XIV

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Crowley si era svegliato per primo, scivolando silenziosamente dal mondo dei sogni a quello della realtà grazie ai raggi solari che timidi entravano nella stanza dalla porta finestra ancora spalancata.

L'unica sensazione che provava era: umido. Sentiva il corpo umido, il pigiama umido, la mente umida. I ricordi vagi della nottata gli affollavano la mente come sconosciuti in una piazza che si scontrano fra di loro, uno fra tutti esemplare per gli altri.

Quella notte lui ed Aziraphale si erano baciati. Sotto la pioggia. Ed era stato lui ad iniziare tutto o...? No, no forse era il contrario. Lui aveva proposto di andare sul balcone piovoso, e l'altro l'aveva preso per il colletto e si erano baciati.

Più semplice di così.

Era stato bello , però. Ricordava pure quello. La morbidezza delle labbra del biondo che si univano alle sue, le gocce che bagnavano i loro capelli mentre si scambiavano baci e bacetti con le luci liquide della città come sfondo, il profumo dei suoi capelli mentre si era addormentato.

Era stata un'esperienza, senza dubbio.

Dischiuse le palpebre scacciando ufficialmente quella sensazione di sonno che oramai voleva abbandonare da tempo, ritrovandosi davanti agli occhi uno spettacolo degno di nota: Aziraphale dormiente. Aveva il volto di un bambino, la bocca rosata dischiusa che emetteva saltuariamente docili mugolii e profondi respiri.

Le sue palpebre vibranti erano bloccate, la sua pelle diafana arrossata sulle guance come se fosse uno di quegli angioletti che vedeva nei dipinti dell'Ottocento. Stringeva le mani al petto che si alzava e si abbassava ritmicamente, come a volersi proteggere da qualcosa di oscuro. Il suo pigiama era bagnato, le chiazze scure su tutta la maglia, ed il freddo che stava provando il rosso sulla sua pelle con molta probabilità era lo stesso che stava provando il biondo, un tremolio soffuso si poteva notare percorrere le sue braccia bagnate.

Crowley si avvicinò con calma, quasi temendo di poter svegliare quella visione che poteva benissimo appartenere ad un sogno. Allungò le dita timoroso di farlo scomparire nei più reconditi angoli della sua mente, per poi sfiorargli il volto delicatamente. Era morbido, era fresco.

-Ehi- sussurrò senza nemmeno pensare, avvicinando la fronte a quella di Aziraphale fino a farla unire con la sua, i loro respiri che si univano per poi sciogliersi nell'aria fresca della stanza -ci prenderemo un malanno se continuiamo a stare così- gli stampò un bacio premuroso sulla guancia, aspettando il suo risveglio.

Guardava il suo petto muoversi incollato alla stoffa del pigiama, aspettando ancora con premura. Aspettava, aspettava, aspettava, l'aria fredda che entrava dalla finestra gli dava brividi orribili lungo la schiena scheletrica.

Non era proprio il caso di congelarsi il corpo, quindi optò per un'opzione più tragica.

Lo scosse leggermente dalla spalla, soffermandosi a tamburellare le dita su di essa. Era una di quelle piccole gioie che aveva sognato notti intere, in quello stato in cui non si chiedeva nemmeno più cosa fosse sogno e cosa non lo fosse, però in quel momento era certo di star vivendo la pura realtà. -Dai...- borbottò nuovamente, gli occhi ambrati che sfarfallavano mentre dalla spalla passò alla guancia, anche quella tenera come quella di un bambino.

Sentì improvvisamente una mano ghiacciata raggiungere la sua, le dita fredde stringersi sulla pelle bollente del biondo. -Sono sveglissimo, lo giuro- il mugolio confuso di Aziraphale si sentì forte e chiaro nella stanza, facendo sorridere Crowley timidamente. -Sono sveglio e sono pronto all'azione- sbattè le palpebre per qualche istante, smascherando i grandi occhioni azzurri come l'oceano più calmo sotto le onde di una pigra barca.

-Ben svegliato- con una dolcezza che sicuramente non gli apparteneva Crowley gli diede il buon giorno, accompagnato da un ulteriore bacio sul naso. Si sentiva in qualche modo libero di dargli tutti i baci che voleva, tutto l'affetto che voleva. Lo sentiva vicino, così vicino.

La Mia Parte Intollerante|Good OmensWhere stories live. Discover now