.capitolo tre.

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Certo che chi aveva deciso che si doveva studiare storia proprio non aveva nulla da fare. La gente si lamentava della matematica, ma vuoi mettere con il dover imparare a memoria centinaia di date una più inutili dell'altra e il dover sapere a menadito eventi che non torneranno mai?

A questo pensava Felix, chino sul banco a ripassare per la verifica dell'ora successiva, prima che un paio di mani grandi gli sbattessero sul banco, chiudendogli il libro e facendolo spaventare a morte.

Per essere così basso, Changbin aveva mani sorprendentemente grandi. I dorsi erano ampi e lisci, senza neanche una vena in rilievo, ma bianchi come lo zucchero, esattamente come il resto della sua carnagione. Le nocche erano screpolate, e tanto in tensione da essere sbiancate. Le dita erano lunghe, ma non affusolate, e le unghie ben curate. Felix, nel suo attimo di choc, pensò che sarebbe stato molto meglio se avesse potuto tenere quelle mani tra le sue, invece che doversi azzuffare di continuo con il loro proprietario.

Proprietario che aveva ampiamente superato la distanza di sicurezza silenziosamente concordata con Felix in quegli anni: in quella posizione, uno seduto al suo banco, l'altro appoggiato al piano in legno con tutto il busto, erano più vicini che mai. Felix riusciva a sentirlo vibrare dalla rabbia, e, ricordandosi cosa aveva fatto la mattina prima, capì perché la sua Stella era lì, e si concesse un minuscolo sorriso vittorioso, sapendo di tenere le redini del gioco.

Era stato molto più facile di quanto lui e Minho si aspettassero: era vero che Changbin si portava il suo lettore MP3 ovunque, ma, come scoprirono durante una lezione di scienze che fino a quel momento era stata mortalmente noiosa, non ci andava anche in bagno. Non appena il ragazzo era uscito, Felix, il cui banco era giusto qualche fila dietro, era gattonato fino alla postazione momentaneamente vuota, ed era stato un attimo a far scivolare l'affarino dalla tasca anteriore dello zaino di Changbin –nero, semplice, chi se lo sarebbe mai aspettato- alla tasca della sua felpa. Una volta tornato a casa, era riuscito a malapena ad accenderlo, tant'era vecchio, figuriamoci usarlo: la sua curiosità era stata placata solo nel momento in cui aveva capito come attaccarlo tramite un cavo USB al suo computer, ed era riuscito a leggere il nome delle canzoni al suo interno.

Con gli occhi concentrati sullo schermo, Felix si ripeteva di essere un codardo. Quello era evidentemente un oggetto a cui teneva molto, e lui sapeva di non avere alcun diritto di sbirciare al suo interno così. Anche se la parte onesta che ancora risiedeva in lui da qualche parte gli diceva che aveva effettivamente un motivo per ficcare il naso, che voleva solo avere un'occasione per conoscere quell'anima gemella ribella e refrattaria, per capire se magari quel destino un po' balordo potesse aver avuto ragione, e non in questa vita, ma magari un'altra, una in cui Changbin non covava quell'odio immotivato nei suoi confronti, loro due sarebbero potuti stare insieme.

A giudicare dal suo MP3, il ragazzo doveva essere un persona ordinata fino allo stremo. Non una canzone era abbandonata a sé stessa, erano tutte meticolosamente divise in playlist, e ce n'erano per tutti i gusti, allegre, tristi, tranquille, malinconiche. Molte canzoni Felix le conosceva, altre non le aveva mai sentite nominare, ma una cosa era certa, la cultura musicale di quel ragazzo era sterminata.

La playlist che lo aveva stupito di più era stata quella denominata 'SPEARB' perché tutto si sarebbe aspettato, tranne che la sua Stella componesse. Si trattava sia di basi elettroniche che di melodie al pianoforte; poche erano accompagnate da un testo, ma da quello che aveva sentito Changbin era un rapper abbastanza bravo.

Poi ce n'era stata una che, ad essere sincero, non aveva proprio capito bene. Si chiamava semplicemente 'J to B' e non aveva un tema preciso. C'erano ninnenanne per bambini, canzoni risalenti a più di dieci anni prima, qualche pezzo di musica classica, canzoni nella loro lingua madre, altre in inglese, altre in lingue che all'orecchio poco allenato di Felix potevano essere indifferentemente francese o spagnolo. Mentre ascoltava senza capire quale il filo conduttore della playlist fosse, Felix notò che nessuna delle canzoni risaliva a meno di tre anni, tre anni e mezzo prima. Alla fine aveva scrollato le spalle ed era andato a letto, pregustando il confronto del giorno dopo, che era sicuro sarebbe arrivato.

stella mia - changlix.Where stories live. Discover now