UNDICI

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[se il mio cuore avesse saputo di tutto questo, avrebbe preferito scappare sulle giostre]

Manfred ha sempre detto il contrario, ma io mi reputo una persona piuttosto ingenua. Stupida.
Non sono convinto che in ognuno ci sia qualcosa di buono, piuttosto, credo di avere il magico potere di essere in grado di tirare fuori quel qualcosa di buono da qualcuno che, di buono, non ha nulla. La mia relazione con Minseok ne è il perfetto esempio.

Il fatto che io finisca sempre per pensare a lui mi fa innervosire. Le mie dita intrecciate dietro il collo di Jeongguk si irrigidiscono.
Lui mi ha guardato negli occhi da quando la musica da lento è partita a tutto volume nella palestra buia ma colorata. Io ho provato a fare lo stesso, ma l'imbarazzo è tale da impedirmi di comportarmi come dovrei con il mio appuntamento.

«Taehyung», sussurra. Non capisco se le sue pupille siano così dilatate a causa del buio o altro. Sento il solito rossore arrampicarsi sui miei zigomi, ma mi sforzo di non abbassare lo sguardo.

Sembra preoccupato. Accenno un sorriso. «Va tutto bene».

Ma so che Minseok mi sta guardando. Mi brucia la nuca. Anche Jeongguk sembra essersene accorto, e riesco a vedere la tensione nelle sue labbra serrate. Arrossisco quando mi spinge ancora più vicino al suo petto, con le mani poggiate sulla mia schiena e le braccia che mi circondano la vita. Sussurro un altro va tutto bene e, dopo un attimo d'esitazione, giro la testa e poggio una guancia contro al suo pettorale sinistro.

Le sue dita mi accarezzano lentamente, delicate e, come al solito, impacciate, ma la sua stretta protettiva mi spinge a rilassarmi. Sposto lo sguardo su Minseok, che mi guarda da quando ho messo piede in questa palestra. Si stringe contro la ragazza di cui sul suo letto non abbiamo mai parlato. Ha un lato della bocca sollevato.
Sembra cercare di rovinarmi l'appuntamento di cui lui, dopo anni, non è il protagonista. Inizia ad annoiarsi, quando si accorge di non essere più il centro del mio universo e la ragione per cui questo vada avanti, quando diventa improvvisamente il personaggio secondario dimenticato da tutti.

Jeongguk parla dopo qualche minuto. Sento dolcezza nella sua voce: «Non guardarlo».

Quando risollevo lo sguardo su di lui, vedo solo mio padre. Senza il solito pizzico di riluttanza e testardaggine tra i pensieri, i miei piedi si muovono di mezzo centimetro in direzione dei suoi. La mia testa si rilassa contro al suo petto, e la musica da lento che prima mi penetrava le ossa sembra finalmente tornare piacevole.
Sento il battito del suo cuore. Chiudo gli occhi per qualche secondo. Batte allo stesso modo, ogni volta che finisco tra le sue braccia. Veloce, rumoroso. Forte. Possibile che voglia farsi sentire?

Possibile che stia cercando di dirmi qualcosa?

Il modo in cui Jeongguk mi accarezza non è il modo in cui lo fa Jeongin. O Sofia. O, ancora, mio padre.
È dolce, troppo dolce. Mi stringe come se non volesse più lasciarmi andare. Mi parla come se mi odiasse, per proteggermi. Sa come non farmi dimenticare il suo nome o le cose che mi fa notare.
Come se fosse in cerca d'amore, donandolo a me.

Siamo così diversi, ma così simili. Non posso smettere di pensarci, non riesco. Abbiamo entrambi fame d'affetto. Abbiamo entrambi problemi a legare, ma, quando lo facciamo, nulla può davvero separarci da chi amiamo. Facciamo per gli altri le cose che vorremmo fossero fatte a noi, per noi.

Jeongguk sa sopportarmi. Sa come parlarmi, come convincermi, come accarezzarmi. Sa leggermi.
E, forse, è anche questo a spaventarmi di lui.

L'unica cosa che conta, in questo momento, sono le sue braccia attorno a me. Mi aiutano a dimenticare il mondo, a crearne uno in cui non devo preoccuparmi degli occhi di Minseok che mi perforano, dei lividi sulle mie caviglie e delle crepe nel mio cuore.
Vorrei allontanarmi da Minseok. Vorrei fingere che non esista, come lui fa con me tutte le mattine. Vorrei che i miei sentimenti smettessero di indebolirmi, vorrei non aver bisogno di lui perché mi ricorda il padre che ho perso. Vorrei che quella ragazza sapesse che dietro allo charme e al sorriso di qualcuno che nasconde, come tutti, la sua parte peggiore, c'è un mostro - creato dai suoi genitori, che non avrebbe colpe se solo cercasse di migliorarsi.

il club dei cuori spezzati // ggukv | (in revisione)Where stories live. Discover now