XIII

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La porta della casa di Crowley era chiusa. Chiusa come le valve di una conchiglia in fondo all'oceano e nera come le ali di un corvo. Il battacchio era meno scuro del legno, un intarsio magnifico ritraente un demone ghignante, talmente realistico da far perdere la voglia di bussare.

Aziraphale aveva quasi paura a bussare. Era stato poche volte a casa di Crowley -per fare compiti o roba del genere- e ogni volta che ne usciva sentiva un senso di ansia addosso, di quelle sensazioni che paiono ricoprirti fin sopra i capelli. Il sole autunnale era già sceso oltre i palazzi, mentre i lampioni e le vetrine iniziavano ad accendersi di colori neon. I primi bambini stavano uscendo con le loro buffe maschere, ed Aziraphale era lì come un allocco davanti a quella stupida porta.

Prese un profondo respiro, decidendosi a bussare. Il rumore rauco parve sentirsi attraverso tutta la strada, quasi come uno sbadiglio di una qualche bestia mostruosa in una grotta. Okay, magari questa potrà sembrare un po' un'iperbole, però per il ragazzo spaventato era la nuda, cruda verità.

Lo zaino che portava sulle spalle gli sembrava abbastanza pesantuccio, nonostante contenesse l'essenziale: il pigiama, lo spazzolino, delle carte, un libro di storie dell'orrore e qualche dvd. Però, gli sembrava di dover reggere l'intero monte Everest sulle spalle.

Bussò un'altra volta, le gambe che avevano iniziato a tremare per due motivi principali: il primo era che le strade si stavano affolando troppo in fretta, con una miriade di persone e mascheroni e trucchi e zanne da vampiro e scope da streghe e code da diavoli che scodinzolavano nelle prossimità del suo esile corpicino indifeso, mentre la seconda era molto, molto più pratica: freddo. A Londra d'autunno iniziava a fare un freddo cane, e quella misera e semplice giacca lo riparava come avrebbe potuto ripararlo un ombrello rotto da una pioggia di meteoriti.

Anche qui, altra iperbole.

Aspettò dieci, venti, trenta secondi, quando dall'altra parte del legno sentì un insieme di passi sospetti: erano rapidi, come quelli di un cagnolino. Ma a casa Crowley non c'erano mai stati cani.

-Ciao- la porta si spalancò d'un tratto, per lasciare spazio ad una figura spettrale: il corpo longilineo era coperto da un lungo vestito nero che sembrava essersi fuso con la sua stessa pelle, mentre i capelli rossi come il sangue raffermo splendevano contro la luce del corridoio. Crowley squadrò il suo ospite dall'alto dello scalino che separava la porta dalla strada, per poi stringere le labbra. -Bello il costume da angelo- commentò, appoggiando entrambe le mani contro i lati della porta come se volesse fare in qualche modo da barriera.

-Ma io non indosso nessun...- obbiettò il biondo, per poi capire il suo gioco. -Come sei simpatico, davvero- un timido sorriso gli pervase le guance, accompagnato da uno di quegli sguardi che Crowley aveva imparato a conoscere: quando Aziraphale lo fissava sembrava volerlo consumare con gli occhi.

Crowley rimaneva sempre piacevolmente sorpreso anche alla centesimavolta.

-Bello il costume da...pipistrello?- inarcando il sopracciglio Aziraphale notò il costume dell'altro.

-Sono Morticia Addams- rispose leggermente stizzito l'altro, alzando la testa con fare fiero. Dai, era palese fosse Morticia Addams. Certo, non aveva i capelli corvini o un trucco pesante, ma era lì.

-Oh- una semplice risposta, seguita poi da un silenzio imbarazzante che non la smetteva mai di seguirlo come una maledizione. -Posso entrare?-.

-Entra pure- Crowley si spostò dalla porta, lasciando che l'ospite potesse entrare e togliersi le scarpe.

Davanti ad Aziraphale un corridoio lucente, le pareti rosso sangue che sembravano fatte di carne che risplendevano alla luce delle lampadine sul soffitto. Ovunque c'era antica mobilia, quasi come se un negozio di antiquariato si fosse trasferito in una casa degli orrori. Alle pareti vecchie foto di parenti morti, alcune persino in bianco e nero, che parevano scrutare i due ragazzi che si avviavano verso la fine, l'uno a pochi passi di distanza dall'altro.

La Mia Parte Intollerante|Good OmensDonde viven las historias. Descúbrelo ahora