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QUANDO ARRIVÒ L'AUTUNNO E IL CIELO SI SPENSE
(l'inizio)

Ci misi un mese a trovare Yoongi e il suo amatissimo impostore.

Yoongi si era messo a lavorare in un caffè, per noia o forse per tenere la mente occupata, e il suo impostore passava a trovarlo tre volte la settimana, fingendosi un cliente comune.

Che questa condizione eccitasse la mia ciliegina?

Lui prendeva sempre un espresso e Yoongi glielo portava in tutta fretta, nascondendo sotto la tazzina un bigliettino fugace, con su scritto chissà cosa...
In seguito, l'impostore beveva il caffè, finendolo in un singolo sorso, pieno di smania, leggeva il bigliettino e puntualmente si recava alla toilette, senza dare troppo nell'occhio, ed aspettava che il mio piccolo Yoongi lo raggiungesse, facendosi dare il cambio dal secondo cameriere al quale chiedeva questa gentilezza con un grande sorriso e gli occhioni grandi e dolci, come solo lui sapeva fare. E poi il tempo sembrava non scorrere più. Minuti, decine di minuti.
Ed io ardevo di rabbia e gelosia.
Sì, signor Park, li ho spiati più e più volte senza che loro se ne accorgessero, mancando ai miei compiti di padre e perdendo la mia dignità come uomo!
Ma come potevo lasciarlo andare? Lasciar andare il mio unico amore, l'amore della mia vita, come potevo lasciarlo in mano a quella bestia vogliosa di lui? Lui non avrebbe mai saputo amarlo, mai!
Così, una sera, una volta presi appunti sui suoi turni, mi accomodai ad uno dei tavoli e chiesi espressamente di essere servito da lui.
Lo aspettai con un sorriso sul volto, mascherando la mia angoscia con una velata tranquillità, e quando mi vide l'espressione che fece mi deliziò così tanto da ripagarmi quel mese di puro terrore e frenesia all'istante.
«Namjoonie?» sussurrò, col fiato corto, le guance tinte ora di un delicato rosso.
«Vorrei un bicchiere di whiskey, per piacere» mi passai una mano tra i capelli, non cercai neanche di fingermi sorpreso, lui doveva sapere che io ero lì esclusivamente per lui, che io sapevo, e mantenni lo sguardo fisso nel suo, che ora sembrava perso, triste e addolorato, ma allo stesso tempo felice, sorpreso, forse incredulo anche.

Ciliegina, mi aspettavi, non è così?

«Certo, signore» mi rispose, accennando un inchino, e si recò subito al bancone per riferire l'ordinazione.
Mi accesi una sigaretta, nel frangente, sperando che sopprimesse la voglia che avevo di riaverlo con me, farlo mio, di nuovo solo e soltanto mio, riassaggiare quella pelle candida come neve e godermi la mia fetta di paradiso.
Yoongi mi portò l'ordine, cercando di mascherare il tremore della mano che reggeva il vassoio, e mi concesse un sorriso quando lo ringraziai, forse con troppo entusiasmo.
«Mia piccola ciliegina» lo chiamai, sottovoce, quando fece per congedarsi, e lui trattenne il respiro.

Alcune magie sono eterne, non lo sa, Park Jimin? Poteva far trascorrere i giorni, i mesi, gli anni, ma ad ogni mio richiamo Yoongi sarebbe tornato da me. Per sempre.
Fu in quel momento che io seppi, ebbi la più cieca convinzione che niente al mondo avrebbe potuto tenerci lontani.
Neanche lei, Park.

«Ciliegina, a che ora stacchi stasera? Mi concederai un'ora del tuo tempo, almeno una? E se non vorrai un'ora, solo dieci minuti, solo per guardarti, ammirarti un po', e dirti quanto mi sei mancato, piccolo mio...» non prendete la mia come una supplica, ma come un'astuzia.
Forse crudele, ma conoscevo le debolezze di quel bambino, lui che voleva soltanto sentirsi adorato e guardato come fosse un'opera d'arte mozzafiato. E per me lo era davvero.
«Namjoon non so se sia il caso» si strinse il vassoio vuoto al petto, con lo sguardo basso, nascondendo il sorrisetto compiaciuto che sempre compariva quando lo adulavo.
«Ti prego, Yoongie»
E la dolcezza con cui pronunciai quest'ultima frase ebbe la meglio, e lui sospirò prima di dirmi che staccava alle undici e mezza, e che mi avrebbe concesso soltanto dieci minuti, nessuno in più, soltanto dieci, dieci, dieci squallidi minuti.

Signor Park, penso che a questo punto lei abbia capito che io so per certo l'identità dell'impostore.
Penso abbia capito anche che questa terapia sia effettivamente inutile, che non l'ho mai desiderata, anche se per alcuni versi ne ho bisogno, dopo come sono finite le cose... ho bisogno di qualcuno che mi ascolti, è vero, che ascolti i piagnistei di questo vecchio e solo pervertito, ma non di lei.
Sono qui soltanto per beffeggiarla.
Vuole sapere com'è finita quella serata, signor Park? Cosa fece il suo tesoro, Min Yoongi, e da chi tornò?
Tornò da me, a casa mia, e stette tutta la notte.
Pianse, rise, mi baciò, scopammo, tutta l'intera notte si susseguì questo ciclo.
È inutile che si irrigidisca, signor Park, è ridicolo.
È così che va la vita. Sperando di fottere il prossimo si rimane fottuti.
Min Yoongi è da sempre appartenuto solo e soltanto a me, e se lui non si fosse messo in mezzo, ecco, se lui fosse rimasto in disparte e non avesse intralciato la nostra vita, lui ora sarebbe ancora...

Se solo si fosse innamorato di un altro ragazzo, signor Park, e non di Min Yoongi, se solo non lo avesse ospitato, se solo lo avesse lasciato solo ed esclusivamente alle mie cure, Min Yoongi...

Min Yoongi sarebbe ancora vivo.

Lasciarsi andare
CoCo (feat. Luche)
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note

"Le tue foto sul muro, vorrei soltanto
poterti lasciare andare"

E forse aggiungerei:

"non ho saputo restarti accanto
e quei "ti amo" erano una bugia"

Spero vi sia piaciuto (che faccia tosta che ho, sono passati quasi sei mesi).

Stefania

Pesca Vaniglia [k.nj, m.y]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora