhi, una volta finito il momento di passione che gli aveva accomunati quella notte.
Si presero per mano, le dita intrecciate e strette in un unico e indissolubile legame che sarebbe durato fino alla morte.
Si amavano totalmente, e quella sera era stata la più bella da quando si erano conosciuti.

Era il passatempo preferito di Jimin accarezzare i capelli argentei di Taehyung, e Taehyung adorava prendere a morsi le paffute guanciotte del più piccolo, giocandoci dolcemente per tutto il tempo.

Erano proprio una bella coppia, tra loro c'era una sintonia che tutti invidiavano.
Si erano trovati subito, senza troppe parole. Uno sguardo decisivo aveva segnato quell'interesse che era sbocciato come un fiore in primavera, destinato a non appassire mai.
Questo era ciò che tutti credevano, che tutti pensavano quando li guardavano passeggiare animatamente per la piazza, mano nella mano, legati eternamente.

«Taehyung» Jimin richiamò il maggiore, riscuotendolo dai suoi pensieri e dal sonno che stava prendendo il controllo del suo corpo.

«Sì, piccolo?» il castano adorava anche chiamarlo con nomignoli teneri e differenti tra di loro, e questo piaceva anche al minore.

«Tu... mi ami, veramente?» chiese Jimin improvvisamente intristito, lasciando che una piccola lacrima gli scorresse sul volto.

Taehyung si girò di scatto, fissando intensamente negli occhi quello che all'apparenza sembrava solo un ragazzino capriccioso in cerca di amore, ma che per lui era molto di più.
Era il suo intero universo, quel marmocchio dai capelli bianchi e le gote rosate che tanto amava strizzare.
Non avrebbe permesso mai a nessuno di ferirlo, di farlo stare male, perché Jimin era il suo angelo, e nessuno avrebbe potuto toccarlo.
Ben poche persone erano degne di essere benedette dall'aura positiva che quel ragazzino emanava.
Taehyung, fortunatamente, era una di quelle, e mai si sarebbe lasciato scappare questo privilegio, per nulla al mondo.

Il castano prese il viso del più piccolo tra le sue mani, asciugando quelle insulse goccioline che erano così belle appoggiate sulla sua pelle, ma così tristi da guardare.
Jimin era perfetto persino quando piangeva, e Taehyung l'avrebbe affermato sempre e comunque.
Di questo ne era certissimo, fino alla morte.

«Certo che ti amo, amore mio. Cosa ti porta a credere anche solo per un istante il contrario?» domandò preoccupato, stringendolo a sé con fare materno.

Era proprio il suo dolce e indifeso bambino.

«Niente, sta' tranquillo» lo rassicurò il bianco, poggiandosi sul suo petto muscoloso e accogliente, sentendosi più al sicuro.

Rimasero stretti, in un abbraccio perenne, per ore e ore,
senza contare il resto.
C'erano solo i loro cuori avvinghiati l'uno all'altro in quella stanzetta, collegati insieme dal filo conduttore del loro amore, più forte di giorno in giorno.

Fino a quando Jimin non alzò di poco la testa, per osservare il suo fidanzato che ora giaceva mezzo addormentato attorno a lui.
Rimase a fissarlo per molto tempo, scrutò per bene ogni suo particolare.

Sorrise poi, nel vedere i suoi occhi che piano piano si aprivano, e le sue labbra che si incurvavano per la gioia.

E Taehyung fu davvero felice di vederlo intrecciato al suo corpo, una volta sveglio, ancora in quella posizione.
Era ancora buio fuori, e l'aria era sempre la stessa.

Se solo Taehyung fosse stato più attento, però, si sarebbe reso conto che qualcosa di diverso c'era, effettivamente. La situazione ovvia che stava capitando proprio sotto i suoi occhi innocenti.

Se non fosse stato distratto dalle labbra carnose del minore, che non vedeva l'ora di riassaporare, si sarebbe accorto che in realtà quella bocca nascondeva molte cose non dette.

E mentre lo ammirava, completamente incantato, non si accorse della mano di Jimin che vagava sotto le coperte e i cuscini del letto, in cerca di qualcosa, che trovò qualche secondo più tardi.

Se solo fosse stato più attento, si sarebbe accorto che il bacio traditore del suo ragazzo era tutta una farsa.

Se solo fosse stato più attento, si sarebbe accorto delle dita graziose del più piccolo attorno al suo collo, stavolta strette per fargli davvero male, e non per un puro gioco perverso.

Se solo fosse stato più attento, si sarebbe resto conto del coltello che Jimin teneva stretto in mano, aspettando solo che lui compiesse un passo falso, prima di puntarglielo pericolosamente alla gola.

Se solo fosse stato più dannatamente attento, si sarebbe accorto che il suo tenero, dolce e innocuo ragazzo, in realtà lo stava uccidendo senza alcuna pietà, guardandolo negli occhi, sussurando al suo orecchio un'ultima e crudele frase.

«Mi amerai per sempre, non è vero TaeTae?»

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