Capitolo 23 | Una lettera per Phil

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La stanza di Gloria Jushet era vuota. Vuota come un guscio rotto. Come un nido abbandonato dal rapace alla ricerca di cibo per i piccoli. Il letto era sfatto, con il copriletto scostato e gettato ai piedi del materasso, il carrellino con su bottiglie, medicinali e altri effetti personali era scostato e alcuni oggetti erano caduti a terra. La finestra era aperta e un filo di vento mattutino gelido e inusuale per la stagione estiva filtrava nella stanza scompigliando la già folta e disordinata capigliatura di Phil e le dense e brillanti ciocche bionde di Margareth. Nel corridoio che portava alla stanza, quello del terzo piano, una serie di transenne in acciaio delimitavano due aree della zona: la prima, quella della reception, recava una sedia da ufficio vuota con una macchia di sangue proprio al centro del poggiatesta. Qualcuno era stato sparato mentre era accomodato al proprio posto di lavoro. Forse aveva opposto resistenza e il killer aveva deciso di agire. La seconda zona delimitata dalle transenne era quella vicino al bagno del personale. Anche lì, a terra, incastrato fra le mattonelle larghe e spesse che componevano la pavimentazione, c'era sangue essiccato. E anche lì, probabilmente, il killer aveva agito. C'erano altre tre zone delimitate da transenne e sporcate dal sangue in tutto l'ospedale: la prima era all'esterno, sul piccolo piazzale su cui di solito negli orari notturni sostava una guardia di sicurezza; la seconda all'ingresso, di fianco alla reception e la terza nell'ascensore, con tanto di schizzi ematici disposti sullo specchio alle spalle dei passeggeri.

Alle nove del mattino, orario della riunione per tutti, Noah Powerick e i suoi genitori arrivarono nell'ufficio di Archie Groomberg. L'ufficio, popolato anche dal commissario di Cove Bay e dall'insieme dei protagonisti di quella vicenda, era diventato il vero e proprio quartier generale in cui fare il punto della situazione. A prendere la parola fu proprio il commissario Arthur Louis Wallen. Wallen sospirò lasciando che i baffoni grigiastri fossero smossi dal respiro e sembrassero animati da vita propria, poi si schiarì la voce con un colpo di tosse e iniziò a raccontare ciò che sapeva.

«Facciamo il punto della situazione: stanotte, nel policlinico, un misterioso figuro si è introdotto in modo illecito entrando dall'ingresso principale. Il killer era dotato di una pistola con silenziatore e ciò gli è servito per essere quasi del tutto indisturbato e fare meno rumore possibile. L'omicida ha dapprima ucciso la guardia che si trovava all'esterno dell'ospedale, poi ha giustiziato la donna alla reception all'ingresso che probabilmente aveva assistito alla scena tramite le porte trasparenti a scorrimento dell'ospedale. In seguito si è recato nell'ascensore e anche lì ha fatto partire un colpo. La vittima del terzo omicidio è un infermiere che svolgeva il turno di notte, capitato per caso nell'ascensore con il killer. Infine il killer ha raggiunto il terzo piano, ha sparato al ragazzo della reception del piano dritto in testa e poi ha raggiunto la stanza di Gloria Jushet. La stanza si trovava però proprio dinanzi al bagno del personale e da lì deve essere uscita la quinta vittima, una infermiera di origini vietnamite di nome Happra in servizio al policlinico da qualche tempo. Purtroppo il killer non l'ha risparmiata e ha ucciso anche lei. Dopodiché è entrato nella stanza ed ha prelevato Gloria Jushet. Non ci sono segni di violenza o di lotta nella stanza, sembra più la scena di una fuga consenziente. Abbiamo provato ad ipotizzare che si trattasse di Karenina Jushet che cercasse di riportare a casa sua madre, ma la signora Gloria non ricordava nulla del suo passato e di certo avrebbe attirato l'attenzione di qualcuno con delle grida se avesse assistito a tutto quello che è accaduto da parte di colei che considerava una sconosciuta. Non avrebbe certamente seguito Karenina senza fare rumore. Di conseguenza pensiamo che l'omicida sia uno sciacallo che, venuto a conoscenza dei fatti di cronaca che sono stati pubblicati nelle ultime ore, ha pensato bene di rapire Gloria e chiedere un riscatto alla polizia per liberarla. In fondo la signora Jushet rappresenta una delle personalità più enigmatiche di tutta Cove Bay e a lei sono legati segreti cittadini di grande importanza. Inoltre...».

