.capitolo undici.

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Non era esattamente una giornata da parco: non si vedeva la fine dell'enorme banco di nubi nere che lo sovrastava, e la pioggia ormai cadeva fitta da diverso tempo, donando a quel posto un'atmosfera tetra da inizio inverno senza però farla risultare sgradevole. Gli alberi erano appesantiti dall'acqua, l'erba sembrava aver assunto una tonalità più scura a causa del bagnato, e dal gazebo bianco sotto il quale Felix e Changbin si erano riparati cadevano gocce che ticchettavano sul pavimento lastricato tutt'intorno.

I due erano usciti per una passeggiata, un modo come un altro per tener viva quell'amicizia che era nata un po' all'improvviso, e che non sembrava giusto interrompere a nessuno dei due. Il parco vicino casa di Changbin, raggiunto dopo un panino veloce in una delle paninoteche vicino alla scuola, sembrava una scelta ottima, se non fosse stato per il fatto che nessuno dei due si era minimamente preoccupato di controllare le previsioni del meteo, con il risultato che la pioggia li aveva colti non appena avevano attraversato il cancello d'ingresso, mezz'ora prima, e non sembrava avere intenzione di smettere.

-Secondo te quanto manca?- chiese Changbin, cercando di aumentare il tono di voce a causa del rumore battente che, in caso contrario, avrebbe coperto le sue parole.

Felix scrollò le spalle. –Non ne ho idea.- il ragazzo era in piedi accanto ad uno dei pali portanti della struttura, dopo aver scoperto che anche se minimamente coperti, il vento girava comunque, e che quindi la panchina verniciata di bianco che era stata posizionata sotto il gazebo era totalmente bagnata. –Però guarda, lì il cielo si sta aprendo.- indicò un punto in lontananza, uno dove effettivamente l'occhio nudo riusciva a distinguere uno sprazzo di blu.

Passò qualche altro minuto, prima che la pioggia cominciasse finalmente a diradarsi e Changbin aprisse di nuovo bocca. –Scusa per oggi, non avevo minimamente pensato che sarebbe potuto venir giù a piovere.-

-Tranquillo, è andata bene comunque, e guarda, sta già finendo: avremo perso a malapena un'oretta, il resto del pomeriggio possiamo ancora godercelo.-

Felix aveva completamente ragione: le nuvole si erano diradate fino a sparire quasi completamente, e il rumore della pioggia fitta era stato sostituito con quello delle gocce che, una dopo laltra, si staccavano dai rami, dagli scivoli e dalle altalene scolorite per infrangersi a terra, sull'erba. Anzi, il ragazzo cominciò quasi a pensare che ci fosse qualcosa di magico camminare immersi in quell'atmosfera. E lo disse.

-Cè qualcosa di magico nel camminare immersi in quest'atmosfera- esordì non appena si lasciarono alle spalle il gazebo. –Non trovi?-

-In realtà non trovo, no- Changbin, con una manovra astuta, schivò un ciottolo schizzato dalla ruota della bicicletta di un ciclista solitario, anche se non poté mancare l'espressione dell'altro, che sembrava aver appena dovuto assistere alla morte del proprio animaletto domestico. –Anche se uno dei miei odori preferiti è quello della pioggia, mi piace avvertirlo da casa, uscire con questo tempo non è proprio nella top ten della mia lista di cose da fare.-

-Vuoi tornare a casa, allora?- il ragazzo avrebbe volentieri dato una testata ad un muro, se ce ne fosse stato uno nelle vicinanze, perché nella voce di Felix la felicità e l'entusiasmo per quel pomeriggio si erano notevolmente raffreddate. E gli faceva ancora un po' strano ammetterlo, anche dopo tutte le uscite, le chiacchierate e i pasti condivisi, ma quella era l'ultima cosa che voleva.

-No, no, sto bene, tranquillo- rispose precipitoso, cercando una via di fuga da quella situazione potenzialmente scivolosa: la trovò nel piccolo bar del parco, una casupola di legno aperta sei mesi l'anno, ma che davvero in quel momento faceva al caso suo. –ti va una cioccolata calda?-.

Sì, a Felix andava eccome. Ma neanche quella tazza enorme, coperta sulla cima di sbuffi di panna, lo aveva fatto desistere dall'idea di continuare la sua passeggiata. Così erano finiti vicino al piccolo parco giochi: si trattava giusto giusto di due scivoli, un'altalena e un muro per le arrampicate alto come Changbin, che doveva quasi alzarsi in punta di piedi per arrivare al metro e settantacinque, ma per allargare ancora di più il sorriso sul suo viso era stato ampiamente sufficiente. Avrebbero entrambi voluto andare sull'altalena, ma il legno della seduta era ancora impregnato della pioggia di poco prima, per cui optarono per una panchina al limitare dell'area giochi, posizionata sotto un pioppo che ad una prima occhiata doveva essere lì da almeno ottant'anni. O meglio, Changbin optò per quella panchina, colpito dalla tipica sonnolenza che lo assaliva durante il primo pomeriggio: Felix, non avendo evidentemente ancora dato fondo alla sua riserva giornaliera di energie da bambino iperattivo, si alzò in piedi, e pur di fare qualcosa si mise ad osservare l'albero dietro di lui. Rimase lì per un po', dando all'altro ragazzo l'illusione che avrebbe potuto approfittare di quella quiete e di quel silenzio per schiacciare un breve pisolino, prima di uscirsene con una frase che fece evaporare ogni traccia di sonno rimasta in lui:- Changbin, qui c'è scritto il tuo nome-.

Felix non vide i suoi occhi spalancarsi, sbarrati, ma avvertì di certo l'esitazione nella sua voce. –Qui dove?-

-Qui, sulla corteccia dell'albero. E ce n'è anche un altro... Ma l'avete tipo inciso con un coltellino, o robe del genere? Pensavo si facesse solo nei film!-

-Credo che molte cose della nostra vita vengano fuori da un film.- l'esitazione di Changbin era durata un attimo, e Felix non aveva fatto in tempo a ribattere che se l'era ritrovato accanto che sfiorava lincisione con le dita.

-Tipo?-

-Tipo che questa- il ragazzo picchiettò sulla corteccia delicatamente –sia ancora qui dopo almeno dieci anni.-

-Dieci anni? Così tanto?-

-Ti pare che a diciannove anni qualcuno possa scrivere così male?-

Felix ridacchiò appena, la domanda retorica di Changbin effettivamente aveva senso: anche per essere incisa su legno, la calligrafia era troppo incerta per essere quella di un ragazzo già quasi fuori dalla sua adolescenza. –Okay, magari no. Ma di chi è l'altro nome? Non si legge più bene. Hyon-Hyun-

-Hyunjin.-

-sì, ecco!- Felix sorrideva esultante, non aveva notato che l'altro non sembrava più avere tutta questa voglia di ridere. –Un tuo amico quando eri piccolo?-

-Il migliore.- gli occhi del ragazzo si illuminarono di comprensione.

-Stiamo parlando di quello dell'altra volta? Il tuo migliore amico con il quale non parli più da anni?- Changbin annuì soltanto.- Scusa, non era mia intenzione far uscire l'argomento.-

-Tranquillo, prima o poi avrei dovuto dirtelo.-

Non ti sei mai disturbato a dirmi niente, pensò Felix, ma lo lasciò parlare.

-In realtà è abbastanza semplice, guarda- lo sguardo di Changbin sembrava fisso sulla corteccia, ma l'altro sapeva che in realtà il ragazzo probabilmente in quel momento non era nemmeno mentalmente lì. –Non ho mai avuto troppi amici, però tra quelli che avevo Hyunjin era sicuramente quello che mi stava più a cuore. Se lo ricordano le nostre mamme quando ci siamo incontrati la prima volta, noi eravamo troppo piccoli. Abbiamo vissuto in simbiosi per anni.-

-Poi avete litigato- lo interruppe Felix, e se qualcuno esisteva lassù, in lui di delicatezza e tatto ne aveva instillato davvero troppo poco. –Tre anni fa, giusto? Perché?-

Changbin cercò di rilassare la sua mascella, che sentiva contratta. Se lo figurava in mente da un po' di tempo il momento in cui Felix gli avrebbe chiesto cosa diavolo gli avesse fatto di male anni prima da non meritare nemmeno una seconda occhiata, e sciogliere un arcano sarebbe equivalso a svelare l'altro, e lui non era pronto per fare né l'uno né l'altro. Non deve sapere per forza tutto adesso. Decise di fare il giro largo.

-In realtà era un bel periodo per noi. Studiavamo insieme, lui mi ascoltava comporre e io lo accompagnavo a danza-

-Danza?- chiese Felix, con le sopracciglia aggrottate; Changbin trattenne un'impressione, lo sapeva che ad immergersi nei ricordi avrebbe finito col dar loro voce, una voce veritiera. –ma il tuo amico Hyunjin sarà mica Hwang Hyunjin che viene a danza con me?-

-Sì, è lui.- in certi casi fingere era inutile. –Comunque, se lo hai visto a danza, avrai visto anche il suo fidanzato. Il suo nome dovrebbe cominciare con qualcosa tipo S-

-Seungmin? Capelli rossi, occhiali tondi, faccino carino?-

-Faccino carino?- Felix roteò gli occhi, e Changbin si affrettò a tornare impassibile per non mostrare allaltro quanto effettivamente non fosse d'accordo con quell'affermazione. –Comunque sì, è lui. A quei tempi si erano appena messi insieme. Immagino fossero... Carini- attimo di pausa, la bugia stavolta era stata un po' troppo grossa –Ma io ero abituato ad avere Hyunjin attorno ventiquattr'ore su ventiquattro, stavano sempre insieme e credevo fosse un po' troppo. Quando gliel'ho fatto notare, Jin mi ha gentilmente mandato a quel paese-. Metterla in questi termini era quasi più facile che dire la verità, e Changbin quasi se ne vergognò quando Felix annuì, comprensivo, passando appena le dita sulla corteccia ancora un po' umida. –Sono sicuro che se la vostra amicizia è stata anche solo la metà bella quanto me l'hai descritta, tornerà, in un modo o nell'altro-.

Il problema è che non tornerà come io voglio che torni, si disse Changbin. E osservando il sorriso rassicurante di Felix, si chiese di riflesso Ma com'è che voglio che torni?

stella mia - changlix.Where stories live. Discover now