.capitolo quattordici.

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-E quindi state insieme-.

-Beh, abbastanza-.

-Abbastanza- ripetè Minho, scettico. Considerata la gravità della cosa, aveva persino rinunciato a accomodarsi a testa in giù ed era dritto e vigile, con la testa e i piedi dove la gravità prevedeva fossero e un'espressione che faceva pentire Felix di avergli chiesto di essere lì, mentre lui si preparava per uscire con il suo ragazzo e aspettava che lo passasse a prendere. –State insieme sì o no?-

-Scusa se non è stata esattamente la mia priorità dopo quello che mi ha detto!- Felix riemerse dall'armadio con un'aria esasperata, e un mucchio di una decina buona di camicie ordinatamente impilate sulle braccia.

-Dopo quello che ti ha detto o dopo che ti ha infilato la lingua in bocca?- Minho ghignò: già non approvava granchè il casino nel quale il suo migliore amico si stava cacciando, il minimo che gli fosse potuto essere concesso sarebbe stato il trarre un po' di divertimento da quella faccenda. E il bordeaux sulle guance di Felix, più scuro del colore dei suoi capelli, di divertente aveva non poco. –Lee Yongbok, me l'hai detto tu, non aspettarti che ora io non lo menzioni ogni dieci secondi, è divertente vederti che vuoi solo sotterrarti-.

-Chiamami di nuovo Yongbok e la prossima volta che rimarrai qui mi assicurerò di persona di avvelenare il tuo cibo, non mi limiterò a chiederlo a Chan-.

Alla fine il ragazzo se l'era cavata con una roteata d'occhi e un 'drammatico' sbuffato da parte di Minho, ma sapeva che il suo migliore amico aveva ragione. Se gliel'avessero chiesto, avrebbe detto che non c'era posto e momento e stato d'animo peggiore per un bacio, ma Dio solo sapeva quanto, nel momento in cui le labbra di Changbin si erano poggiate sulle sue per la prima volta, quel giorno, aveva desiderato avere di nuovo quindici anni, per potergli dare il suo primo bacio. Oh, come c'era caduto male, questa volta. Non che la precedente, per quanto poco potesse aver creduto fosse durata, fosse stata meglio, ma comunque.

-Quale pensi mi stia meglio?- aveva risolto di dire, girandosi di nuovo verso il ragazzo sul letto quando era stato sicuro di non essere più rosso in viso, tenendo strette nei due pugni le grucce di una camicia e di un maglioncino.

-Quello- aveva risposto Minho distrattamente, indicando il maglioncino, prima di concentrarsi di nuovo sulla situazione corrente. –Lix, quello che ti voglio dire... Non lo so. Ti ha rifiutato una volta, ti ha rovinato la vita per quattro anni e mezzo e ora all'improvviso è innamorato perso di te perché non può avere chi ha voluto per il resto della sua vita? Sei sicuro di volerti buttare in questo modo?-

-Incoraggiante- commentò Felix, mentre, infilato nell'armadio fino alla vita, cercava una paio di scarpe che fossero decentemente abbinabili con i pantaloni che aveva in mente.

-Felix, dico sul serio!- era sbottato Minho, esasperato. –Lo so che sotto la tua indifferenza ci sei sempre rimasto male che lui non ti considerasse, e sono d'accordo con te quando dicevi che una Stella te la meritavi, che non era giusto che tu dovessi vedere tutti, anche sotto il tuo stesso tetto, che si dividevano il peso della vita su quattro spalle, e tu niente, lì a piangere disperato. Sei davvero sicuro di volerti sottoporre ad una felicità momentanea, per poi dover tornare a dover soffrire tutto il ciclo daccapo?-

Felix si fermò un attimo, la mano allungata verso il ripiano delle scarpe ma con la mano bloccata a dieci centimetri dal paio di stringhe più vicino. –Come ho già detto, incoraggiante-.

-Continuerai a ripetermelo o mi fornirai una spiegazione coerente e compiuta sul perché hai deciso di ributtarti di testa in questa follia?-

-Non è una follia, Minho. Si tratta solo del fatto che, nel migliore dei casi, saranno quelle due le spalle che potranno decidere di sostenermi in futuro. E io lo so, che tutto questo potrebbe darmi davvero, davvero tanto, quindi perché dovrei ancora tenermi alla larga quando questa è l'unica goccia di felicità che potenzialmente potrebbe essermi riservata? E poi non sono più al primo anno, gli servirà qualcosa di più di un'occhiataccia e qualche parola brusca per mandarmi via-.

