NOVE

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[mai scappare dando per scontato la felicità di un neonato]

Jeongguk ha sempre tenuto Joshua e Courtney tra le dita. Quel trio è sempre stato semplicemente inseparabile, anche se l'amicizia era un concetto che nessuno dei tre capiva. Era infantile, era costellato da rose e fiori, ma era in grado di distruggere la vita intera di una persona. L'uomo è un animale sociale. Non tutti la pensavano in quel modo, ma quei tre ragazzini non erano tra quelle persone, perché l'avevano provato sulla loro pelle: per quanto ognuno di loro fosse nel suo piccolo mondo di sofferenza, si riunivano per parlarne. E, se non per questo, per dimenticare tutto il resto almeno per le poche ore in cui si vedevano. In quei momenti, gli sembrava quasi di perdere la memoria, rinchiudersi in una bolla di cui l'aria non li stancava mai ed essere felici. E lo erano, per quel breve lasso di tempo, poi le loro vite tornavano ad essere le solite.
Le solite vite di merda.

Courtney e Joshua s'incontrarono per la prima volta all'asilo nido: avevano ancora i pannolini sporchi di merda quando iniziarono ad essere casuali compagni di gioco. Nel migliore dei casi, si tiravano addosso costruzioni di legno.
Jeongguk fu l'ultimo ad arrivare, alla scuola materna, ma diventò ben presto il nucleo del trio. Era quel bambino silenzioso, timido, che si scusava se credeva di disturbarti piangendo. Non aveva il coraggio di fare il primo passo e avvicinarsi ai due: per qualche mese, infatti, li osservò da lontano esitando ogni volta gli venisse in mente di chiedergli se potessero giocare a palla insieme; Courtney era furba e se ne accorse. Voleva che le cose diventassero più divertenti ㅡ usare il piccolo ed ingenuo Joshua per mettere in atto piani malefici e testare su di lui la gravità dei giochi che s'inventava, ovviamente, non era abbastanza ㅡ, per cui, senza pensarci più di una volta, si avvicinò al bambino e lo fissò dritto negli occhi.

Jeongguk per poco non si bagnò i pantaloni e iniziò letteralmente a tremare. Premette le mani contro al tronco dell'albero dietro cui si stava nascondendo. Quella bambina gli era sempre piaciuta, avrebbe voluto legare con lei, ma avrebbe anche ammesso di avere avuto paura di lei. Courtney sapeva essere malefica, ma non c'erano ancora lividi sul corpo di Joshua per provarlo.
Lo vedeva nel suo sguardo astuto, però. E lo spaventava, perché sapeva che fosse intelligente. Lei, tuttavia, gli sorrise e gli afferrò una mano. «Tu sei mio amico, ora!»

Joshua la guardò imbronciato. «E io?»

«Tu non sei mai stato mio amico, Joshua».

«Non dovresti trattarlo così...», sussurrò Jeongguk, mordendosi il labbro inferiore nel sentire gli occhi della bambina perforargli la fronte. Senza filtri, pensò di farsela nuovamente addosso. Fortunatamente, però, non successe nulla del genere.

Lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi annuì. «Già, forse hai ragione...», mormorò con tono vago e guardò altrove, incrociando le braccia al petto. L'orgoglio che caratterizzava la bambina rimase poi impresso anche nella ragazza.

Joshua sorrise. «Quindi sono vostro amico?! Sì!»

Jeongguk spostò gli occhi da Courtney al bambino che saltellava felice, e si sentì strano. Si sentì... di buonumore, all'improvviso, come quando la madre gli faceva le ciambelle o gli comprava il latte alla banana. Il viso illuminato di Joshua gli scaldò il petto, e ciò lo spinse a sorridere timidamente. Anche Courtney ammise a sé stessa di trovare due bambini sorridenti migliori di due poveretti ridotti a farle da schiavi. Non smise di essere prepotente, però.

Lei ebbe un'infanzia. Preferiva non aggiungere nessuna parola e mantenere tutto sul vago. Sua madre lavorava spesso e non capì mai il bisogno d'affetto della figlia. La bambina iniziò a credersi sbagliata. Perché sei sempre così appiccicosa?; lasciami dormire e vattene!; si può sapere perché ho deciso di avere figli?!.
Non era bello, come non lo era vedere i genitori dei suoi coetanei alla scuola materna rincorrere i figli per abbracciarli e non il contrario, come invece succedeva a lei. E forse la sua prepotenza nacque proprio da quello, come Jeongguk le aveva sempre detto. Rincorse l'affetto inesistente della madre fino a stancarsi e iniziare a fare in modo che gli altri facessero lo stesso con lei. Si dovrebbe essere abbastanza importanti per farsi seguire continuamente da qualcuno, o no?
E con Joshua aveva fatto centro. Era il bambino più ingenuo di tutti e non aveva una motivazione precisa per stare con lei o accettare i giochi pericolosi che lei s'inventava: semplicemente perfetto.

il club dei cuori spezzati // ggukv | (in revisione)Where stories live. Discover now