«Inoltre» riattaccò Margareth alzandosi in piedi con un ghigno sul volto «i suoi uomini non si sono nemmeno premurati di controllare con accuratezza la scena del crimine, tant'è che prima che arrivaste, proprio sotto al letto, ho trovato questa» ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un foglio spiegazzato e rovinato.

Il commissario Wallen sbraitò. «E come ti sei permessa di curiosare nella scena nel crimine senza autorizzazione?».

«Volevo solo aiutare le indagini. E poi sentirla parlare di ipotesi senza nesso logico è stato divertente. Però, vede, questo dimostra ancora la sua superficialità come membro della polizia locale. Era talmente indaffarato che non ha neanche preso in considerazione l'idea di attuare subito una perquisizione accurata. Così ho curiosato in giro mentre nessuno guardava e ho trovato questa. Sembrerebbe una lettera e su una delle facciate del foglio ripiegato c'è il nome di Phil».

«Grande Margareth!» urlò Noah facendo versi da tifo da stadio.

I suoi genitori gli lanciarono un'occhiataccia per farlo smettere dall'alto del loro accurato bigottismo, ma il sorriso che gli rifilò Margareth lo fece tornare a sorridere.

Phil afferrò la lettera e iniziò a leggerla. Dietro di lui si posizionarono tutti gli altri, curiosi di ciò che contenesse quel pezzo di carta rovinato dalla polvere.

La calligrafia, striata e leggermente imprecisa, era però leggibile.

Per il dottor Phil Burch

Caro Phil,

ora posso confessarlo: ti ho mentito. Quando sei arrivato nella mia stanza dopo la mia operazione ti ho riconosciuto, ma ho preferito fingere di non averti mai visto. Confesso che vederti confuso è stato divertente, ma quella recita era necessaria per raggiungere i miei scopi. Quando quell'uomo ha sparato ad Oleg dinanzi ai miei occhi, la mia anima è scomparsa per sempre intrappolandosi proprio in quel punto, accanto al corpo di mio figlio. La mia vita non è stata semplice e ho fatto del male a chi non aveva nessuna colpa, ma l'amore che provavo per Oleg non è in discussione.

Ho sempre fatto di tutto per proteggerlo dal mondo cattivo in cui viviamo e, in fondo, se ci pensi, avevo ragione. Riflettici: Villa Jushet si è aperta per qualche giorno a degli sconosciuti e guarda cosa è capitato. Mio figlio è stato ucciso come un cane dopo che tu gli avevi salvato la vita. E di questo, Phil, ti ringrazio. Sei un brillante medico e una persona con un carattere duro. Ma sei nobile d'animo e la tua volontà di salvare anche la mia vita lo ha dimostrato. Avresti potuto lasciarmi lì, a terra, e invece mi hai soccorso. Non lo dimenticherò mai.

Ma Phil, e questo credo sia chiaro, io non sono fatta per il mondo normale, perché non sono una persona normale e non voglio esserlo. Questa lettera è scritta precedentemente a tutto ciò a cui assisterete. Io e Karenina abbiamo formulato anni fa un piano preciso nel caso in cui una di noi due fosse finita fuori dalla villa. Karenina mi recupererà questa notte, come da accordi, e sono sicura che riuscirà nel suo intento. Ho chiesto carta e penna ad un'infermiera solo per scriverti queste poche righe e per salutarti.

Non posso più tornare a Villa Jushet, perché non la considero più casa mia.

Non c'è più Oleg e sapere che fra quelle mura l'ho visto stramazzare al suolo come un burattino a cui hanno tagliato i fili mi riempie di angoscia. So che capirai, in fondo. Ma non sono disponibile a scontare le mie colpe, non voglio passare il resto della mia vita in una cella mentre psicologi e agenti di polizia mi rivolgono delle domande. Non voglio ricordare il passato, non voglio farlo più. Per questo ho deciso di lasciare la città con Karenina. Quando troverete questa lettera credo saranno passate parecchie ore dalla nostra fuga. Attraverseremo il paese fermandoci in qualche piccolo posto discreto, assaporando ciò che la vita ha da offrirci. E cercando di immaginare, nelle nostre menti, come sarebbe stato avere Oleg ancora al nostro fianco.

Ti auguro ogni bene,

la tua sempre riconoscente Gloria Jushet


Il Segreto di Villa JushetWhere stories live. Discover now