lost days

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song for the chapter ; love maze, bts ( lullaby version )





* * *




Jeongguk si accinse a portare frettolosamente gli ultimi scatoloni del trasloco rimasti in giardino e nel camion, con un sorriso amaro in volto e la consapevolezza di una nuova vita che lo stava aspettando, una volta varcata la soglia del suo nuovo quartiere, della sua nuova casa.

Se la sentiva di aprire quella porta?
Questo voleva dire rinunciare definitivamente al passato, entrando così in un futuro che non conosceva bene, e che lo stava prontamente aspettando, malgrado la sua incertezza.

Aveva già attraversato senza paura il cancello, sarebbe di sicuro riuscito a girare una misera chiave nella serratura e a salutare il suo nuovo mondo.
Eppure qualcosa lo tratteneva.

Girò le spalle, e vide istantaneamente una grossa scatola di cartone, sfuggita ai suoi occhi distratti, che campeggiava al centro dell'erba verde e dapprima tagliata.
La guardò per qualche secondo, prima di accorgersi dell'uomo addetto ai trasporti, che la prelevò dal terreno umido per ricaricarsela nel retro del suo furgone e poi ripartire velocemente, prima che Jeongguk potesse richiamarlo e fermarlo in qualche modo.

Non si rese conto di cosa fosse accaduto che già stava correndo in direzione del grande veicolo sulla strada. Quel tipo aveva commesso un grande errore, trascinando via uno dei pacchi della sua roba.

Lo inseguì per dieci buoni minuti, prima che il grande mezzo si accostasse lentamente al marciapiede, davanti a quello che sembrava essere un vecchio cimitero abbandonato.
In realtà, come constatò poco più tardi il moro, non si trattava affatto di un cimitero.
Era solo uno strano posto, una discarica con una fossa piena di vecchi scatoloni di cartone.

Appena intercettò il curioso signore, Jeongguk notò che quello stesse gettando il suo pacco nel pozzo infinito, insieme a tutti gli altri cartoni.

«Mi scusi!» gridò il ragazzo, tentando di attirare l'attenzione del più anziano, ricevendo così in cambio uno sguardo confuso e subito dopo un piccolo e strano sorriso.
Gli si avvicinò cautamente, e continuò imperterrito a parlare.

«L'ho vista portare via quella cassa dal mio giardino, cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste altre casse?» chiese, scrutando lo sguardo deciso dell'uomo.

«Oh, ne ho un camion pieno da buttare! Sono i giorni» rise quello, mentre il ragazzo continuava a non capire.

«...Giorni? Che giorni?»

«I tuoi giorni»

«I miei giorni?» domandò nuovamente Jeongguk, cercando di dare un senso alle parole dello sconosciuto.

«Proprio così, i tuoi giorni perduti. Li aspettavi, non è vero? Sono ancora così gonfi e freschi, da' pure un'occhiata» lo incoraggiò quello, con un piccolo occhiolino.

Jeongguk si fece spazio e scese per la ripida scarpata, fino ad arrivare vicino ad una scatola, della stessa grandezza delle altre.

La aprì timoroso, e dentro di essa intravide un cortile di scuola, una visione del suo vecchio liceo.
C'era il suo io passato, circondato da cattive compagnie e 'nuovi amici'.
Ricordava bene quel periodo della sua vita. In un angolino di quel piccolo quadretto ideale, giaceva quello che un tempo era il suo migliore amico, Jimin.
Lo aveva abbandonato, si ricordava.
Lo aveva abbandonato per delle amicizie che gli avevano poi portato solo dei guai.
E lo sguardo deluso dell'arancione che lo scrutava con dispiacere gli rimase per sempre impresso nell'anima.

Ne aprì una seconda, e dentro ci trovò una camera d'ospedale. Sul letto bianco posto al centro c'era il suo ragazzo, Taehyung, che stava male e lo aspettava con ansia.
Ma lui era troppo impegnato con il lavoro a quei tempi.

Ne aprì una terza, e scorse il suo vecchio cane, il più fedele compagno che avesse mai avuto, che lo stava ancora attendendo, pelle e ossa, davanti al cancelletto della sua vecchia abitazione. E lui non si sognava di tornare.

Jeongguk si sentì salire un qualcosa, un qualcosa dritto dallo stomaco alla gola, una sensazione che gli procurò un senso di inadeguatezza e spiacevole perplessità.
Lo scaricatore intanto se ne stava fermo sul ciglio del vallone, senza dire nulla come un giustiziere.

«Mi ascolti!» gridò il ragazzo, richiamandolo alla realtà.

«Lasci che io mi porti via almeno questi tre scatoloni, posso darle ciò che vuole in cambio. La supplico» lo pregò poi.

L'uomo lo guardò impassibile, sollevando una mano e facendogli un gesto di disapprovazione con il dito, come a voler dire che ormai fosse troppo tardi, che non ci fosse più alcun rimedio. Subito dopo svanì nel nulla come polvere, insieme al cumulo di vecchie casse di cartone.

E la notte incombeva sulla cittadina.

BTS ONE SHOTS ; ♡Where stories live. Discover now