-Quindi è questo? Non vuoi più rimanere solo e ti sei aggrappato a quello che passava il convento?-

-No che non lo è, solo- Il ragazzo cercò di esprimersi al meglio, finendo col fallire e gettarsi alle spalle la cinta che stava per essere scelta oltre alle proprie attuali capacità linguistiche. –Changbin non è solo quello che passa il convento, okay? Sì, è vero, nel nostro caso è letteralmente questo o niente, ma è un niente che avrei scelto io, se il questo non fosse stato lui. È vero anche che ho decisamente idealizzato la sua immagine da ragazzino, ma ora che lo conosco di persona posso dire che è anche meglio di come pensavo fosse. No, non sa dimostrare affetto e si concentra sempre sulle cose meno importanti, ma so io quello che non farei per lu-

Felix avrebbe continuato a rantolare, e Minho era a tanto così dal rifilargli una botta in testa –parlava lui che la sua Stella l'aveva riconosciuta solo dopo averla vista uninfinità di volte, la faccenda era grave, e questo l'avevamo già detto- ma entrambi videro le loro azioni e intenzioni interrotte da un cellulare che squillava, e dal suo proprietario che si zittiva sul colpo e correva a rispondere.

-Pronto?... Oh, ciao Binnie. Sì certo, scendo subito.- Felix sfrecciò letteralmente fuori dalla porta, con ancora una scarpa in mano e il cappotto sulla spalla, urlando uno 'Sto uscendo!', tutto il preavviso e l'avvertimento che Chan e Dojoon, come sempre onnipresenti dall'altra parte della casa, e la loro madre, miracolosamente in casa per una volta, avrebbero ottenuto.

-Roba da non crederci- borbottò Minho, piantato lì come un sasso, andando a controllare alla finestra cosa stesse succedendo. Lo sapeva già, in ogni caso: la macchina di Changbin era di fronte il vialetto, e i due stavano già salendo al suo interno, diretti chissà dove e di ritorno chissà quando. Cosa che comunque accadeva più spesso di quanto Minho fosse disposto ad ammettere gli facesse piacere. E come se non bastasse, aveva anche lasciato la camera in uno stato tale da far intimidire al confronto la peggiore discarica abusiva, discarica che ovviamente toccava a lui sistemare. –ora è davvero in debito con me, se i suoi non lo ammazzeranno per questo disastro sarà merito mio. E lui cosa fa? Si butta nella fossa dei leoni con i polsi legati. Ahia!- sbottò, quando un paio di scarponi gli cadde in testa dal ripiano superiore dell'armadio. –Perché diavolo questi sono qui? Ora che ci penso avrebbe dovuto metterli, dice sempre che a Changbin piacciono.- li prese, e facendoli dondolare per i lacci li rimise a posto con uno sbuffo. –E pensare che in teoria se fossi un buon amico lo convincerei a lasciar perdere. Ma che ci penso a fare?- scosse la testa al vuoto: forse, solo forse, Jisung aveva ragione quando diceva che qualche rotella effettivamente gli mancava. –Non l'ho convinto a lasciar perdere quando non ne ricavava nulla, non ci riuscirò sicuramente ora che quel tappo si sta innamorando di lui. Perché è un tappo! Non è vero?-

-Minho, dubito che quel calzino ti fornirà una risposta, soprattutto se il calzino è di mio fratello e la risposta già la sai.- il ragazzo sobbalzò e si girò, per trovarsi di fronte la vista di un Chan che probabilmente era lì a godersi lo spettacolo da diversi minuti. –Comunque devo dartene atto, Changbin è abbastanza basso-.

-Visto? Ed è solo uno dei suoi innumerevoli difetti! Non sarebbe meglio che li allontanassimo? Solo un pochino...- no, gli occhioni erano una strategia che sul fratellone del suo migliore amico non aveva mai funzionato: lo stupido era lui che continuava a provarci.

-Lo sai che arrivati a questo punto Felix si farebbe male il doppio. E poi sono carinissimi-.

-Sì, lo sono-.

-Quanto entusiasmo- commentò Chan divertito, alla vista del broncio che Minho aveva messo su mentre pensava che effettivamente la mira di questo fantomatico destino non era poi così tanto cieca.

-Per caso vuoi che ti soffochi con uno dei pigiami di tuo fratello? Bastava dirlo!-

Mentre Minho lo rincorreva con un mucchio di vestiti da sistemare tra le braccia che cercava di tirargli contro perlopiù senza beccare mai il bersaglio, Chan pensava che quel ragazzino non sarebbe mai cambiato. Per fortuna. Lo stesso non si poteva dire di Changbin e Felix. Per fortuna anche questo.

Fun fact: la storia avrebbe dovuto finire qui, e comprendere un capitolo bonus, il prossimo: una scena che mi faceva morire dal ridere e che volevo davvero scrivere. Ma alla fine, come sempre, i miei personaggi la storia se la sono scritta da soli e senza l'altro capitolo il finale sarebbe mozzo.
... Il preambolo era per dire che il prossimo è l'ultimo capitolo.
-vievie

stella mia - changlix.Onde histórias criam vida. Descubra agora