Capitolo 1 | Il pestaggio

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Noah fissò un gabbiano fuori dalla finestra.

Il suo sguardo vagò alla ricerca dei movimenti del volatile, leggero e aggraziato nel volo, che appoggiò le zampe arcuate su uno dei rami pendenti della grossa quercia situata nel cortile della scuola. I raggi del sole ne illuminavano le fattezze facendolo brillare e autenticandone il fascino. Noah amava gli animali, ma non era quello il suo pensiero principale.

Era l'ultimo giorno.

L'ultimo giorno di una tortura enorme, l'ultimo faticoso giorno di nove interminabili e noiosi mesi di scuola in cui aveva dovuto sgobbare dietro a compiti, interrogazioni e progetti. Nonostante questo atteggiamento di profonda noia nei confronti degli studi, Noah non aveva mai avuto problemi di nessun genere in relazione ai risultati. La sua media voto era eccellente, il suo modo di parlare forbito e ricercato colpiva ogni insegnante e i suoi compiti in classe erano quasi intonsi. Ma ciò che appassionava di più Noah non aveva a che fare con i banchi di scuola, né con quelle noiose materie che era costretto a studiare. Qualcosa brillava nei suoi occhi, anche quando quelli di tutti gli altri rimanevano impassibili: dinanzi alle ingiustizie Noah si trasformava. Lasciava che le sue parole diventassero armi letali contro chi aveva osato maltrattare quel tizio, o discriminare quella o quell'altra ragazza. Noah odiava tutto ciò che provocava dolore al prossimo e questo, nella sua testa, era più importante di una carriera scolastica di livello.

La campanella suonò, tonante e prepotente. Un trillo spaccatimpani che fece sollevare in sincronia tutti gli studenti della Cove Bay High School dalle proprie sedie. I banchi strusciarono in avanti e le sedie all'indietro provocando un rumore assordante e stridulo sul sudicio pavimento dell'istituto. I ragazzini si riversarono nel cortile agitando zaini, gettando libri all'aria, insozzando di gavettoni stracolmi di bevande zuccherate i propri compagni, urlando a perdifiato e ballando e saltando qui e là. Li aspettavano tre mesi di giochi, spensieratezza e notti passate in riva al mare, l'entusiasmo era incontenibile, i sorrisi luminosi splendevano più del sole. Noah, in contrapposizione, passeggiava in solitario lungo uno dei marciapiedi che circumnavigava l'intero edificio scolastico. Era felice, sì, ma non capiva perché dare di matto. In fondo era solo una chiusura temporanea. Non avrebbero mica serrato l'ingresso della scuola per sempre? In quel caso sì che avrebbe festeggiato perdendo il controllo. Noah era sempre stato molto diverso dai suo coetanei, a partire dal suo aspetto fisico, che poteva sicuramente fungere da scusante per le cattive intenzioni dei bulli della scuola, attratti come api dal miele da tutto ciò che era sostanzialmente differente da ciò che giudicavano normale e in linea con l'usuale. Noah era più basso dei suoi compagni, molto più basso, era gracile e secco, con braccine delicate che non avevano neanche la forza di sferrare un pugno. Le mani erano piccole e allungate. Indossava enormi occhialoni dalla montatura scura, con lenti spesse come quelle di un eminente scienziato novantenne e nonostante avesse compiuto quattordici anni, sul suo volto non c'era traccia di barba o peluria che potesse indicare uno sviluppo derivante dalla pubertà.

Noah Powerick non aveva mai avuto problemi con i bulli, negli anni precedenti. Alle scuole elementari era stato il bambino più coccolato della classe, alle medie i suoi voti avevano strabiliato il corpo docenti e affascinato i suoi compagni. L'incubo era iniziato alle superiori: tutto ciò che era sempre stato sembrava non essere all'altezza degli altri. Il confronto con un istituto superiore diverso, con personalità differenti provenienti da parti diverse della città lo avevano visto non all'altezza e per quel motivo era finito nel mirino del temibile Adam Boris, soprannominato Adam Il Colosso dalla maggior parte del corpo studentesco. Adam Il Colosso era un ragazzino corpulento e dall'andatura sbilenca che frequentava per la terza volta il primo anno di scuola superiore e che, per casualità, era finito per essere uno dei compagni di classe di Noah. Adam era molto lento nell'apprendere, intellettualmente inferiore alla maggior parte dei suoi compagni e di una indelicatezza cronica unita ad un linguaggio da taverna di quint'ordine. Il che, tempo prima, lo aveva portato a sua volta ad essere oggetto di evidente sfottò da parte dei suoi compagni. Adam sapeva che sarebbe dovuto migliorare in molti aspetti, ma aveva deciso di scegliere la strada più semplice: se i compagni non avessero avuto la capacità di accettarlo, allora avrebbero avuto paura di lui. Per questo aveva iniziato a picchiare chiunque gli capitasse a tiro, rubava merende agli studenti più giovani, li torturava psicologicamente evidenziandone i difetti e infilava loro la testa nel secchio dell'immondizia fuori dalla scuola costringendoli a divorare torsoli di mela sbucciati da chissà chi, rimasugli di cibo per animali e una marea di altre cose. Tutto ciò, agli occhi degli studenti più giovani della Cove Bay High School appariva divertentissimo. E fra tutte le vittime Noah era diventato il suo bersaglio preferito. Probabilmente perché rappresentava tutto ciò che Adam non sarebbe mai potuto essere. Intelligente, spigliato, silenzioso, bravo a scuola, rapido nel comprendere le dinamiche delle varie materie. E se hai qualcosa di fronte che non comprendi a fondo, perché sforzarti? Basta colpirlo o denigrarlo fino a distruggerlo.

Il Segreto di Villa JushetTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang