.capitolo otto.

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-Hai freddo?-

-No, sto bene, grazie.-

Era saltato fuori che, a differenza di Felix, Changbin la patente si era dato una mossa a prenderla non appena era stato grande abbastanza. Furbo, il ragazzo.

La macchina di per sé non era granché, un'utilitaria grigia che Felix sospettava fosse usata, ma anche così lui avrebbe ucciso per una libertà del genere, e si vedeva che l'altro ci teneva un sacco: nulla era fuori posto, sui sedili posteriori non c'era niente appoggiato nemmeno per sbaglio, i portachiavi appesi alle bocchette dell'aria condizionata non erano tutti intrecciati tra loro e pacchiani, ma piccoli, colorati e ben separati uno dall'altro, e un profumatore per auto era attaccato alla leva del cambio. Era deciso, appena fosse tornato a casa avrebbe di nuovo spinto con Chan per poter cominciare le lezioni pratiche.

-Dov'è che abiti?- Changbin era stato sospettosamente tranquillo per tutta la serata, prima preoccupandosi di riportarlo a casa –lui, che praticamente era un estraneo con il quale si era punzecchiato per gli ultimi cinque anni- e poi cercando di rendere il breve viaggio il più confortevole possibile. Per come stavano procedendo le cose in quella serata, Felix quasi si aspettava che l'altro lo legasse all'improvviso e lo buttasse nel fosso più vicino. Ancora, non si sarebbe stupito.

Felix gli diede l'indirizzo, e vide il suo autista improvvisato annuire. –Non è molto lontano da qui- sentì borbottare, e quasi gli venne da ridere a quel timido, timidissimo tentativo di fare conversazione, che non poteva assolutamente lasciar cadere.

-In macchina non è lontano, no- gli diede corda –A piedi, a notte fonda? No, grazie.-

Attimo di silenzio.

-Comunque quel tuo amico è proprio un deficiente, sappilo-.

-Amen- commentò brevemente Felix – Anche se credo che, dato che ora è la Stella di un tuo amico, dovrai abituarti ad averlo intorno più spesso di quanto tu non voglia. E comunque credo che, se lui e quell'altro non si fossero trovati, lui si sarebbe ripreso in tempo per tornare a casa.-

Changbin scrollò le spalle, gli occhi fissi sulla strada. –Credo dipenda da se credi nel destino o no. Se ci credi, doveva andare così, e le nostre vite ci anno condotto fino a qui, a me e a te a parlare mentre guido verso casa tua, e a quei due che proprio non ci tengo a sapere che cosa stiano facendo. Se non ci credi, allora tutti noi ci siamo semplicemente ritrovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.- con la coda dell'occhio arrischiò uno sguardo verso il suo passeggero, che aveva assottigliato gli occhi puntandoli fissi davanti a sé. –Scusami, è un discorso troppo profondo da fare a quest'ora?-

Come può parlarne così superficialmente? Pensò Felix. Avremmo potuto avere anche noi quello che hanno ora loro. Gli sguardi, le carezze, quella connessione speciale, stelle e pianeti che ci ruotano attorno mentre balliamo avvinghiati e il resto del mondo non ci vede. È qualcosa che lui ha deciso per entrambi di privarci, e la cosa stupida è che alla fine gliel'ho anche perdonata. Quando si dice 'oltre il danno la beffa'.

-Niente, tutt'apposto.- Felix si riscosse dal suo torpore solo notando la casa gialla che avevano appena passato, la sua. –Ehi, quella è casa mia.-

Changbin frenò bruscamente nel bel mezzo della via illuminata dai lampioni, per andare in retromarcia per qualche metro. Insistette per scendere anche lui.

-Grazie per il passaggio, e per avermi risparmiato una serata... Beh, probabilmente spiacevole.- Felix ondeggiava sulle punte, non esattamente certo di cosa dire. Nei film, se qualcuno ti riporta a casa in macchina dopo una festa significa che è interessato a te, e tu dovresti ringraziarlo gettandogli le braccia al collo e baciandolo, come minimo. Magari invitarlo dentro, ma lui sapeva che con la loro situazione attuale non era qualcosa di fattibile. Con quella, e con la figura in pigiama che aveva aperto il suo portone e ora li stava fissando con malcelato orrore.

-Lee Felix, hai per caso idea di che ore sono? Non so nemmeno io come ho fatto a coprirti con mamma e papà, ho dovuto far addormentare Dojoon nel tuo letto per far credere loro che ad una certa ora tu fossi rientrato!- Chan sarebbe stato una visione comica, così tutto assonnato e con il pigiama con una stampa di paperelle gialle, se non fosse stato così visibilmente arrabbiato.

-Sarà mica lui il fratello rompicoglioni che non ti fa prendere la patente?- gli sussurrò Changbin allorecchio. –No, perché mi sa che è rompicoglioni e basta, senza offesa.-

Felix si trovò a soffocare una risatina, e purtroppo suo fratello lo notò. –Ti viene da ridere?- con le mani sui fianchi, Chan sembrava una casalinga infuriata. –Aspetta solo che- il suo sguardo scivolò a lato del fratellino, concentrandosi su un Changbin che, a testa bassa, aveva rinunciato a smettere di ridere ma si limitava a renderlo il più silenzioso possibile. –E tu chi sei?- fece il più grande, con un sopracciglio alzato che non prometteva già bene. –Non sei Minho. Sei più basso.-

Probabilmente era il sonno, ma Chan impiegò più di qualche secondo per fare il collegamento, e Changbin fu così generoso da non prendersela. Quando si rese conto di chi fosse quel tipo che aveva accompagnato il suo fratellino a casa in piena notte, la sua reazione fu impagabile: occhi strabuzzati, testa leggermente inclinata a squadrarlo, sguardo fisso su di lui e bocca che minacciava di spalancarsi: Felix si sarebbe messo a ridere, se non avesse avuto paura che suo fratello stesse per fare la pelle alla sua Stella.

-Bene, bene- intonò Chan, con gli occhi fissi sul ragazzo che ormai cominciava a sentirsi alquanto a disagio. –Bene, bene. Vedo che hai ascoltato il tuo fratellone, o sbaglio?-

-Chan lo stai spaventando- Felix roteò gli occhi –E comunque stava andando via, vero?-

-Eh?- Changbin sembrò riscuotersi solo dopo che Felix gli ebbe dato una botta abbastanza vigorosa sul braccio. –Ah, sì. Certo, sto andando. Ehm... Ciao?-

-Sì, sì, ciao- Felix sembrava spazientito, in realtà avrebbe solo voluto tirare una botta anche al fratello, per averlo messo in imbarazzo in quel modo. Non appena la macchina del ragazzo sparì in fondo alla via, il ragazzo si girò verso il fratello. –Era proprio necessario?-

Chan ghignò. –Sono tuo fratello, era addirittura un mio dovere.-

-Io per Dojoon non l'ho mica fatto.-

-Sfido, quando hai conosciuto Dojoon avevi un anno e mezzo.-

-Dettagli irrilevanti.-

Chan riaprì la porta, in modo che potessero rientrare in casa. –Sta andando meglio, vero?-

Felix si girò a guardarlo. –Non so grazie a chi- disse piano –Però sì. Un po'.-

stella mia - changlix.Where stories live. Discover now