Capitolo 14 | Corsa

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Phil entrò in una stanza enorme, ma quasi completamente vuota. Fu fatto camminare da Gloria e Karenina per tutta la villa per quasi venti minuti, fin quando non si trovarono dinanzi ad una grossa porta verde. Gloria aveva estratto un mazzo di chiavi arrugginito e fatto girare una delle tante nella toppa, per poi spalancargli dinanzi la stanza.

«Lenin, mio marito, la usava come ufficio» disse Gloria. «In questi anni è l'unica stanza rimasta sempre pulita dell'intera villa».

E aveva ragione. A terra c'era un elegante parquet perfettamente lucidato, le finestre presenti nella stanza erano luccicanti e un po' di luce del mattino filtrava attraverso i vetri. Il lampadario di cristallo che sostava al centro del soffitto scintillava, i muri erano bianchissimi e intonsi e al centro dello studio, proprio dinanzi ad una scrivania in quercia, c'era una barella collegata ad alcune apparecchiature mediche di base, come un monitor per controllare le condizioni del paziente nel corso dell'operazione.

«Dove avete reclutato l'attrezzatura?» domandò Phil.

«Non deve interessarti» rispose Gloria. «Lo operi o no?».

«Certo, portatelo qui».

Karenina non sembrava possedere tutta quella forza nelle braccia, ma era pur sempre vero che il fisico di Oleg doveva aver subito un eccessivo dimagrimento per via non solo delle condizioni in cui si trovava – rinchiuso in una cella da una vita, in scarse condizioni fisiche e sottoposto ad una pressione psicologica continua – ma anche in relazione ad un discorso inerente alle proprie condizioni di carattere psicologico. Quando Oleg arrivò il suo volto nerboruto esanime disposto sulla barella di fortuna attrezzata da Karenina colpì Phil. Aveva visto centinaia di volti come quelli quando aveva, anni prima, prestato servizio presso un ospedale psichiatrico fuori città. In quell'esperienza Phil aveva capito, come se ne avesse davvero bisogno, che l'equilibrio mentale, pur essendo invisibile, è del tutto importante quanto quello fisico. Non avrai mai un cittadino completamente sano: c'è una parte di follia in tutti noi, ma nei più sensibili quella parte di follia viene utilizzata come uno scudo di protezione. A volte, pensava Phil, temeva di impazzire lui stesso. Cosa sarebbe accaduto se il suo cervello avesse rigettato tutto quanto gli era accaduto nella propria vita? Cosa sarebbe accaduto se gli scudi si fossero alzati fino a raggiungere vette inesplorate? La follia, cioè lo scudo, avrebbe rappresentato il confine labile e impercettibile fra l'essere davvero razionali e il non esserlo per niente. E non è forse vero che chi non pensa è più felice di chi lo fa?

Phil iniziò subito l'operazione. Dietro di lui, curiose e al tempo stesso timorose, c'erano Karenina e Gloria. Phil si voltò e vide la prima donna che gli teneva puntato il fucile addosso.

«Non mi aiuti affatto, così» la rimproverò.

«Se fai scherzi verrai giustiziato» rispose lei. «Smetti di lamentarti e operalo».

«Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti. Quando opero in clinica ho sempre assistenti, ferristi e anestesisti. Qui sono da solo».

«Arrangiati e non rompere le palle. Operalo subito o ti sparo».

Phil assunse una smorfia contrariata. «Se dovessi sbagliare? Eh? Cosa succederebbe? Vieni a darmi una mano, anziché tenermi puntato un fucile contro. E piantatela di trattarmi come fossi un vostro schiavo, tanto dove potrei scappare? Conoscete a menadito la villa, se scappassi e mi nascondessi mi trovereste subito, dico bene?».

Gloria e Karenina si scambiarono un cenno di intesa. Poi quest'ultima raggiunse con circospezione la barella collegata alle misteriose apparecchiature che Phil sembrava esaminare con interesse e che monitoravano lo stato di salute del paziente già esanime. Karenina appoggiò il fucile ai piedi della barella, facendo sì che la canna rimanesse rialzata e che la possibilità di sparo fosse bloccata. Non voleva rischiare che un colpo potesse partire producendo paura nella stanza. L'operazione di suo fratello era la cosa più importante e non voleva mandarla a monte. Per quello non aveva ancora premuto il grilletto contro Phil e i suoi amici. Se lui non fosse stato un medico e se lei e Gloria non avessero avuto bisogno di lui, avrebbero già giustiziato lui, il ragazzino di nome Noah e quella sciacquetta dell'agente di polizia. Karenina indossò con cura la mascherina chirurgica, la cuffia da operazione e poi andò a sciacquarsi accuratamente le mani all'unico lavabo presente nella stanza, come le aveva richiesto Phil e come lui stesso aveva fatto qualche minuto prima.

Il Segreto di Villa JushetWhere stories live. Discover now