.capitolo due.

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'Forse tu e Changbin fareste meglio a sotterrare lascia di guerra e a realizzare che siete destinati a stare insieme'.

Stronzate.

Felix a quel punto era certo di due cose: che avrebbe continuato a cacciare farina fuori dalle mutande per giorni, e che quell'idiota se ne sarebbe pentito. Molto presto.

Quello che gli faceva rabbia, più di tutto, era che per un giorno, prima di conoscerlo e di capire che razza di persona l'universo gli avesse affibbiato, ci aveva creduto pure lui. Aveva fantasticato di avere qualcuno che lo proteggesse e che gli avrebbe permesso di proteggerlo, qualcuno con cui condividere tutto e invecchiare. Si diceva che era stato fortunato a trovare la sua Stella tanto presto. Certi la incontravano a sessant'anni, certi mai. Lui almeno sapeva chi era, anche se non gli si sarebbe mai avvicinato ad un raggio minore di dieci metri.

L'unico regalo, assolutamente involontario, che l'ingresso di Changbin nella sua vita aveva comportato, erano le notti passate sul tetto di casa a naso all'insù, a studiare le stelle, o semplicemente ad ammirarle sapendo che era tra i pochi fortunati a potersi godere quello spettacolo. Certe volte suo fratello gli teneva compagnia, e se si sentiva in vena di fare lo psicologo, si lanciava in uno di quei discorsi chilometrici sul destino, e sul fatto che loro due alla fine si sarebbero ritrovati insieme comunque, e avrebbero rimpianto quegli anni passati ad odiarsi per nessun motivo.

Era facile per lui, però, che nella sua Stella c'era letteralmente inciampato da bambino, giocando in un parchetto. Felix non ricordava un momento in quale quei due fossero stati separati per più di due ore filate: si erano trovati, e avevano deciso, con le loro teste dure di bambini di quattro anni, che non si sarebbero mai lasciati. Felix sorrise a quel ricordo: era piccolissimo all'epoca, e uno dei suoi primi ricordi era Chan che trascinava dentro casa sulle sue gambette inferme un bimbo della sua età, piuomeno, che si era presentato a tutti educatamente ma si era rifiutato di lasciare la mano dell'altro. Lui, con quella situazione disastrosa con la sua di Stella, lo diceva sempre, che a quella cazzata dell'anima gemella ci credeva soltanto perché aveva visto come Dojoon guardava Chan.

Sbuffò sonoramente, la schiena violentemente spinta all'indietro sulla sedia girevole della scrivania. Magari era ora di andare a fare la terza doccia in due ore, e vedere se riusciva a smettere di lasciare impronte bianche ovunque andasse. Si tirò una manata in fronte, perché con tutte quelle scaramucce da tredicenni, lo doveva ammettere che quella era stata proprio una bambinata.

Stava entrando nell'aula in cui si sarebbe svolta l'ultima lezione della giornata, vuota, da quanto poteva intravedere dalla porta semichiusa. Semichiusa, scoprì dopo pochi attimi a sue spese, perché serviva a reggere un secchio contenente un paio di chili di farina, una cosa che Felix aveva sempre visto solo nei film.

Il suo migliore amico, Minho, arrivato qualche minuto dopo, lo aveva trovato nella stessa posizione in cui quella roba gli era caduta addosso, con il secchio ancora comicamente infilato in testa. Non si era minimamente stupito, lo aveva visto in situazioni peggiori, ma lo aveva portato in bagno a darsi una prima sciacquata e l'ultima ora l'avevano passata lì, lui seduto a terra con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al muro, in silenzio, e Felix con la testa sotto il getto d'acqua del lavandino, lanciato in un turpiloquio degno del peggior scaricatore di porto. Changbin non lo aveva visto nemmeno di striscio, ma c'era poca gente che non gli avrebbe nemmeno risparmiato l'umiliazione di prendere il pullman in quello stato, con una faccia che sembrava essere stato vittima di una tempesta di neve al Polo Nord e gli occhi di tutti addosso.

La doccia era servita: lo aveva indubbiamente calmato, e si sentiva quasi più propenso a iniziare i compiti che a escogitare una contromossa.

Indizio determinante: quasi.

Squillò un cellulare, il suo: quella suoneria terrificante, una canzone di Miley Cyrus, l'aveva impostata come obbligo da parte di Minho. E il suo era anche il nome che campeggiava sullo schermo crepato da troppe cadute e troppa poca attenzione da parte del suo proprietario.

-Ti rendi conto? Sono ancora sporco!- Sbraitò al telefono, senza un 'ciao', un 'come stai': ora era il momento delle lamentele, i convenevoli sarebbero arrivati dopo. –E menomale che ho fatto tre docce nelle ultime due ore! E ovviamente ho litigato di nuovo con Chan, perché è talmente accecato dal suo Dojoonie che non capisce che non c'è un lieto fine per tutti, e che se lui ha trovato la sua Stella a quattro anni e ha avuto il culo di andarci d'accordo subito non significa che quel troglodita e io dobbiamo metterci ad organizzare il matrimonio. Farina!- brontolava ancora, scuotendo la testa come se l'amico fosse lì a vederlo. –Ma ti pare? Pensavo che certe cazzate si facessero solo nei film. Secondo te cosa gli hanno dato da piccolo per bruciargli le cellule cerebrali così in fretta?-.

-L'MP3-.

Felix era così tanto arrabbiato che ci mise un po' a capire che quello che aveva detto Minho apparentemente non aveva senso. –Qualcosa del genere, sì. Comunque dev'essere stato parecchio forte per ridurlo co- aspetta, un MP3? In che senso?-.

Dall'altro capo della cornetta giunse una risatina soffocata. –Non intendevo dire che gli hanno dato l'MP3 da piccolo per farlo diventare scemo, idiota. Era la mia idea di vendetta-.

-Ti ascolto-.

-Ha sempre quel coso con sé. È piccolo, blu, di quelli vecchi, uno dei primi modelli, un affarino dell'anteguerra, ma lui non se ne separa mai, e ci porta sempre gli auricolari attaccati. Gli spunta dalle tasche anche durante le lezioni.- a quel punto Felix poteva letteralmente sentire Minho ghignare. –Io proporrei di fregarglielo-.

Silenzio su tutta la linea.

-Andata, e giuro che quella roba che mi ha fatto cadere addosso oggi gliela faccio rimangiare-.

stella mia - changlix.Where stories live. Discover now