Capitolo 15

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"C'è stato uno sparo...!"

"Dominic!"

Kaito POV

Mi sveglio di scatto, il mio respiro diventa man mano più corto e sento il mio cuore quasi uscire fuori dal mio petto. Inizio a percepire un bruciore giusto al centro, mi logora l'ansia. Non avevo questi attacchi di panico da tanto, non so più come gestirli. Non so come reagire, non ne capisco nemmeno il motivo, sarà stato il sogno?

E' ormai passato un anno, non posso risentirmi così per uno stupido sogno. Quello sparo, Dominic, io che non ho potuto fare niente per evitare tutto ciò. No, non cominciare. Non con i sensi di colpa. Non hai potuto fare nulla perché non c'era nulla da fare.

Decido di darmi una calmata e mi guardo intorno. Quando ho questi momenti mi sembra di vedere le pareti della stanza avvicinarsi e schiacciarmi, quindi, cerco sempre di metabolizzare e analizzare il posto pezzo per pezzo. Faccio in modo che il mio cervello capisca che sono al sicuro.

Guardo la scrivania, un libro, una penna, un quaderno. Mi giro verso il lato opposto e guardo il pavimento, un paio di scarpe. Continuo a guardarmi intorno e mi fermo quando vedo il mio telescopio, ciò che spesso mi fa scappare e porta la mia mente, il mio sguardo, su cose totalmente fuori da questa realtà. Guardo le mie mani e il tremolio forte di prima sembra star rallentando.

Ciò che odio di più dell'ansia è il grande vuoto che resta dopo. Arriva, ti consuma, prende tutto ciò che hai e quando va via porta tutto con sé. Ti senti stanco, distrutto, non hai voglia di fare nulla, almeno così mi sento io. Mi lascio spesso cadere in quell'enorme vuoto e nessuno capisce, nessuno sa come ci si sente. Non perché sono tutti disinteressati, ma perché cose del genere bisogna provarle. La difficoltà che persone come me hanno anche solo nell'uscire di casa, fare la spesa, essere in posti pubblici. Non è facile dire ad un amico che non vuoi uscire perché hai paura dei posti affollati, che eviti sempre il centro della stanza, eviti sempre l'attenzione della gente.

Mi definiscono tutti timido, asociale, disperso nel proprio mondo, ma in realtà io ho solo paura. Nessuno sa come ci si sente ad essere costantemente in ansia, per ogni fottuta cosa. Non c'è mai una via d'uscita. Non è normale alla mia età non voler uscire, non voler amici, restare nel buio della mia stanza al sicuro da tutti gli sguardi.

La mia non è timidezza, io non sono asociale. Io soffro di ansia sociale, questo sono io. Kaito è anche questo. Il mio carattere è definito per la maggior parte da questo. Non evito nessuno, non sono antipatico o senza emozioni, non sono menefreghista. Il mio chiudermi in me stesso non è dato dal fatto che non apprezzo i miei amici, ma questo non riusciranno mai a capirlo.

Non è colpa mia se mi sveglio in questo modo, se quando vado all'università io provi ansia per tutte le persone che mi siano attorno.

Alzo le ginocchio al petto e nascondo la mia testa tra le braccia

<<Kaito..>> sento una voce e lentamente alzo la testa, davanti a me c'è Julie che si avvicina

<<Tutto ok? Sei pallido..>> mi dice toccandomi le mani

<<Ho avuto solo un semplice attacco di panico, tranquilla>> le rispondo cercando di sembrare il meno preoccupato possibile

<<Un semplice attacco di panico, sembra tu abbia visto un mostro. Che cosa ti ha causato ciò?>>

<<Ho sognato di nuovo cosa è successo un anno fa, con Dominic>> spiego abbassando sempre di più il tono di voce per paura qualcuno possa sentirci, tipo Jack

<<Kaito, ancora? Lo sai che non è colpa tua, non potevi fare assolutamente nulla>> inizia Julie a rassicurarmi, come ha fatto per un anno intero

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