autumn leaves

291 34 1
                                    

song for the chapter ; dead leaves, bts ( lullaby version )






Stavamo giocando in giardino quando me l'hai detto.

Lo ricordo bene l'autunno che era alle porte, la tua pelle candida e poco abbronzata dal sole che ci aveva colorito le guance per tutta l'estate.
Eri così piccolo, così tenero.
Avrei voluto rinchiuderti nella tasca dei miei jeans e proteggerti da ogni male. Perché lo sapevo, l'ho sempre saputo che questo mondo era fin troppo crudele per un ragazzino indifeso e curioso come te.

«Namu, non so se il mio cuoricino resisterà ancora per molto».

Eravamo due bambini, e tu avesti il coraggio di dirmi che il tuo cuore stava lentamente cessando di battere, in una tortuosa ed estenuante scalata contro il burrone più ripido del mondo.
Ma tu non avevi paura.
In fondo, di che cosa avresti dovuto averne?

E se tu non eri per nulla spaventato di lasciare la tua preziosa vita, allora perché lo ero io?
Stupido e insensato, forse.
A me non stava accadendo nulla, apparentemente, eppure dentro avevo una tempesta che rischiava di farmi scoppiare tutti gli organi.
Ma contemporaneamente fuori era tutto a posto, o così sembrava a te.

Non volevo farti preoccupare, di pensieri ne avevi già troppi per conto tuo. Non mi sarei mai permesso di prendermi il lusso di farti stare male per me, non te lo meritavi.

E nonostante ciò, parevi essere il ragazzino più felice dell'universo.
Avevi un luccichio speciale negli occhi che non ti abbandonò mai, nemmeno nei momenti più bui.
In realtà, di attimi oscuri non ce ne furono chissà quanti, perché trovasti in ogni occasione la forza di andare avanti, sebbene tutto fosse ogni giorno più complicato.

Un pomeriggio però mi invitasti a casa tua, come del resto eri solito fare.
Eravamo fratelli, e anche se non di sangue, ti sentivo così vicino alla mia anima che nessuno avrebbe mai potuto prendere il tuo posto.
Avevamo sedici anni, il tuo cuore aveva retto fino ad allora, e nella mia mente speravo che avrebbe continuato a funzionare ancora per un bel po' di tempo.

Mi facesti entrare e sedere sul divano, poi mi guardasti negli occhi come solo tu sapevi fare.

«Perché sono qui, Jin?» ti chiesi cautamente, pregando in silenzio che non avessi da annunciarmi nulla di grave.
Mi sarei tappato le orecchie pur di non sentire le tue parole.
Il sorriso non lo perdevi mai, così era difficile capire se stessi dicendo qualcosa di brutto o di bello, fino alla fine dei tuoi discorsi.

«Niente in particolare, volevo stare un po' con te oggi. Sentivo di doverlo fare» le tur labbra piene e rosee si incurvarono all'insù, e le tue candide dita si strinsero attorno alle mie, trascinando così il mio fragile cuore in una morsa soffocante di emozioni contrastanti.

«Non mi chiami mai così però, mi hai fatto preoccupare» ti confessai, liberandomi di uno dei pensieri che mi martellavano il cervello.

«Scusami, avevo bisogno di trascorrere del tempo con il mio migliore amico.
Non lo do mai per scontato, questo potrebbe essere anche l'ultimo pomeriggio che passiamo insieme».

BTS ONE SHOTS ; ♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora